Razzismo, Gattuso fuori dal coro: “Gli ululati a San Siro? Gravi ma non è razzismo”
Gattuso non segue le mode, non lo ha mai fatto, nemmeno quando era in campo. Ha sempre giocato per gli altri, è vero. Restando se stesso, sempre. Così, anche adesso da allenatore ‘Ringhio' mostra carattere e autodisciplina, al di là dei venti del momento. Come quelli che spirano irrequieti sul tema più scottante del calcio italiano: il razzismo.
C'è tanta voglia di punire, di ripulire, di debellare una delle piaghe più brutte e fastidiose. Ad oggi tante parole, alcuni provvedimenti, pochi fatti. E moltissime opinioni, spesso, uguali che si ripercuotono attorno al mondo del pallone in un unisono che dovrebbe creparne le fondamenta per costruirne altre più possenti ma che rischiano di creare l'effetto opposto: l'assuefazione alla lamentela.
Il razzismo di pochi
Così come in campo alla classe degli altri contrapponeva grinta fisico e vigoria, anche seduto davanti ad un microfono per la conferenza pre partita, Gattuso non si omologa alle masse: "Ciò che è accaduto è da condannare ma l'Italia non è un paese razzista. Voglio precisare che non è stato tutto lo stadio a fare quei cori (verso Koulibaly, durante Inter-Napoli, ndr). Questi episodi purtroppo non si vedono solo da noi, inutile darsi le martellate sui piedi perché succede anche nei paesi considerati civilissimi".
Fermare le partite
Un pensiero che si discosta da quello quasi unanime dei colleghi, a partire da Carlo Ancelotti per arrivare a Mazzarri, Spalletti, Di Francesco. "Anch'io sarei disposto a fermare la partita" ha aggiunto Gattuso che non disdegna la tolleranza zero quando può servire a cambiare un sistema sbagliato. Poi, però c'è anche lo sport, da tutelare e difendere, come il suo Milan che sabato sera si giocherà parte del futuro in 90 minuti.
La Spal e la panchina a rischio
Contro la Spal i rossoneri dovranno giocarsi il classico match point: è l'ultima gara del girone d'andata, poi c'è un po' di riposo prima di ripartire con la seconda fase. In questa, il Milan ha deluso e non ci saranno appelli: San Siro vorrà assistere ad una vittoria, senza appelli. Il rischio è la panchina: "Sono a mio agio, sono abituato ad essere messo in discussione. C'è grandissima voglia da parte mia e ho il gruppo in mano"