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Premier, il Leicester domina ma è pieno di debiti. L’Uefa indaga e medita sanzioni

La società del miliardario thailandese Vichi Srivaddhanaprabha è nel mirino del Fair play finanziario. In caso di accesso alle competizioni europee, i “Foxes” potrebbero andare incontro a pesanti sanzioni.
A cura di Alberto Pucci
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Quella del Leicester è una favola che sta coinvolgendo molti tifosi in tutta Europa. La squadra allenata da Ranieri, che fino a poche stagioni fa navigava nell'anonimato della Championship (la serie B inglese), ha sorpreso tutti con un inizio di stagione straordinario che ha messo in luce non solo la bravura del tecnico romano, ma anche le qualità di alcuni giocatori come Vardy e Mahrez. Una favola che, però, potrebbe anche avere un finale poco felice a causa di una gestione economica che ha fatto drizzare le antenne all'Uefa e agli ispettori del Fair Play Finanziario. Il club, di proprietà del miliardario thailandese Vichai Srivaddhanaprabha, ha infatti i conti in rosso: un passivo figlio della gestione 2013/2014, chiusa con 20,8 milioni di sterline di perdita. Come riportato da "Calcio e Finanza", in quella stagione il Leicester City ha fatto registrare un incremento di circa 11,2 milioni di sterline nei propri ricavi, ma è anche andato incontro a costi molto più alti a causa del totale degli ingaggi dei giocatori che, in quel periodo, ammontava a 30 milioni di sterline.

I conti non tornano – Un grosso problema per lo storico club inglese che, in caso di piazzamento europeo, si ritroverebbe addosso il fiato degli ispettori dell'Uefa. Secondo il Fair Play Finanziario, infatti, il disavanzo economico non deve superare gli 8 milioni di euro. In questo caso, dunque, il Leicester sarebbe punibile secondo il regolamento stilato dagli uffici di Nyon. Un caso spinoso che coinvolge da vicino il magnate thailandese, proprietario del club. Srivaddhanaprabha acquistò il Leicester nel 2011, rilevandolo dal serbo Milan Mandaric attraverso il consorzio AFI Asian Football Investment di cui lui stesso era l’azionista di riferimento. Una volta a capo della società, il miliardario asiatico avrebbe però gestito con troppa disinvoltura e superficialità i conti del club, attirando dubbi e sospetti nei vertici della Football Association. Le alte spese sostenute dal Leicester, messe a confronto con gli scarsi introiti delle precedenti annate, ha così creato un grave passivo economico fin quì ripianato solo dai capitali di proprietà di Srivaddhanaprabha. Un "modus operandi" che, come tutti ormai sanno, non è tollerato dall'Uefa.

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