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Pinturicchio e Godot: auguri Del Piero, quanto manchi a quest’Italia senza campioni

L’ex calciatore della Juventus e della Nazionale compie 42 anni. Boniperti lo volle a Torino, con la Juve è rimasto anche in B, con Lippi è salito sul tetto del mondo e colorato d’azzurro il cielo sopra Berlino nel 2006. E’ la storia di Alex, icona del calcio italiano.
A cura di Jvan Sica
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Pochi giocatori come Alessandro Del Piero hanno avuto una carriera calcistica così diversa fra le sue differenti fasi e così poco “rispettosa” delle attese: ci sono stati momenti in cui è andato enormemente oltre quello che ci si aspettava da lui ed altri in cui invece, atteso da tutti, ha deluso. Oggi compie 42 anni e ripercorrerne i vari momenti è un vero e proprio viaggio nella vita di un campione.

Dopo la scoperta di Vittorio Scantamburlo, uno dei più grandi talent scout italiani, che lo scelse e lo impose fino alla prima squadra del Padova, con i patavini giocò due anni in cui dimostrò di avere qualcosa di speciale, anche in controtendenza rispetto a un calcio che diventava sempre più atletico e fisico. Delle sue doti s'innamorò Giampiero Boniperti che lo acquistò per la Juve, dove vinse con la Primavera Torneo di Viareggio e Campionato, ed esordì in serie A il 12 settembre 1993 in una partita contro il Foggia. Il vero arrivo però di Alessandro Del Piero nel grande calcio è datato 20 marzo 1994, quando realizzò una tripletta in una partita contro il Parma.

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La pennellata di Pinturicchio

In questa prima fase di carriera il talento di Del Piero sboccia prima del previsto. Gli anni 1994-96 furono una vera e propria illuminazione per il calcio italiano. Nella prima stagione da titolare (anche se c’era ancora Baggio e gli altri due del tridente, Vialli e Ravanelli, Lippi lo schierava spesso al posto di uno dei tre) segna il gol che ne rivela tutto il talento, grazie a un tocco di collo esterno, al volo, su uno spiovente in no look contro la Fiorentina. Un gol che solo a pensarci è da artisti. Da ‘Pinturicchio'… come lo ribattezzò l'Avvocato.

Il gol alla Del Piero, Alex sul tetto del mondo

In quella stagione diventa per la prima volta campione d’Italia, vince la Coppa Italia e debutta anche in Nazionale nel marzo del 1995. Se la stagione precedente è quella delle meraviglie in Italia, in quella successiva diventa in un attimo il giocatore giovane di maggiore prospettiva (magari insieme ad un altro che si chiama Ronaldo) del calcio mondiale. In Champions League, contro Borussia Dortmund e Steaua Bucarest segna i primi due “gol alla Del Piero”, marchio di fabbrica di un calcio che dopo pochi anni già non c’è più.

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A fine anno vince la Champions League a Roma contro l’Ajax, mentre l’anno successivo un suo gol dà ai bianconeri anche la Coppa Intercontinentale contro il River Plate.
Del Piero, dopo un gol di tacco inutile nella finale di Champions League del 1997 e un torneo di Francia pre-mondiale stellare, arriva in Francia l’anno successivo per il Mondiale come una delle due stelle attese e splendenti della competizione: lui e Ronaldo devono impadronirsi della competizione.

Ed è qui che inizia una seconda fase di carriera, nella quale Alessandro Del Piero non regge sotto il peso delle aspettative e di un fisico che sta iniziando ad accusare problemi di diversa natura.  Al Mondiale arriva con piccoli fastidi e nel suo ruolo c’è un Roberto Baggio in grande spolvero. Del Piero gioca sottotono tutte le gare in cui è impegnato e l’Italia va fuori ai rigori dopo che proprio Roberto Baggio l’aveva portato a pochi centimetri da una grande vittoria.

Il gravissimo infortunio al ginocchio

Quando la fase calante sembrava alle spalle, l’8 novembre 1998, al 92’ di Udinese-Juventus un gravissimo infortunio – lesione del legamento crociato anteriore e posteriore – lo costringe a restare fermo 9 mesi. La Juve perde il campionato e la Champions League e nell’attesa Gianni Agnelli lo assimila a Godot.  Nel pre-campionato successivo torna in campo e inizia una terza fase di carriera, quella degli alti e bassi. Non segna e gioca come i primi anni di Juventus ma riesce ad essere decisivo per la squadra e i suoi partner d’attacco, i quali iniziano a realizzare reti senza sosta. Il gol e soprattutto essere decisivo gli manca tanto, ed è per questo che il gol del 18 febbraio 2001 contro il Bari viene festeggiato con grande emozione anche per via della scomparsa del padre solo qualche giorno prima.

La rinascita con Lippi in panchina

Questa stagione lo porta di nuovo al massimo della forma e, con il ritorno di Lippi in panchina, diventa capitano della squadra per la stagione 2001-2002, quando mette a segno 21 reti. Questa è la stagione del 5 maggio e di uno scudetto inatteso e per questo ancora più bello. Inizia al meglio la stagione 2002-2003 con 10 gol nelle prime 7 partite della Juventus e realizzando due gol che decidono la Supercoppa italiana e continua a grandi livelli sia in campionato (scudetto), che in Champions League (finale persa contro il Milan). Arriva Capello, il quale inizia a servirsene per spezzoni di partita e Ibrahimovic che si prende tutto il palcoscenico, arrivando così alla famigerata stagione 2005-2006, quando inizia un’altra fase della sua carriera.

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Capitano e bandiera anche in B dopo Calciopoli

A fine stagione Calciopoli sconvolge il calcio italiano e Del Piero, capitano e bandiera della squadra, è messo di fronte e responsabilità molto pesanti. La squadra va in B e molti calciatori si trasferiscono in altre squadre, ma non Del Piero (e Buffon) che resta in B, dove il numero 10 diventa anche capocannoniere con 20 reti. Da qui in poi inizia la fase della maturità, con un Del Piero che sa essere utile alla squadra e soprattutto timbra il cartellino molto spesso grazie ad una freddezza unica.

Nel 2007-2008 è di nuovo capocannoniere, ma stavolta in serie A. Questi sono gli anni in cui la Juve si ricostruisce e torna grande alla fine di un ciclo di anni non vittoriosi in cui Del Piero è diventato sempre più emblema di una squadra e di una tifoseria, creando una simbiosi come poche altre volte nella storia del calcio italiano. Nel 2012, con un altro scudetto, chiude la carriera bianconera, cercando e trovando nuovi orizzonti prima in Australia e poi in India.

Mentre le varie fasi della carriera si alternavano con la Juventus, una storia simile Del Piero la viveva anche in Nazionale. Gioca poco in nazionale Under 21 perché passa giovanissimo in Nazionale maggiore. Ad Euro 1996 naufraga insieme ad un’Italia sfortunata e confusa. Ai Mondiali del 1998 inizia la sua fase discendente, che continua con Euro 2000, quando appare l’altro numero 10 della sua generazione, Francesco Totti. In finale molti tifosi ancora oggi gli imputano la sconfitta per due errori non da lui sotto porta.

Campione del mondo, il cielo è azzurro sopra Berlino

Ai Mondiali del 2002 e ad Euro 2004 tiene la barra dritta di una squadra in stato confusionale, senza però evitare il crollo, ma è nei Mondiali del 2006 che la sua avventura con l’Italia acquista un senso: vince un Mondiale da comprimario ma allo stesso tempo da uomo-squadra, dando sicurezza ai compagni, segnando un gol contro la Germania in semifinale ed uno dei rigori in finale. Quella del 2006 è la vittoria che illumina tutta la sua traiettoria azzurra. Quanti Alessandro Del Piero abbiamo visto in venti anni di carriera? Tante facce ma in un solo corpo, quello di un campione che resterà per sempre.

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