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Reina: “Sono felice di giocare nel Napoli. Vogliamo vincere un trofeo”

Il portiere spagnolo ha parlato anche del suo rapporto con la città partenopea: “Sto benissimo a Napoli, ho un rapporto meraviglioso con la città e i tifosi. Bisogna capire che a Napoli si mangia pane e calcio, per i tifosi napoletani il calcio è una necessità. E’ una religione”.
A cura di Alessio Morra
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Sarri ha ammaliato tutti a Napoli, dove Higuain è risorto, Insigne è diventato un giocatore di prima fascia e Allan ha fatto un enorme salto di qualità. Ma dietro alla crescita dei partenopei ci sono il carattere e il carisma di Pepe Reina, che dopo un anno al Bayern Monaco ha deciso di ritornare all’ombra del Vesuvio. Reina è stato intervistato dalla televisione ufficiale della Serie A e senza nascondersi ha dichiarato che il Napoli vuole vincere un trofeo in questa stagione: "L'unica cosa che possiamo promettere ai tifosi è il lavoro. Tanto lavoro, sacrificio, sforzo e sudare la maglia. Abbiamo un unico pensiero: continuare a crescere e a fare bene in campionato, Europa League e Coppa Italia. L'obiettivo è cercare di vincere qualcosa".

Dopo aver esaltato il gruppo dei partenopei: "Siamo un gruppo umile, disposto al sacrificio e a imparare e migliorare in ogni momento della stagione”, il portiere spagnolo ha parlato del meraviglioso rapporto che ha con la città di Napoli: "Qui avverto tantissima fiducia e altrettanto affetto nei miei confronti: ho un rapporto meraviglioso con la città e i tifosi. E poi ho tanti amici: siamo tornati per questo. Il campo e l'adrenalina delle partite mi mancavano troppo: in azzurro ho l'opportunità di ritrovarle. Bisogna capire che a Napoli si mangia pane e calcio, per i tifosi napoletani il calcio è una necessità. E' una religione. La responsabilità di rappresentare una città così è un qualcosa di importante: essere uno dei giocatori di questa squadra, di questa società, mi rende felice".

Reina ha parlato del suo passato e ha raccontato perché è diventato un portiere: "Da ragazzino ero un pessimo giocatore, ma quando sono stato retrocesso in porta non è andata male. Il portiere è l'unico a poter toccare la palla con le mani, e già questo ti rende diverso: è un ruolo di grandissima responsabilità, e in una piazza come Napoli lo è ancor di più".

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