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Primavera Milan, Gattuso: “Disciplina e regole. E qualche schiaffone non guasterebbe”

‘Ringhio’ da quest’estate siede sulla panchina del Milan Primavera. Un compito nuovo che stenta a prendere in mano per i giovani d’oggi che rifuggono a regole e disciplina: “Il mio DNA è stata la grinta, la perseveranza e la disciplina. Se sgarraci ai miei tempi prendevi gli schiaffoni, oggi i ragazzi pensano che tutto sia loro dovuto”
A cura di Alessio Pediglieri
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Ancora sente le scorie del derby perso contro l'Inter Primavera e un inizio di stagione tutt'altro che positivo per i suoi ragazzi. Gennaro Gattuso, che da quest'estate è alla guida dei giovani rossoneri sembra far fatica a trovare il feeling con le nuove generazioni. Tempi che cambiano ma ‘Ringhio' non sembra accettare compromessi rispolverando la sua proverbiale grinta dentro e fuori dal campo. Un atteggiamento che se dovesse essere assorbito dai ragazzi li potrebbe trasformare sicuramente in meglio.

Mancanza di regole

Di esperienze ne ha avute ma mai con i giovanissimi. Anche quando si è cimentato in Serie B non aveva in squadra dei campioni ma tutti giocatori adulti, maturi. Lavorare coi ragazzi è diverso e Gattuso lo sta capendo giorno per giorno: "È la prima volta che lavoro con i ragazzi, è un mondo nuovo. La cosa che cerco di trasmettere loro sono le regole. I giovani di oggi sembra gli sia tutto dovuto e vogliono prendere le decisioni da soli, ma le decisioni le prendono a casa loro, non qui".

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Gli schiaffoni di Gattuso

Il Ringhio-pensiero è lo stesso di quando era in campo e viveva lo spogliatoio solo in un modo: seguendo le regole, i compagni più grandi o i ‘senatori'. Mai uno sgarro, sempre pronto a dimostrare di valere la maglia che indossava: "Quando si frequenta uno spogliatoio, con venti ragazzi, ci vogliono disciplina e rispetto e sono difficili da trasmettere. Un tempo se si sbagliava si prendevano dei belli schiaffoni. Ora non si può più perché c'è il Telefono Azzurro"

Il DNA alla Gattuso

Gattuso vorrebbe dare al Milan Primavera l'impronta che lui aveva nel centrocampo rossonero: poca qualità ma compensata da spirito, voglia e grinta da vendere: "In campo la mia forza è stata la grinta, il non mollare mai e la cattiveria agonistica. Ho lavorato tanto, ho sempre creduto in quello che ho fatto e nessuno mi ha regalato nulla, ho raggiunto obiettivi che non potevo nemmeno immaginare".

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