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Pubblicità ingannevole, Alex Del Piero risarcito

L’ex-attaccante bianconero ha vinto il procedimento contro l’IME, che nel 2000 utilizzò la sua immagine in una pubblicità senza consenso del calciatore. Non accolta la tesi della “pubblicità comparativa”.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Alessandro Del Piero ha vinto il processo contro l'Istituto Multidisciplinare Europeo: la vicenda risale all'anno 2000, quando la sua immagine era stata utilizzata senza il suo consenso e senza ricevere alcun compenso dall'IME in una campagna pubblicitaria dello studio privato. L'ex-attaccante della Juventus, che in quel periodo faceva da testimonial per il Centro di Preparazione per gli Esami Universitari (Cepu), aveva poi sporto denuncia per l'utilizzo non autorizzato della sua immagine.

Il primo verdetto era arrivato in primo grado dal Tribunale di Ancona nel 2005, per poi passare alla Corte d Appello anconetana nel 2011. La parola fine è arrivata, quindici anni dopo, dalla Cassazione che ha respinto il ricorso dello studio privato che si era appellato ribadendo di aver fatto una semplice pubblicità comparativa, confermando così la sentenza già emessa nel 2005 e nel 2011. Adesso l'IME dovrà versare 258mila euro all'ex-campione bianconero, oltre a versare 10.500 euro di spese legali.

La pubblicità incriminata, infatti, "raffigurava due personaggi su un campo di calcio, di cui uno identificabile in Del Piero", ha sancito la Cassazione, "il testo di apertura del messaggio pubblicitario recitava ‘Alex 0, Luigi 8, Luigi è iscritto allo stesso anno di Alex e nella stessa facoltà. Alex non ha dato nessun esame, Luigi nello stesso anno ne ha superati otto. Luigi è uno studente Ime, Alex no'." L'IME aveva tuttavia dato battaglia in questi anni perché, oltre a sostenere "la non indispensabilità del consenso trattandosi di pubblicità comparativa", aveva anche attaccato lo stesso Del Piero, chiedendogli a sua volta i danni, in quanto "nella sua qualità di testimonial Cepu aveva fatto credere di essere iscritto all'università, ingenerando confusione tra i consumatori e sottraendo fette di mercato all'Istituto multidisciplinare europeo". Alla fine però la Cassazione ha dato ragione all'ex-numero 10 bianconero.

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