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Preziosi, il Genoa, Mafia Capitale e una valigetta di brutti ricordi

Il presidente del Genoa, Preziosi, dopo la sconfitta contro i giallorossi commenta a caldo: “A Roma stanno succedendo troppe cose, non vorrei fosse coinvolto anche il calcio”. Ma che c’entra l’inchiesta di Mafia Capitale con una semplice partita di calcio?
A cura di Maurizio De Santis
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"A Roma stanno succedendo troppe cose, non vorrei fosse coinvolto anche il calcio". E già, adesso nella Capitale nulla hanno di meglio da fare che pensare a Genoa-Roma come propaggine dell'inchiesta che ha squassato il Palazzo, scoperchiato la promiscuità dei traffici indiscriminati, l'intreccio perverso tra mafia, politica, affari e potere. Che ridere, davvero. Ombre dietro l'espulsione di Perin, quella di Gasperini. E dietro il rigore sbagliato da Ljajic no? Quello cos'era, una specie di manovra dilatoria per depistare tutti noi, fessi e meno fessi (nel senso di stanchi di queste sciocchezze), che guardiamo le partite alla domenica? Sparane un'altra, Enrico (Preziosi). Dai, che ci stiamo sollazzando. E allora il gol di Rincon (segnato in fuorigioco) nel finale diviene la testimonianza diretta del complotto che nelle stanze segrete loschi figuri tramano perché il Grifone non pareggi e nemmeno vada al terzo posto. Che ridere, davvero. "L'arbitro Banti per noi è una iattura", così rincasa la dose il presidente. "Tanto si decide sempre come si vuole, è l'interpretazione che fa la differenza", gli fa eco Gasperini. No, basta… abbiamo le lacrime agli occhi. Lasciateci prendere fiato.

Suvvia, Enrico, capiamo la rabbia e l'amarezza per gli errori del direttore di gara. Non sei il primo che c'è passato in questo campionato come in altri recenti. E nemmeno sarai l'ultimo… Ma se il tuo Genoa non ha avuto maturità a sufficienza per tenere cuore caldo e nervi saldi (come si dice in gergo) perché tirare in ballo il marcio che sta emergendo dalle indagini svolte dagli inquirenti sulla ‘cupola' di Mafia Capitale e associarlo a una semplice partita di calcio? Volevi farci ridere e ci hai fatto piangere di nuovo. Sì, è così. Hai pestato una merda ancora una volta e adesso imprechi come quando nell'estate del 2005 – e i tifosi del Grifone non l'hanno dimenticato – il tuo Genoa si ritrovò retrocesso e penalizzato in Serie C per una strana storia di una valigetta piena di soldi che doveva servire ad aggiustare un incontro di calcio. E quelle non erano ombre ma la realtà, con tanto di sentenze emesse dai Tribunali, di una porcheria che si chiama (ancora) Calcioscommesse, frodi sportive, inibizioni, pene patteggiate. Mio dio, Enrico, che brutti ricordi. E che ridere, davvero.

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