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Premier League, Wesley si racconta: “Ho avuto il mio primo figlio a 14 anni”

L’attaccante dell’Aston Villa, arrivato in Inghilterra dopo le buone cose fatte vedere con il Bruges, ha rivelato la sua difficile adolescenza: “”Avevo bisogno di guadagnare soldi e a quell’età era difficile, lavoravo di giorno e mi allenavo di sera. A 16 anni è poi arrivato anche il secondo figlio e con due bambini da mantenere mi sono detto che avrei dovuto fare di tutto per diventare un calciatore professionista”.
A cura di Alberto Pucci
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Il nome nuovo del calcio brasiliano è quello di Wesley. L'attaccante dell'Aston Villa, sbarcato in Inghilterra nell'estate 2019 per oltre 20 milioni di euro e dopo un'ottima esperienza in Belgio con la maglia del Bruges, ha infatti lasciato il segno anche in Premier League con i Villans dopo un buon inizio di stagione. Come molti suoi connazionali, che hanno deciso di tentare la fortuna giocando a calcio, anche Wesley ha alle spalle una storia difficile: "Ho avuto il mio primo figlio a 14 anni – ha raccontato il giocatore a Sky Sport – È stata dura per me, perché è stato in quel periodo che ho iniziato a provare a diventare un calciatore".

"Avevo bisogno di guadagnare soldi e a quell’età era difficile, lavoravo di giorno e mi allenavo di sera – ha aggiunto il brasiliano – A 16 anni è poi arrivato anche il secondo figlio e con due bambini da mantenere mi sono detto che avrei dovuto fare di tutto per diventare un calciatore professionista. Mi servivano soldi e sarei andato in qualsiasi squadra, ma tutti mi dicevano di no. Al sesto rifiuto ho pensato di lasciare il calcio, credevo che per me tutto fosse finito, poi ho avuto la mia chance in Slovacchia".

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L'esplosione a Bruges

Dopo una stagione al Trencin, per il giovane ragazzo arrivato dal Brasile si aprirono le porte del calcio belga grazie all'ingaggio del Bruges: "Le prime settimane sono state dure, faceva freddo, ha nevicato per tre mesi di fila, non sentivo più i miei piedi. Oggi sono felice di essere all'Aston Villa nel miglior campionato del mondo, ma ogni giorno penso al mio passato, ai ‘no' che ho ricevuto e sono contento di quello che faccio. Mio padre è morto quando avevo nove anni e mia mamma è rimasta sola con me e i miei fratelli e ha lavorato tantissimo per farci crescere – ha concluso Wesley – È stato un momento difficile ma mi ha aiutato in ogni modo ad inseguire il mio sogno e ora la chiamo dopo ogni allenamento".

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