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Road to Euro 2016: Turchia mina vagante del girone della Spagna

La Turchia di Fatih Terim ha nei singoli (Arda Turan su tutti) il vero punto di forza, ma anche la solidità di gruppo non è da sottovalutare. Attenzione ad Hakan Calhanoglu molto pericoloso anche sui calci piazzati. La nostra analisi.
A cura di Mirko Cafaro
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C'è ancora il cartello "lavori in corso" esposto davanti alla Turchia della vecchia conoscenza italiana, Fatih Terim. Nonostante alcuni equilibri ancora da affinare, però, la squadra ha già mostrato buona solidità anche nelle ultime amichevoli di marzo, vinte contro Svezia e Austria (identico il risultato, 2-1). Un motivo in più, che si aggiunge alle qualità indiscusse di alcune individualità, per considerarla la possibile mina vagante del girone D, in cui dovrà vedersela con la Spagna testa di serie, la Croazia che ha fatto parecchio tribolare l'Italia nel girone di qualificazione e la sempre complicata Repubblica Ceca.

MODULO E TATTICA – Terim sta cercando la migliore quadratura del cerchio lavorando soprattutto su due moduli molto offensivi: il 4-2-3-1 e il 4-3-2-1 che hanno in Mehmet Topal, Selcuk Inan e Arda Turan gli elementi chiave ed insostituibili. Al momento, però, occorre sistemare qualche dinamismo in mezzo al campo, dove la palla circola molto lentamente.

PUNTO DI FORZA – La forza e le qualità maggiori della rosa sono nei singoli: dalla stella del Barcellona Arda Turan, uno degli elementi più attesi della rassegna continentale, all'altro giocatore offensivo Hakan Calhanoglu molto pericoloso anche sui calci piazzati, sino a Yilmaz che ha trovato in Cenk Tosun del Besiktas una valida controfigura.

PUNTO DEBOLE – Al momento, come anticipato, occorre migliorare qualche passaggio a vuoto nella costruzione della manovra, oltre a dover sopperire alla mancanza di una vera prima punta di peso. Terim deve velocizzare il gioco per poter mettere i tanti trequartisti a disposizione nella condizione di vedere la porta da vicino. Anche sul piano difensivo qualcosa va migliorato, la squadra sinora è sempre stata costretta a segnare un gol più dell'avversario: una tattica che non sempre può portare benefici.

 
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