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Premier League, i calciatori contro il ritorno in campo a inizio maggio: troppo pericoloso

Mentre la Federcalcio inglese ha già previsto un piano di rientro per il 2-3 maggio con la ripresa della stagione e partite a porte chiuse, i calciatori si sono rifiutati. Troppo pericoloso, c’è timore di contagiare i familiari, spogliatoi e allenamenti possono tornare a essere ‘focolai’. Ma le pressioni delle tv sono sempre più alti, a rischio contratti milionari e sponsorizzazioni.
A cura di Alessio Pediglieri
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I giocatori della Premier League non hanno intenzione di accettare la possibilità di ritornare a giocare a porte chiuse, in attesa che il contagio da coronavirus (qui tutte le news in tempo reale) si fermi e anche il pubblico possa ritornare negli stadi. Così, hanno espresso grande preoccupazione sul tema rivolgendosi all'Associazione dei calciatori professionisti dopo che sia la Premier League che l'EFL hanno sollevato l'argomento come una possibilità per ritornare in campo.

La Premier League ha persino delineato un piano per tornare a porte chiuse che prevede incontri già dal 2 al 3 maggio per riavviare il sistema calcio e riprendere la stagione interrotta settimane fa. Le preoccupazioni dei calciatori sono state trasmesse alle autorità calcistiche inglesi, ribadendo di essere irremovibili secondo precise linee di principio. Al momento, tutte le attività sono sospese fino al prossimo 30 aprile e sia la Federazione che i singoli club hanno imposto al momento l'isolamento più totale a tutti gli atleti.

Perché la Premier League spinge per tornare a giocare anche a porte chiuse

Malgrado persisti l'emergenza e per la data in programma (inizi di maggio) sia verosimile una situazione nazionale come l'attuale, senza i presupposti per il ritorno delle attività senza limitazioni, la Premier sta cercando di far ripartire la stagione.

  • Il motivo principale sono le sempre più pressanti pressioni da parte delle compagnie televisive che hanno i diritti di diverse partite e che oggi rischiano di perdere centinaia di milioni in contratti.
  • Il campionato dipende dai soldi che arrivano dalle TV e se la crisi si approfondisce e se lo stop va oltre l'estate, le singole società saranno messe sotto pressione lottando per sopravvivere.

Perché i calciatori di Premer League non vogliono scendere in campo a porte chiuse

I giocatori, però, sembrano tutti uniti a non scendere in campo e appaiono irremovibili. Non vogliono giocare a porte chiuse presentando anche diverse motivazioni chiare.

  • Temono per la propria sicurezza, mentre continuano i rigidi avvertimenti del Governo sul distanziamento sociale, ritengono pericoloso giocare.
  • Ci sarebbe anche un problema di salute legato ai propri cari: potrebbero mettere a repentaglio le proprie famiglie, se fossero infettate.
  • Un ulteriore problema è legato alla presenza di servizi di intervento con ambulanze, paramedici e sicurezza che sarebbero necessari, ma verrebbero sottratti ad esigenze più importanti in una situazione d'emergenza sanitaria nazionale.
  • I calciatori non vogliono giocare in stadi vuoti con i tifosi bloccati nelle proprie abitazioni.
  • I centri di allenamento, le palestre, gli spogliatoi diventerebbero nuovi "focolai" per lo sviluppo del virus
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