Quando Cristiano Ronaldo sfidava le auto per vedere chi era più veloce
Anno 2001, una vita fa. Allora quella di Cristiano Ronaldo era ancora materia grezza, il portoghese di Madeira nemmeno avrebbe immaginato che oggi sarebbe stato uno dei calciatori più forti, pagati e cercati al mondo. Però la determinazione non gli è mai mancata. "Ripeteva di voler essere il migliore al mondo", ha raccontato al quotidiano sportivo spagnolo ‘Marca', Jaime Cravo, il primo giornalista ad aver incontrato e intervistato quel ragazzo che vedeva il Real Madrid in tv e diceva che un giorno ne avrebbe indossato la casacca. Lui faceva sul serio, altri lo guardavano con aria bonaria e quel sorriso di compiacenza fatto apposta per non guastare i sogni di un adolescente che aveva scelto il calcio come propria ragione di vita.
Cosa colpì il reporter? La grande personalità di CR7 che, a 16 anni, sembrava impermeabile a emozioni che avrebbero fatto tremare le gambe a qualsiasi altro ragazzo ma non a lui. Un talento puro. Una ‘testa da vecchio' su un corpo giovane. Un campione in embrione pronto a esplodere, a bruciare le tappe fino a unirsi alla prima squadra in giovane età.
Settembre 2001-settembre 2002. La storia del Pallone d'oro lusitano comincia tutta lì, nel collegio dello Sporting Lisbona. Tra le mura di quel dormitorio e nelle parole del compagno di settore giovanile e di stanza di allora, Miguel Paixao, ci raccolti alcuni aneddoti sulla vita dell'asso portoghese. Caparbio non presuntuoso. Convinto delle proprie capacità, non pieno di sé.
Pronto a spaccare il mondo, non un visionario. "Ronaldo aveva una grande forza di volontà", ammise Paixao. Ne aveva abbastanza da tentare anche imprese incredibili: nella strada del collegio dove alloggiava sfidava le macchine ferme al semaforo. "Correva per vedere chi era più veloce… se l'auto oppure lui", ha ricordato ancora Paixao. E adesso continua a correre: lui da una parte, Messi dall'altra per vedere di chi sarà il prossimo Pallone d'oro.