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Real Madrid e Sampdoria, le due epoche d’oro di Vujadin Boskov

Una Liga e due Coppe di Spagna sulla panchina del Real Madrid. Un tricolore, due Coppe Italia, una SuperCoppa Italiana e una Coppa delle Coppe alla guida della Sampdoria con la finale di Wembley nel ’92 rimasta nella storia blucerchiata.
A cura di Alessio Pediglieri
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Vujadin Boskov

Il suo nome rimarrà per sempre collegato ai colori blucerchiati, che aveva conosciuto da calciatore nel lontano 1961-1962, per poi reincontrare nella sua carriera di allenatore, diventando quello che tutti ricordano come il mister dello Scudetto 1990-91. Un tricolore, due Coppe Italia, una SuperCoppa Italiana e una Coppa delle Coppe sono finite nel suo palmarès blucerchiato, per un totale di dodici finali disputate alla guida della squadra ligure da parte del compianto Vujadin Boskov. Un autentico periodo d'oro, irripetibile e ineguagliabile sotto la Lanterna doriana dove si fece conoscere all'Italia intera non solo per le sue indiscusse doti di tecnico ma anche e soprattutto di uomo, divenendo in poco tempo uno dei personaggi più amati dall'intero mondo del calcio, al di là di colori e tifo.

La sfida Real – Dal 1979 al 1982 Boskov arrivò sulla panchina del grande Real Madrid. Dopo 17 anni trascorsi in giro per le panchine di mezza Europa a fare esperienza (tra cui Jugoslavia, Feyenoord e Real Saragozza) è la Casa Blanca la prima grande opportunità per farsi conoscere al mondo del pallone e viene sfruttata al meglio. Dopo aver conquistato il titolo in Liga, il Real di Boskov inizia nel 1981 la gran cavalcata verso la Coppa dei Campioni. Ai 16mi di finale rifila ben 7 reti in totale ai malcapitati irlandesi del Limerick (1-2 e 1-5 nei due incontri) e agli ottavi  segna altri 3 gol (senza subirne alcuno) nella doppia sfida contro gli ungheresi dell'Honved. Il Real è la squadra da battere e lo conferma ai quarti: 0-0 e 2-0 allo Spartak Mosca e semifinale in pugno dove incontra l'Inter. Boskov riesce a vincere al Bernabeu 2-0 contro i nerazzurri.

La vittoria sull'Inter di Bersellini – Al Bernabeu, senza Beccalossi, il tecnico dell'Inter Eugenio Bersellini impostò una partita di contenimento, con la marcatura di Santillana – l'uomo più pericoloso dei Blancos – affidata a Mozzini che restò in difficoltà per tutto l'incontro. L'Inter però sprecò tre chiare possibilità in contropiede e solo un'incertezza di Bordon permise proprio a Santillana di portare in vantaggio le "merengues". Il raddoppio arrivò in apertura di ripresa con Juanito. 2-0 e return-match a San Siro dove la stella austriaca di Hernest Prohaska brillò subito: due minuti e palo centrato in pieno con un gran colpo di testa. L'Inter attaccò per quasi tutta la partita ma il Real era ben disposto in campo e grazie grande partita del giovane Bergomi, 17 anni, gli spagnoli restarono sterili in attacco. Il gol di Bini in azione personale riaccese le speranze all'inizio del secondo tempo ma non bastò: Boskov riuscì a gestire la gara fino alla fine mantenendo il vantaggio conquistato all'andata.

La finale col Liverpool – Si gioca al Parco dei Principi e la partita è dominata dalla paura di perdere di entrambe le squadre. Così il gioco e lo spettacolo non decollano: a centrocampo gli inglesi però hanno una marcia in più grazie a Graeme Souness in grande forma e al giovane Sammy Lee che vincono il confronto personale con Stielike e Juanito. Il risultato non si sblocca ebisogna aspettare fino all'82' per vedere il gol-partita. A farlo è Alan Kennedy terzino sinistro del Liverpool, con una veemente percussione da sinistra approfittando di uno svarione di Cortes: tiro da posizione angolata che si infila alle spalle del portiere madridista Augustin. Il Real di Boskov resta di sale e non trova più le forze per reagire con il Liverpool che diventa di nuovo campione d'Europa con Bob Paisley il primo allenatore ad aver vinto tre Coppe dei Campioni.

Il ritorno a Genova e la beffa col Barcellona – Nel 1986 Boskov diventa allenatore della Sampdoria, dopo un anno di apprendistato nel nostro calcio ad Ascoli, e resterà fino al 1992 aprendo un ciclo indimenticabile sotto la Lanterna. L'epopea blucerchiata inizia nella stagione 1987-1988 quando raggiunse per la terza volta nella sua storia la finale di Coppa Italia 1987-1988, vincendola, sconfiggendo il Torino in finale. Trampolino di lancio per l'Europa dove la Samp ci arrivò attraverso la Coppa delle Coppe dopo aver perso la Supercoppa Italiana nel 1988 contro il Milan campione d'Italia. In questa competizione la Samp conquistò la sua prima finale europea, giocando contro il Barcellona a Berna. Anche in questo caso però l'esito fu negativo: gli spagnoli si imposero per 2-0 con reti di Julio Salinas e di Luis María López Rekarte.

Il riscatto con l'Anderlecht e il 1° trofeo – L'anno seguente, la Sampdoria si qualificò ancora in finale nella Coppa delle Coppe 1989-1990, questa volta vincendola dopo aver sconfitto i belgi dell'Anderlecht il 9 maggio del 1990 a Goteborg. Risultato rotondo, 2-0, grazie a due reti realizzate da Gianluca Vialli che arrivarono solamente nei tempi supplementari. Fu il suo primo trofeo europeo blucerchiato e Boskov entrò nella storia della società.

Lo scudetto e la Coppa dei Campioni – L'anno dopo la Sampdoria vinse lo scudetto nel Campionato 1990-1991, il primo della sua storia. Ancora con lavittoria che vale 2 punti, i doriani raggiunsero quota 51 con un distacco di +5 sulle due squadre milanesi. Un anno d'oro che le permise anche di raggiungere nuovamente la finale della Coppa Italia 1990-1991 e di vincere la Supercoppa italiana, 1-0, nella partita singola disputata a Genova con rete di Roberto Mancini. E a cavallo di quei successi italiani, alla prima apparizione assoluta in Coppa dei Campioni, nel 1991-1992 arrivò anche la finale dove ritrovò il Barcellona che aveva già sconfitto i blucerchiati in Coppa delle Coppe.

L'amara beffa di Wembley – I doriani sono protagonisti della competizione: vincono uno dei due gironi validi per i quarti di finale contro il Crvena Zvezda, l'Anderlecht e il Panathinaikos. La perla arriva nella sfida contro i detentori del titolo, la Stella Rossa che, costretta a giocare lontana dallo stadio amico a casa della guerra civile, viene sconfitta "in casa" per 3-1 dagli uomini di Vujadin Boskov a Sofia. In finale a Wembley il 20 maggio 1992 va di scena la storia per la Samp. I blucerchiati annoverano una squadra sublime con Pagliuca in porta,  Mannini, Lanna, Vierchowod, Katanec in difesa, Lombardo, Pari, Cerezo, Ivano Bonetti a centrocampo e Vialli-Mancini tandem d'attacco. Di fronte però c'è il Barcellona di Cruijff con i vari Zubizarreta, Koeman, Nando,  Guardiola, Laudrup, Salinas e Stoichkov. Sarà il centrocampista olandese Koeman a risolvere la gara ai tempi supplementari: su una punizione a favore degli spagnoli siglò il decisivo 1-0 al 112′ di fronte all'immenso muro doriano – 30 mila tifosi – che assiepava le tribune di Wembley.

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