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Pirlo: “Il più gran rimpianto è non aver accettato Real e Barcellona”

Dall’Inter al Milan, dalla Juventus a New York. Passando dai mancati ingaggi di Real Madrid e Barcellona. La vita sportiva del Professore, raccontata a Marca, dove si racconta e ricorda: “Nella vita so solamente giocare a calcio”
A cura di Alessio Pediglieri
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Andrea Pirlo, una vita donata al calcio. Tra tanti successi, molte soddisfazioni, qualche delusione e un paio di rimpianti. Per il Professore bresciano, un resoconto completo di 20 anni di carriera vissuta da protagonista, soprattutto con le maglie di Milan, Juventus e Nazionale. Intervistato da Marca, il centrocampista oggi stella del campionato americano fa un giro a 360 gradi attorno al proprio mondo, culminato nella vittoria mondiale del 2006 a Berlino.

Inter, l'amor tradito

In Italia ha goduto più gioie che delusioni. L'unica, e forse la più cocente, che mai potrà oramai cancellare è quella legata alla parentesi nerazzurra, il cui fallimento è stato il trampolino di lancio per approdare al Milan, vincendo tutto e poi alla Juventus, ripetendosi. "Era la mia squadra del cuore nonostante quando sono arrivato cambiarono molti giocatori e allenatori, ma anche quell’esperienza ha fatto parte dl mio bagaglio di crescita professionale.Non ho avuto fortuna, non sono riuscito a rendere come avrei voluto e dovuto, anche perché ero molto giovane. Non hanno avuto tempo e mi hanno lasciato andare. Ma l'Inter era il sogno della mia vita".

Milan e Juve, il riscatto

Dal nerazzurro al rossonero e poi al bianconero: "Mi sono affermato grazie soprattutto al lavoro di un grande allenatore come Carlo Ancelotti, una persona fantastica e un allenatore speciale. Un piacere lavorare con lui. Abbiamo vinto, siamo cresciuti, sono rimasto dieci anni, bellissimi. Poi, scelsi la Juventus perché voleva tornare a ruggire dopo gli anni di Calciopoli ed anche per me era un’avventura stimolante perché entrambi avevamo lo stesso obiettivo, vincere".

Real e Barça, il rimpianto

Ma il rammarico di non aver intrapreso una carriera all'estero c'è e rimane soprattutto per non aver vestito almeno una delle due maglie che ogni giocatore vorrebbe avere almeno una volta nella propria carriera: "Nel 2010 potevo diventare un giocatore del Madrid. C’era Capello come allenatore, molti giocatori di quella squadra mi contattarono per convincermi ad andare. Ma avevo un contratto con il Milan. Lo stesso motivo per cui rifiutai più avanti le offerte del Barcellona".

MLS, il futuro

La realtà adesso si chiama America, la Major League Soccer dove il ‘Professore' gioca e insegna calcio in un clima più sereno e stemperato dalle pressioni mediatiche: "Sono più fisici ma ci si diverte comunque. I ritmi sono diversi, New York è una città fantastica e riesco a stare con la mia famiglia molto di più che in Italia. So solo fare il giocatore, ma mi sto dedicando anche ad altro".

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