Pjanic, compleanno con sorpresa: Luis Enrique lo vuole al Barça
Venticinque anni da ‘piccolo principe', il soprannome che gli ha dato Francesco Totti. Venticinque anni e trovarsi a pennellare punizioni così belle da meritare l'appellativo di Giotto. Miralem Pjanic festeggia così il compleanno, raccontando la sua vita (umana e professionale) al canale youtube ufficiale della Roma: dalla Bosnia alla Francia (con il Lione che ha fatto da trampolino di lancio) fino a sbarcare nella Serie A italiana nel 2011 quando a volerlo fu Luis Enrique. L'attuale numero uno del Barcellona venne accontentato: per dieci milioni di euro i transalpini dissero sì al trasferimento al ragazzo che ha piedi d'oro e su calcio piazzato sa essere micidiale. Ai giallorossi è legato fino al 2018 ma l'ex mentore catalano ha già fatto trapelare che gradirebbe averlo di nuovo a disposizione, in maglia blaugrana.
"Sono quasi 4 anni che vivo a Roma e gioco nella Roma, questa città bellissima che ho imparato ad amare. Non smetto di impegnarmi ogni giorno in allenamento per ripagare gli sforzi della mia famiglia e la fiducia dei tifosi", racconta nel video Pjanic, la cui certezza di restare in maglia giallorossa non è più granitica come nella scorsa stagione. C'è il Barça sulle sue tracce e poi dal Merseyside ha lanciato segnali d'interesse anche il Liverpool. Molto dipenderà dall'esito del campionato: la conquista della qualificazione diretta alla Champions cambierebbe ogni prospettiva, anche quella che il suo nome finisca nella lista dei ‘sacrifici dolorosi ma necessari'.
Fuga dalla guerra col papà calciatore divenuto operaio
Nel breve filmato pubblicato sul canale ufficiale dei giallorossi Pjanic svela anche alcuni momenti tristi della sua vita, tutti legati al conflitto che deflagrò nei Balcani. "Sono nato in una piccola città della Bosnia – dice – e quando avevo solo due anni, la guerra sconvolse il mio paese e con tutta la mia famiglia ho dovuto abbandonare i miei affetti, i miei amici e la mia casa. Ci siamo trasferiti in Lussemburgo, dove ho iniziato la mia nuova vita. Mio padre era un calciatore, ma per permettere alla mia famiglia di vivere iniziò a lavorare come operaio. Fu lui a trasmettermi la passione per il calcio. Mi sorprese una mattina all’alba mentre palleggiavo in garage, pensava fossi un ladro".