Quelli che… Enzo Jannacci tifava Milan (VIDEO)

Quelli che… Beppe Viola ed Enzo Jannacci, nati nello stesso cortile fra via Lomellina e piazza Adigrat, a Milano, che non è (solo) quella da bere. Il giornalista sceneggiatore, compositore di testi e il chirurgo che usava il plettro, sfiorava i tasti del piano come un bisturi. Quelli che… ‘la squadra si fa nello spogliatoio'. Quelli che… ‘se hai il presidente che compra tutto, il mister in panchina, un centravanti che si fionda nell'area e poi c'hai un pirla in porta… va be'…'. Quelli che…, adesso che non c'è più anche Jannacci, insieme saranno a scrivere testi chissà dove e hanno lasciato in dote un corredo accessorio di passione sportiva e impegno sociale, coniugate in parole e cantate in versi. Quelli che… il pallone è una cosa seria e, anche se ‘Ronaldo sembra un tedesco pelato con l'orecchino', ‘sto Milan e ‘sto Rivera che ormai non segna più possono coesistere con ‘Vincenzina e la fabbrica'. Anni diversi, anni di piombo, che ti fischia in testa e nei polmoni. Anni fa, come fosse oggi, e sopravvivono nel tempo. E credi che ‘Baresi s'è operato da solo'. E sarà ancora bello ‘quando t'innamori, quando vince il Milan, quando guardi fuori'. E al Diavolo mandi ogni cosa, pure l'inno scritto per i rossoneri nel 1984, col Barone in panchina e Virdis in avanti. Prima dei tulipani infilati negli schemi di Sacchi. Prima dei tacchi, tacchetti e mezze tacche. Quelli che… ‘se me lo dicevi prima' è un buon motivo per cantarne quattro dopo a quelli che… ‘quando perde l'Inter dicono che in fondo è una partita di calcio e poi vanno a casa e picchiano i figli (quattro, due meridionali)'. Quelli che… ‘vanno a letto solo quando c'è scritto fine delle trasmissioni' e poi ci lasciano un sogno da raccontare.