Roma, bocciata la difesa a tre. Higuain, 5 tiri e un assist per prendersi il Milan
Un tempo per azzardare un esperimento fallito. Un tempo per ritrovare una logica, il filo di un discorso sospeso. Di Francesco prova la difesa a tre in avvio, ma la Roma subisce un Milan avvolgente e decisamente efficace sull'asse Kessie-Suso. Il passaggio al 4-2-3-1 migliora l'equilibrio dei giallorossi ma Higuain non è più un uomo solo nei dintorni dell'area. L'argentino è il più lucido dei suoi e vede lo spazio per il taglio di Cutrone, tenuto in gioco da De Rossi. Chiude con cinque tiri, 34 passaggi e l'assist per il gol vittoria: il Milan da stasera è un po' più suo.
Roma, bocciata la difesa a tre
Di Francesco boccia dopo un tempo il 3-4-2-1 che ricorda l'assetto della storica rimonta contro il Barcellona, pensato per mettere Pastore e Schick in una posizione più naturale. El Flaco, sostituito da un incursore come Cristante a poco più di 20′ dalla fine, gioca di fatto da trequartista, a pressare Biglia messo in difficoltà al San Paolo dal pressing costante di Zielinski nella sua zona, con Schick seconda punta a gravitare intorno a Dzeko.
Nella Roma, finora solo Fazio, Kolarov e De Rossi hanno coperto più di 10 chilometri di media a partita. Non stupisce che i giallorossi siano la squadra che ha corso meno a partita, anche per questo soffre in avvio le verticalizzazioni veloci del Milan dal lato di Kolarov.
L'impressione è di una squadra con troppi elementi incerti sulla posizione da tenere, in cui Schick e Pastore faticano a dettare la profondità. E poi, quando si abbassano insieme Kolarov e Karsdorp, la Roma resta in inferiorità numerica in mezzo. Molto più a suo agio l'olandese nel secondo tempo, dopo il passaggio alla linea a quattro.
Il cambio di modulo nella ripresa coinvolge di più Karsdorp, libero di esaltare corsa e qualità nel cross, disposto col passare dei minuti a supportare una manovra offensiva che ha bisogno di meno tocchi, di meno retropensieri per arrivare in porta. Una squadra logica che riduce i tempi di gioco ma ancora si sbilancia troppo. Il gol di Higuain, annullato dal VAR che da quest'anno non lascia spazi di interpretazione sul fuorigioco, esacerba le incertezze di una linea troppo alta con difensori non così rapidi se presi d'infilata in campo aperto e le incertezze di Olsen, ancora titubante nel venire avanti a chiudere lo specchio nell'uno contro uno, come emerso in tutte le prime giornate.
Dopo il pareggio, però, la Roma torna a rifugiarsi in un assetto basso e compatto, con Schick e El Shaarawy spesso unici ad accompagnare l'azione offensiva, nonostante un buon impatto in termini di dinamismo in mezzo di Cristante. Dietro, però, manca ancora un po' di personalità, quella convinzione che avrebbe permesso alla squadra di non spaccarsi in maniera sempre più vistosa negli ultimi venti minuti.
Milan, funziona il 4-3-3 fluido: bene Higuain
Il 4-3-3 del Milan, contro una formazione che si presenta a tre, ribalta con costanza l'azione dalla parte di Suso, aiutato dalle salite di Calabria e dal supporto di Kessie, il rossonero che a Napoli ha corso più di tutti. Può sfruttare i movimenti di Calhanoglu per occupare gli spazi di mezzo e i tagli a venire incontro di Higuain che galleggia sulla trequarti e chiama la sovrapposizione dei terzini.
Si vedono poco in avvio i cambi di gioco che potrebbero isolare i terzini giallorossi e incentivare la superiorità numerica. Il Milan, che è più manovriero, con 547 passaggi medi a partita (terzo dietro Napoli, unica sopra 600, e Juve) e l'87% di precisione, prende campo e spazi all'aumentare dei gradi di libertà di Calhanoglu anche se le combinazioni con Higuain, che in area porta dei tagli non sempre compresi dai compagni, non rientrano certo negli indizi di un'intesa vincente.
Higuain, in un secondo tempo che cambia fisionomia già dai primi minuti perché la Roma gioca più veloce e verticale, rivela la sua importanza strategica, se non ancora in fase di finalizzazione. Perché quando i ritmi salgono, avere un attaccante che sa far salire la squadra, che offre alternative e scarichi per la ricezione, che favorisce l'occupazione degli spazi e la gestione delle transizioni, aiuta e non poco. Castillejo entra negli ultimi dieci minuti per Calhanoglu ma non incide, contrariamente a Cutrone, illuminato da Higuain all'ultimo respiro.
Dzeko e Schick: l'intesa cresce nella ripresa
Dzeko e Schick, dall'altra parte, tengono bene la marcatura sui due centrali del Milan, ma quando è la Roma a far circolare palla non offrono smarcamenti e linee di passaggio libere per ribaltare il gioco in verticale. Schick è un po' più fermo al centro dell'attacco, ma con un Milan che arretra a portare praticamente tutta la squadra sotto la linea della palla, togliere un uomo vuo, dire rinunciare a un'opzione per aprire la difesa avversaria e tracciare quegli spazi che continuano a marcare. Di Francesco continua, per questo, a chiedere il cambio di gioco rapido, ma il possesso, che vorrebbe essere avvolgente, risulta orizzontale e sterile. Pastore non riesce a dettare il cambio di passo, sulle palle lunghe si trova a volte addirittura nella stessa zona di Schick.
Nella ripresa, il passaggio al 4-2-3-1 con l'uscita di Marcano porta Schick a occupare il ruolo di ala destra con facoltà di tagliare negli spazi di mezzo con l'ex El Shaarawy a sinistra. Il cambio di modulo avvicina Dzeko alla porta, incrementa il dinamismo dell'ex Samp e richiede a Nzonzi di coprire più campo per supportare le due fasi.
Kessie e Suso i due assi di Gattuso
Il Milan sulla destra viaggia con molta più naturalezza. Quando Kessie accelera, Nzonzi non tiene il ritmo e il mis-match facilita i movimenti di Suso, sempre pronto a ricevere e tirare da fuori, a scambiarsi di posizione con Calhanoglu bravo a partire da sinistra e tagliare verso il centro con e senza palla.
Non sorprende che siano loro a confezionare il vantaggio. La Roma si schiaccia ma non ottiene benefici, il turco si avvantaggia del diverso passo rispetto a Fazio, costretto ad essere il primo a uscire sull'esterno, e sul cross rasoterra Marcano si perde Kessie. Il gol, fin troppo facile, certifica la superiorità rossonera mentre Dzeko, non a torto, invoca un pressing più deciso.
Higuain spegne l'illusione giallorossa
Biglia, figura centrale nei due volti della trasferta di Napoli per la tenuta nei primi 50 minuti e per il peso dell'assenza del finale, da uomo tattico difende l'ordine rossonero nel secondo tempo. Un ruolo cruciale per una squadra chiamata a mantenere la superiorità di palleggio dopo il pareggio di Fazio. Il Milan, preoccupato dai sette giocatori giallorossi sopra il metro e 85 come emerge anche sul gol di Nzonzi, poi annullato via VAR per tocco di mano, entra nelle spaccature di una Roma in affanno nel finale.
Higuain si prende in mano la squadra con l'ultimo dei suoi 34 tocchi, la metà dei quali destinati agli ultimi trenta metri. Non sono i suoi cinque tiri, record di squadra condiviso con Suso, a far la differenza, ma l'intuizione che gli fa saltare la marcatura tardiva di Nzonzi e vedere il taglio di Cutrone alle spalle di De Rossi, che non fa il passo in avanti e lo tiene in gioco. Il suo quindicesimo passaggio in avanti diventa l'assist per l'uomo della partita, capace di tre tiri in dieci minuti. Il Milan vince con merito, la Roma è un cantiere con molti più dubbi che certezze.