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Protesta social dei tifosi: “Cacciate Çalhanoğlu, Demiral, Ünder per il saluto militare”

“Noi giochiamo a calcio, ma siamo al 100% con la nostra nazione”. Le parole di Çalhanoğlu al termine di Francia-Turchia hanno scatenato le forti proteste dei tifosi italiani ma nel mirino ci sono anche Demiral della Juventus e Ünder della Roma. “Mi fa schifo, vedere dei calciatori fare il saluto militare – il commento che accomuna molti utenti -. Che così facendo avallano l’operato di un dittatore. Sapere che uno di questi calciatori giochi nella mia squadra”.
A cura di Maurizio De Santis
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#Çalhanoğlu è l'hashtag in cima alle tendenze di Twitter. A spingerlo in vetta agli argomenti più commentati sul social network è stata la reazione dei tifosi italiani, milanisti alle parole pronunciate dal calciatore al termine del pareggio a Saint-Denis contro la Francia. "Noi giochiamo a calcio, ma siamo al 100% con la nostra nazione – ha ammesso a fine match nell'intervista a Sportmediaset -. Anche se comunque non sempre è tutto bello. Noi siamo con il nostro Paese". Accanto a lui c'era Demiral, ex Sassuolo e oggi alla Juventus: anche lui era schierato in rassegna assieme ai compagni di squadra a fare quel saluto militare che ha fatto tanto discutere.

La Uefa non ha aperto alcuna indagine ufficiale (per ora)

Ufficialmente la Uefa non ha aperto un'indagine sull'episodio, non è chiaro se lo farà e quale sfumatura riconoscerà a quegli episodi che potrebbero essere assimilati alla ‘provocazione politica', causando sanzioni quali multe o squalifiche (come accaduto con Shaqiri e Xhaka che mimarono la bandiera albanese con l'aquila bicefala dopo un gol alla Serbia)

Istanbul nella bufera: la proposta, non giocare la finale di Champions

La Turchia ha scatenato l'attacco nel Nord della Siria, un'azione militare e di guerra che ha subito la condanna della comunità internazionale. Travolta da un'ondata di dissenso, la serrata del popolo turco dinanzi alle pressioni all'Europa è stata scandita – almeno nel mondo del sport – dalla levata di scudi delle istituzioni (che hanno chiesto l'intervento della Uefa e la cancellazione di Istanbul, quale sede della prossima finale di Champions), dalla decisione di una società di calcio (i tedeschi del St. Pauli) di licenziare un giocatore per un post in favore del capo del governo, Erdogan.

La protesta social: Cacciate chi avalla l'operato di un dittatore

E l'atteggiamento dei calciatori della selezione turca – che non prendono le distanze da quanto sta accadendo e mostrano vicinanza al loro paese nonostante tutto – è oggetto delle forti proteste da parte di tifosi e appassionati di sport. "Mi fa schifo, vedere dei calciatori fare il saluto militare – scrive un sostenitore milanista -. Che così facendo avallano l'operato di un dittatore. Sapere che uno di questi calciatori giochi nella mia squadra". Nella bufera, oltre a Çalhanoğlu e Demiral, è finito anche Cengiz Ünder, il giocatore della Roma che nei giorni scorsi aveva pubblicato su Twitter una foto nella quale, indossando la maglia del club giallorosso, faceva il saluto militare e si metteva sull'attenti dinanzi al governo del proprio paese. "I nostri club prendano esempio dal St. Pauli che ha licenziato il giocatore", è l'ennesimo messaggio che va per la maggiore tra i commenti.

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