Qatar, operai pagati per fingersi tifosi

L'ultima trovata del Qatar per diffondere il calcio nel paese ha quasi del paradossale: diversi operai, per lo più stranieri, pagati per fingersi tifosi e riempire così gli spalti degli stadi qatarioti. Una trovata utilizzata non tanto per le gare del proprio campionato, sul quale difficilmente sono puntati i riflettori internazionali, ma più che altro per le partita della Nazionale del Qatar vera e propria, che nel 2022 ospiterà i Mondiali e dunque parteciperà di diritto alla rassegna iridata per la prima volta (salvo una qualificazione che appare piuttosto improbabile ai Mondiali di Russia 2018). L'ultimo episodio è avvenuto nell'amichevole tra Qatar e Corea del Nord, disputatasi all'Abdullah Bin Khalifa Stadium di Doha, la capitale del paese che tra una settimana ospiterà la Supercoppa Italiana tra Juventus e Napoli (che però si disputerà al Jassim Bin Hamad Stadium).
La gara, per la cronaca, è terminata 3-1 per la nazionale del Qatar, che annovera tra le sue file anche giocatori non proprio arabi (dal francese Dame Traoré al ghanese Kasola, passando per il brasiliano Luiz Júnior). Ma il Qatar si prepara ad ospitare anche i Mondiali di Atletica, nel 2019, ed attraverso il Paris Saint-Germain, acquistato qualche anno fa dall'emiro qatariota Nasser Al-Khelaïfi, riesce ad ottenere uno spaventoso ritorno di immagine. Ma il cosiddetto "acquisto" dei tifosi non è una grandissima pubblicità per il paese: gli operai, in prevalenza asiatici ed africano, vengono pagati tra i 6 e gli 8 dollari al giorno per riempire gli stadi non solo di calcio ma anche di pallavolo. Si vedrà in occasione della Supercoppa Italiana: anche se la capienza di appena quindicimila posti dello Jassim Bin Hamad Stadium non sembra essere così complicata da riempire. Per tamponare eventuali buchi sugli spalti dovrebbe essere, quantomeno, abbastanza economico.