Pipita furioso, Ronaldo prezioso: la Juventus stravince il duello in attacco
Mandzukic e Cristiano Ronaldo cambiano la storia della partita, Higuain sbaglia un rigore e si fa espellere. Come ci si poteva aspettare, la sfida fra i due attacchi decide la partita come e più delle polemiche per il mancato secondo giallo a Benatia in occasione del penalty. I continui interscambi fra il croato, CR7 e un Dybala preciso negli spazi di mezzo, capace di 49 passaggi, 3 dribbling e 3 tiri, evidenziano le difficoltà del Milan nella difesa in campo aperto. Il Pipita, che lotta anche contro le sue frustrazioni, non incide né nel 4-4-2 (troppo breve la compresenza in campo con Cutrone nel secondo tempo), né nel passaggio al 4-3-3 in cui Suso si muove comunque meglio.
Cristiano Ronaldo vince il duello con Higuain
Come da indiscrezione, Allegri decide di rinunciare al primo costruttore di gioco, Bonucci, probabilmente per aumentare il tasso di presenza fisica dietro nel contenere Higuain. Gattuso, senza Bonaventura e Musacchio oltre ai soliti Biglia, Caldara e Strinic, piazza Castillejo accanto al Pipita.
Il Pipita, che sbaglia il rigore del possibile pareggio, non accende il duello a distanza con Cristiano Ronaldo. CR7 gioca più da ala, e completa un primo tempo da 15 passaggi e un tiro fuori, con un cross riuscito sui tre tentati e due uomini saltati sui quattro uno contro uno provati. Higuain, pur muovendosi molto fra le linee, si limita a soli cinque passaggi e permette a Wojciech Szczesny di parare il secondo degli ultimi tre rigori affrontati in Serie A, entrambi contro il Milan (l'altro nel dicembre 2016).
L'azione che porta al rigore è il primo contropiede rossonero che sorprende la difesa bianconera, scoperta sui 70 metri di fuga di Suso che vede il taglio in area di Higuain, bravo a staccarsi dalla marcatura di Benatia e causare poi il rigore, concesso con l'aiuto del VAR e poi sbagliato dal Pipita, in gol una sola volta contro la Juve in A. Higuain manca un po' di cattiveria anche sulla migliore contro-fuga del secondo tempo di Kessie.
In posizione di ala sinistra, in una Juve meno decisa nella copertura a palla scoperta, Ronaldo accorcia per dialogare con Alex Sandro e così facendo spesso prende in mezzo Suso, inefficace come prima linea di pressing, e chiama Abate a stringere di più la sua posizione in ripiegamento. Il coast to coast al 68′, chiuso con una conclusione debole, è la prova generale del primo gol su azione a San Siro, il 666mo in carriera. Segna da centravanti, di destro, su respinta corta di Donnarumma, a chiudere un'azione avviata da una leggerezza in impostazione di Laxalt.
Il finale di Higuain, doppia ammonizione in pochi secondi ed espulsione con furiose proteste, è la fotografia di una resa individuale e collettiva a una squadra, la Juve, che non ha ancora mai perso in trasferta nel 2018.
Poco spazio in mezzo, Dybala si accentra
Con questa architettura di squadra, i movimenti di Pjanic che orchestra il possesso (completa 20 passaggi nei primi 20 minuti) e viene a prendersi la palla verso la difesa diventano ancora più determinanti. Motivo per cui Gattuso insiste che Castillejo non debba appiattirsi nella zona di Higuain, ma venire incontro fra le linee a chiudere proprio quello spazio, per facilitare la copertura dello spazio nelle transizioni.
Il Milan tende ad abbassarsi perché Dybala, che parte da terzo attaccante a destra, si accentra liberando la corsa da dietro di Cancelo, con Calhanoglu che non sempre lo insegue in copertura. Aumenta la densità a centrocampo, e negli spazi stretti a ritmo alto Bakayoko rivela qualche limite di freddezza nella gestione del possesso a uno o due tocchi.
Mandzukic cambia il match dopo 8′
Davanti, i tre dell'attacco bianconero come d'abitudine si interscambiano spesso, e dopo 8′ si capisce quali vantaggi questo possa portare con un uomo come Mandzukic a presidiare l'area. Su cross di Alex Sandro, Ricardo Rodriguez si perde il croato, Romagnoli resta indeciso sull'inserimento da dietro di Betancur che non tocca palla ma conta eccome, Mandzukic salta sopra tutti e consegna alla Juve, l’unica squadra ancora imbattuta in trasferta nei cinque maggiori campionati europei nell’anno solare 2018, il 100mo gol in casa del Milan in A. Al croato, finora, son bastati sei tiri in porta in stagione per segnare cinque gol.
Lo schema si ripete, con esiti diversi, due minuti dopo. Rodriguez evidentemente fatica a contenere Mandzukic quando l'attaccante prende posizione prima di lui sul secondo palo, e nemmeno Donnarumma sembra troppo sicuro nelle uscite pur nelle occasioni in cui il pallone gli passa piuttosto vicino.
La Juve occupa meglio le fasce
La linea stretta del Milan facilita l'occupazione degli spazi di mezzo della Juventus, che pressa più alto e difende meglio in avanti, tanto è vero che i bianconeri sugli esterni arrivano prima su respinte corte e seconde palle. Il principale schema offensivo del Milan, il break nello spazio di Kessie in appoggio verso Suso, perde un po' di qualità per l'assenza di Biglia, per le poche sovrapposizioni di Abate da quella parte, per gli energici raddoppi di Matuidi nella zona di Alex Sandro. Allo spagnolo riescono solo due dei sei uno contro uno tentati nella prima mezz'ora, così non sorprende che siano Calhanoglu e Rodriguez i rossoneri più coinvolti nella manovra della squadra.
Nei primo 20′, il Milan ha più tocchi e più passaggi, ma il maggior disordine nell'occupazione del campo rende il possesso meno produttivo. Sono meno gli appoggi negli ultimi 30 metri, 36 contro 40, e soprattutto mancano i tiri in porta (0-3 al 20′).
Gattuso passa al 4-3-3
Dopo un'improduttiva mezz'ora iniziale di partita, il Milan passa al 4-3-3, con Suso che si alza sulla linea di Higuain e Castillejo, più largo a sinistra, e l'arretramento di Calhanoglu a mezzala. La Juventus ha bisogno di pochi aggiustamenti tattici per reagire alla nuova disposizione dei rossoneri. L'ordine tattico di Matuidi diventa un fondamentale fattore di equilibrio che esalta anche un Betancur che in mezz'ora completa 26 passaggi in avanti sui 33 effettuati: solo Pjanic e Cancelo ne hanno di più.
L'unica, significativa differenza nella manovra bianconera sta nella posizione di Dybala che nelle prime occasioni dopo il cambio di schema di Gattuso si va a posizionare più al centro, a lato di Bakayoko, per ricevere il pallone ed esacerbare i problemi del Milan nell'accorciare senza palla.
Juve, 8 tiri a 2 nel primo tempo
La Juve chiude il primo tempo con 8 tiri a due e 249 passaggi riusciti contro 194. Maggiore la presenza nei 30 metri offensivi, testimoniata dagli 82 passaggi a 49 nell'ultimo terzo di campo e dalle 180 verticalizzazioni contro le 148 del Milan, che arriva all'intervallo con più contrasti, intercetti (7-5) e salvataggi (13-4). Sono bianconeri i quattro giocatori ad aver completato più passaggi nei primi 45′, Bakayoko è invece il più efficace negli uno contro uno (8 riusciti su 10).
Lo sviluppo del secondo tempo esalta le qualità nel controllo in velocità di Dybala, che slalomeggia pur nel contesto di una squadra che controlla ma senza chiudere la partita. Gattuso allora cambia ancora, e torna all'antico, alle due punte con Cutrone accanto a Higuain. L'aggiunta di un centravanti di impostazione classica, una punta da due gol con meno di un tiro di media a partita, altera leggermente l'articolazione del Milan.
Allegri allora, con Suso più arretrato nel 4-4-2, chiede ad Alex Sandro di spingere di più e formare una sorta di linea a tre dietro con Matuidi a scalare fra i due centrali e Cancelo alto a spingere.
Decide CR7, la Juve chiude con 15 tiri a 5
Gattuso inserisce anche Borini per Abate, e ancora lo adatta da terzino, e Laxalt per coprirsi al posto di Calhanoglu, bruciato sullo scatto da Ronaldo a 20′ dalla fine. Allegri, in un contesto di partita diverso, più di corsa e transizioni veloci, rinuncia alla regia di Pjanic nel finale: dentro Khedira, che può ribaltare l'azione con un tocco. E da un ribaltamento nasce l'azione del 2-0, sull'ingenuità di Laxalt che si fa bruciare da Cancelo, e poi non lo tiene più: il resto lo fa il senso della posizione di CR7 che ancora non ha dimenticato l'evoluzione da centravanti letale degli ultimi anni a Madrid, capace di segnare la gran parte dei suoi gol con un tocco solo.