Pirlo, la maledetta Istanbul e il Mondiale: “Dopo quella finale pensai di ritirarmi poi vincemmo a Berlino”
Pallone d'Oro alla carriera. Andrea Pirlo lo meriterebbe più di tutti: per classe, tecnica, capacità d'incidere sulle sorti del gioco, comandare l'azione, pennellare assist e calciare la ‘maledetta'. Una punizione come marchio di fabbrica. Tutte queste cose le porterà con sé al Mondiale in Brasile: assieme a Buffon e De Rossi costituisce la spina dorsale della Nazionale che, a cominciare dallo scontro con l'Inghilterra (prima sfida del Gruppo D), battezzerà l'avventura iridata in Sudamerica. La terza della sua carriera dopo Germania 2006 (apoteosi Azzurra e palma di miglior calciatore nella finalissima con la Francia) e Sudafrica 2010 (al tramonto dell'era Lippi). "Siamo in un girone impegnativo – con due nazionali (i ‘leoni' di Hodgson, l'Uruguay di Cavani e Suarez) difficili da affrontare. Per questo dobbiamo essere ancor più concentrati. Superata la prima fase, negli incontri a eliminazione diretta può accadere di tutto".
Istanbul, Berlino e il tracollo con la Spagna. Sembra che gli dei del calcio si fossero accaniti contro Pirlo e l'Italia: la vittoria al Mondiale seguita dallo smacco della sconfitta schock ai calci di rigore contro il Liverpool di Rafa Benitez (Champions League persa in maniera traumatica) e dalla pesante batosta (4-0) incassata nella finale dell'Europeo 2012 al cospetto di una ‘Roja' straripante. "Dopo il ko con il Liverpool pensai addirittura di lasciare il calcio – come si legge nel racconto del regista della Juventus e dell'Italia raccolto da goal.com -, ero scioccato per me e per i miei compagni. Per me la finale persa con la Spagna non è mai stata triste quanto Istanbul. In Germania fu quasi una rinascita… il calcio italiano era stato scosso dallo scandalo di Calciopoli, ma siamo andati lì convinti dei nostri mezzi e con un commissario tecnico come Lippi che credeva in noi".