Prandelli sceglie l’estero: “Sarebbe un sogno allenare fuori dall’Italia”

Come Trapattoni, Lippi, Capello, Mancini, Ancelotti e Spalletti. Cesare Prandelli sogna un futuro lontano dal calcio italiano, magari alla guida di un'altra Nazionale o semplicemente da tecnico di un club che nulla ha a che fare con il nostro ambiente. Che ultimamente ha disgustato l'attuale Ct azzurro tanto da farlo riflettere sull'opportunità di continuare la sua avventura in Azzurro anche dopo il Mondiale, anche con la possibilità di avere pieni poteri all'interno della FIGC: "E' un sogno, sarebbe affascinante. I miei colleghi ne parlano entusiasti e con un sorriso che noi non abbiamo più". Queste le sue parole alla vigilia di un Mondiale che si giocherà lontanissimo dall'Italia e che potrebbe la prova d'orchestra per ciò che sarà. O potrebbe essere.
Made in England – Prandelli ha un modello ben preciso in mente, quello inglese. Non solo per ciò che in Inghilterra sono riusciti a fare da anni nei confronti dei teppisti da stadio ma anche e soprattutto per la qualità del gioco espresso e per gli investimenti della Federcalcio e dei club per garantire spettacolo e qualità ai propri tifosi. "Forse abbiamo toccato il fondo. Dovremmo cercare di replicare il modello inglese. I protagonisti devono essere il gioco, gli spettatori tutti. Il campionato inglese è molto competitivo ed entusiasmante. Un campionato visto da tante persone, che trasmette molte emozioni. Negli ultimi mesi molte squadre si sono aperte a livello tattico, e il campionato è diventato uno spot per il calcio. E lì si sono viste cose interessanti".
Confronto diretto – Sarà un caso ma al Mondiale, l'ostacolo più ostico del Girone sarà proprio l'Inghilterra, quel calcio che Prandelli rispetta e invidia. Ma che vuole battere: "Loro hanno trovato giovani interessanti. Fino a un anno fa nessuno pensava che potessero uscire da questo campionato. Ma non prenderei nessuno per rispetto dei miei giocatori. Anche noi siamo una buona squadra. Hodgson sta prendendo il meglio da molte squadre. Le sue sono squadre solide, le distanze tra i reparti sono mantenute in tutti i novanta minuti e hanno una caratteristica: lottano dal primo all'ultimo minuto con grande veemenza"