Quando la “Real Cavese” sbancò San Siro
“Qualcuno oggi mi ha detto che la Cavese sembrava il Real Madrid”. La sintesi di Gianni Vasino per Novantesimo minuto basta a spiegare perché il 7 novembre 1982 non è una data come le altre. Doveva ammazzare il campionato il Milan di Castagner, al suo secondo anno di serie B. L'inizio è incoraggiante: due pareggi e cinque successi di fila nelle prime sette giornate, poi lo 0-0 di Varese. Sette giorni dopo a San Siro arriva la piccola Cavese, che nelle prime giornate ha perso solo a Bergamo.
Entusiasmo – “Il mattino della partita ci svegliammo e ne trovammo qualcuno in albergo: erano venuti a salutarci e farci il loro in bocca al lupo” racconta il bomber Costante Tivelli. “Ci credevano in tanti, l’entusiasmo era grande: quell’anno la Cavese era partita bene in campionato. Ricordo bene il nostro presidente Violante prima della partita: scese negli spogliatoi e ci promise un premio partita triplicato se ci fosse riuscita l’impresa”. La Scala del calcio può intimidire le squadre di provincia. “Eravamo abituati a giocare in casa davanti a 10 mila persone. Lì ce ne trovammo 50 mila” ricorda ancora Tivelli. “Oltretutto affrontavamo una squadra di blasone, e comunque molto forte”: una squadra che schierava Baresi, al primo anno da capitano, Tassotti, Evani, Serena, Damiani. “Tantissimi tifosi ci seguirono anche a San Siro” ha raccontato l'allora tecnico Santin, “e si diceva che quando giocava la Cavese a quel tempo le strade erano deserte. Quella squadra era completa, perché aveva velocità, tecnica e forza fisica. Tutti i giocatori erano funzionali al progetto tecnico”.
Vantaggio Milan – In una giornata uggiosa, Santin sistema Guida su Jordan, Gregorio sulla destra a contrastare Evani e Pidone contro Serena. A centrocampo mescola l'eleganza di Pavone, il dinamismo di Guerini e Cupini, la classe di Battistini. Al 22′ però il Milan passa. Pasinato crossa dalla destra per il colpo di testa di Verza; la difesa respinge, Verza prova il tap-in sulla ribattuta e il pallone finisce verso Joe Jordan, “the Shark”, lo Squalo. Lo scozzese gira ancora di testa, Piangerelli in rovesciata sulla linea allontana. Per il guardalinee però è oltre la riga bianca e nel dubbio l'arbitro Falzier convalida. Sembra l'inizio di un pomeriggio amaro per la piccola Cavese. A San Siro, in fondo, il Milan ha già segnato 5 gol al Bologna, e ne farà altrettante alla Lazio, 4 al Monza e al Lecce.
Tivelli e la magia di San Siro – Ma passano 4′ e Baresi libera male di tacco. Pavone recupera e smista a sinistra per Tivelli. Costante di nome e di fatto, squaderna un sinistro letale dai 22 metri: 1-1. Tivelli, napoletano nato a Corbola, provincia di Rovigo, figlio di panettieri, ha sempre segnato tantIo. Il primo cartellino glielo offri l'Adriese, campionato dilettanti: 25 presenze, 8 gol il primo anno e alla quarta stagione il titolo di capocannoniere in serie D. A Reggio Calabria, l'anno dopo, in C, 17 gol in 33 partite, e una rovesciata che per molti rimane tra i gol più belli nella storia della Reggina. Lo compra il Bari per 220 milioni, ma segna solo 6 volte. Riscopre la magia a Salerno, e i tifosi gli dedicano un fan club. Esplode a Foggia. E proprio in rossonero segna a San Siro la prima volta, nel 1980, nel giorno del terremoto dell'Irpinia. Prima di passare a Cava, gioca un anno a Ferrara, alla Spal. Qui si diffonde la sua fama di latin lover, che ha sempre smentito, e una rima destinata a fare epoca: "Tivelli Costante dallo scatto bruciante, dribbling ubriacante, ma soprattutto dal gol determinante".
Tensione – A Cava capiscono subito che quelle non sono soltanto parole e finisce anche a far da santino sotto la neve finta nelle campane di vetro. “Prima della partita” ha raccontato, “telefonai a mio padre come facevo sempre. Mi disse: ‘Io lì ho visto Italia-Brasile e abbiamo vinto noi. Ora devi vincere anche tu'”. Nel primo tempo il Milan non costruisce altre palle gol limpide. La Cavese tiene ma perde Verga, infortunato e sostituito da Romano. All'intervallo è 1-1. “La tensione in spogliatoio era altissima” ha ricordato Roberto Pidone, bandiera di quella Cavese, che nel 1984 passerà al Catania, ultima squadra siciliana a disputare la serie A prima del Palermo di Zamparini.
Di Michele, il sogno si avvera – Al 55’ la svolta. Pavone riceve sulla destra e supera in velocità Baresi. Il suo cross dal fondo è perfetto per la testa di Bartolomeo Di Michele. Tassotti è in ritardo nello stacco e la Cavese completa il miracolo a Milano. “Non pensai più di tanto al risultato clamoroso” spiega.“È stato un gol che ci permise di vincere la partita. Una rete che dedicai a tutti quanti anche se quando arrivai a Cava nacque la mia prima figlia”. Castagner vede nero e ingolfa l'attacco con Incocciati ma la Cavese chiude senza mai trasformare la difesa in Fort Apache. “Noi giocammo la nostra partita come tutte le altre, non cambiammo il nostro stile di gioco per adattarlo a quello del Milan” analizza anni dopo Pidone, “abbiamo dato il 110% e forse proprio questo li prese di sorpresa”. A 10 minuti dalla fine Serena di petto appoggia per Battistini. Gli 8 mila tifosi metelliani, arrivati con aerei e treni speciali, trattengono il fiato, ma il sinistro scappa alto. Santin regala l'ovazione prima al baffuto Tivelli, poi al goleador Di Michele.
Prisco: una partita che fa bene – L'impresa è riuscita. Il sogno si realizza. “Devo bere assolutamente qualcosa, altrimenti non mi riprendo. Una grande Cavese, dite la verità”, è il commento del presidente Violante. Caustico Peppino Prisco, storico vicepresidente dell'Inter: "Vedere Milan-Cavese 1-2 del 1982 in televisione, con i cugini in B è una cosa che fa molto bene a chi è malato" dirà.
Col Palermo sfumò la A – Per il Milan è comunque solo un incidente di percorso, l'unica sconfitta interna della stagione, che non impedisce ai rossoneri di chiudere al primo posto. “A quei tempi la Cavese era un’ottima squadra per la Serie B” ricorda Di Michele. E con quella vittoria rimane nelle prime posizioni. Ma non basterà a uscire dalla prigionia del sogno e centrare il miracolo serie A. “Non vincemmo la partita in casa col Palermo, nella quale avevo segnato un gol validissimo che non mi venne concesso. Peccato, perché era difficile arrestarci: secondo me una squadra così forte, la Cavese non l’avrà più per tutta la storia”.