Rapporto UEFA: in Germania il calcio più sano d’Europa. L’Italia? Ultima
Fatturare tanto e bene è sempre un segnale positivo per la società che lo fa e per l'intero bussiness correlato.
Ma se questa virtù imprenditoriale non viene appoggiata e suffragata da una struttura radicata nel tempo e nello spazio, resta una goccia in un mare troppo vasto per poter portare benefici effettivi. E anche nel calcio, la regola va rispettata altrimenti ci si trova di fronte ai paradossi che stanno sorgendo in Spagna, nella Liga, con due societá (indovinate un po', Real Madrid primo in Liga e Barcellona!) che addirittura aumentano il proprio fatturato rispetto alla passata stagione, mentre dietro loro cresce un vuoto assordante con tutti gli altri club che navigano tra debiti e vendite ad imprenditori esteri.È uno dei dati che sono emersi dall'ultimo rapporto sui fatturati dei più importanti club calcistici della vecchia Europa nel biennio 2010-2011 redatto dall'UEFA.
Così appare evidente come la Casa Blanca e il Barça stiano vivendo una seconda giovinezza economica oltre ad un costante successo sportivo (non a caso gli azulgrana di Guardiola sono Campioni del Mondo per club e campioni in carica in Champions League), eppure si è lontani da parale di un fattore estremamente sportivo per il pallone iberico.
I dati del rapporto UEFA sono chiari: il Real è passato dai 438,6 milioni di euro del 2009-2010 ai 479,5 del 2011-2012. Stesso discorso per il Barcellona saldamente al secondo posto, con un salto da 398,1 a 450,7 milioni.
Poi, il vuoto. La prima spagnola si trova al 19o posto con ‘soli' 166,8 milioni (erano 99,3 l'anno prima), ma non solo. Che i risultati di Real e Barcellona siano ‘drogati‘ rispetto al reale stato del calcio iberico è confermato dal fatturato medio dei club della Liga che si attesta a 82 milioni di euro ben dietro alla Germania (91 milioni) ma soprattutto all'Inghilterra (134 milioni) e con una sola manciata di soldi in più rispetto all'Italia (79 milioni di fatturato medio).Un vuoto impressionante dove altrove vige maggior equilibrio.
Nella virtuosa Premier League i club migliori per fatturato sono addirittura 6 nei primi 20 posti, in Germania 4, in Francia (la più debole alla voce fatturato) sono in due.
E in Italia? Il nostro bistrattato campionato può vantare 5 squadre nelle prime venti capitanate dal Milan, settimo, davanti a Inter, Juve, Roma e Napoli. Se però le milanesi con i binaconeri hanno ceduto il passo (Milan passando da 244 milioni a 235,1 e Inter da 224,8 a 211,4, Juventus da 205 a 153,9) le ottime notizie arrivano dalla Roma (cresciuta da 122,7 milioni a 143,5) e soprattutto dal Napoli autentica new entry al ventesimo posto (salendo da 91,6 milioni a 114,9).
È evidente il maggior equilibrio, mentre in Spagna, passata la ‘bolla' delle due megapotenze si andrà dritti verso una recessione difficile da invertire nell'immediato.Ma il benessere di un campionato e, di conseguenza, di un movimento calcistico nazionale non si misura solamente in fatturati: entrano in gioco anche altre voci, come la media spettatori a partita, la spesa per gli stipendi dei giocatori e la stessa ripartizione delfatturato stesso. E qui si scopre che l'Italia non sia poi un Paese calcistico altrettanto equilibrato. Anzi.
In Germania, c'è il movimento calcistico più sano del Vecchio Continente: la Bundesliga vanta il primato di spettatori in media presenti ad un incontro, 42.665 con un trend in forte crescita grazie agli avveniristici impianti costruiti sulla scia di Germania 2006 mentre è addirittura al di sotto della media europea (64%) per la spesa degli ingaggi ai giocatori in rapporto alle entrate: 51%. questo dato è forse il più significativo: solo poco più della metà degli utili per club va sprecato per pagare gli stipendi laddove altri Paesi europei vanno addirittura in passivo (Croazia col 119% e Serbia con il 112%).
Dietro ai tedeschi, la solita Inghilerra con una media spettatori di 35.294 e una percentuale spesa per gli stiendi del 63%. Poi la Spagna con una buona media spettatori in Liga (28.221) e una più che soddisfacente percentuale soesa per gli ingaggi (59%). Ed ecco l'Italia e la sua Serie A con una spesa per gli stipendi che prosciuga le entrate (74%) e un appeal di spettatori fortemente ridimensionato da impianti sfatiscenti (24.306).
Un allarme che qualcosa deve essere subito cambiato arriva anche dai dati della ripartizione dello stesso fatturato all'interno della gestione dei club.
La media europea parla di un 35% di utili provenienti dai diritti tv (in Italia siamo attorno al 75%!!), il 20% arriva dal marketing (l'Italia? …al 10%) e per la proprietà degli stadi, in Europa poco più della metà appartiene al Comune (55%) mentre al 19% sale la media dei club proprietari del proprio impianto.
In Italia? Nessun stadio di proprietà tranne lo Juventus Sadium all'esordio lo scorso agosto, unico impianto a portare introiti ad un club sul modello dei più importanti stadi europei.
Per tutti gli altri, notte fonda.
In attesa di una legge che imponga al calcio italiano di essere al passo con i tempi. Anche quelli invernali…