Pigiami, calzini abbassati, scotch, pantaloni lunghi: calciatori ‘conciati per le feste’
Come tutti gli sport di squadra, anche il calcio nella sua infinita bellezza, deve fare i conti con le uniformi e le divise. E sì perché per quanto la presenza di maglie uguali per tutti quelli che giocano insieme sia ovvia, questa omologazione ha costretto molti a doversi adeguare al contesto senza per questo poter esprimere la propria personalità. Per cui, nonostante le ultime stringenti misure che obbligano i giocatori a non poter nemmeno utilizzare cavigliere di colore diverso da quello della casacca stessa, ci sono e ci sono stati tanti ragazzi che hanno rotto il protocollo ufficiale con diverse stravaganze nell'abbigliamento ufficiale da gara. Vediamo le cinque stranezze viste negli anni sui vari rettangoli di gioco del football.
Da Sivori a Meroni passando per Hamsik, il calzino abbassato
Negli anni ’60 il calcio era ancora di là dal farsi condizionare dalla rivoluzione sessantottina, dai basettoni, dalle lunghe e spettinate chiome e dalle proteste anti-estabilishment. Così i calciatori, specie quelli nostrani, sembravano tanti robot (nell’abbigliamento s’intende) simili con le stesse identiche caratteristiche: capelli a posto, calzettoni lunghi e maglia rigorosamente nei pantaloncini. Omar Sivori e Gigi Meroni però, furono fra i primi a lanciare il guanto di sfida a tutti abbassando notevolmente i calzerotti e, a metaforicamente dire agli avversari ed al mondo intero: "Non vi temiamo non temiamo i vostri calcioni". Da lì in poi, la rivolta, il tumulto, da quei pionieri, molti, fino ai giorni nostri, sono stati gli interpreti del pallone ad abbassare i calzini e, chi più chi meno, a sfidare il protocollo da Corso a Baresi da Graziani a Veron da Domenghini a Alemao fino a Marek Hamsik, il calzino corto diventa un evergreen.
Da N’Kono in poi, ecco i portieri coi pantaloni lunghi
Thomas N’Kono portiere del Camerun degli anni ’80 e ’90 è stato uno dei primi ad indossare, anche a Italia 1990, i pantaloni lunghi. Una moda con non troppi seguaci ma che, già allora, sorprese esteticamente addetti ai lavori e tifosi con una scelta stilistica alquanto strana ma forse molto più comoda nelle uscite basse e nei tuffi. Una tendenza ripresa poi dall’italiano Taibi, dall’iraniano Al-Deayea, dal camerunense Songo’o e dall'ungherese Gabor “Pigiamone” Kiraly noto per essersi presentato, dall’epoca dell’Haladas al ritiro, sempre con i tutoni "felposi". N’Kono, insomma ha fatto breccia non solo nel cuore di Buffon ma anche giurisprudenza in tema di abbigliamento sportivo.
Henry e i calzettoni alti
Un’altra tendenza nata dai portieri e poi diffusasi agli altri calciatori, è stata quella dei calzini lunghi fino a quasi sotto il pantaloncino. E sì perché se gli estremi difensori utilizzano questo espediente per proteggere le loro ginocchia da eventuali tagli o escoriazioni conseguenti a gesti tecnici con la tecnica del doppio calzettone (si taglia la parte del calzerotto del piede e della caviglia e lo si infila fin sopra al ginocchio, poi si aggiunge un secondo calzettone intero), gli altri li hanno emulati più per moda, stile o puro divertimento. Dagli anni ’90, infatti, questa pratica si è sempre più propagata con tanti grandissimi campioni come Henry ad esempio, che hanno condizionato intere generazioni di ragazzini intenti ad allungare, nelle loro gare fra amici, questi “chilometrici” calzini. Di lì una autentica esplosione con calciatori, oggi, come Vidal, Boateng, Zarate, Neymar o Caceres, che adottano questo accorgimento nel loro abbigliamento sportivo.
Nastro adesivo e parastinchi una moda anni ‘90
Negli anni ’80 prima e nei ’90 poi, la moda del nastro adesivo sul calzino divenne via via diffusissima. Da Bruno Conti in poi, infatti, centinaia di calciatori cominciarono ad utilizzare lo “scotch” bianco sul calzerotto di diverso colore per meglio far aderire il parastinco alla gamba. Tuttavia, questo elemento pratico venne poi affiancato da quello estetico che, in poco tempo, prevalse su tutto portando tantissimi interpreti del pallone (Baggio, Del Piero, Henry, Buffon, Batistuta, Ibrahimovic e tanti altri) a cedere al fascino del nastro adesivo poi vietato, se non della stessa tinta della divisa, per eventuali discrepanze cromatiche.
Maniche lunghe e scarpe di colore diverso
In chiusura, fra i gesti più “pazzi” dei calciatori, ricordiamo le maniche della casacca sempre lunghe (anche con 40 gradi centigradi) del napoletano José Maria Callejon e le scarpe di colore diverso messe, in chiusura di carriera, dal difensore dell’Inter Marco Materazzi. Una scelta, peraltro, che ha anticipato le mosse in tema di marketing di alcuni noti brand di abbigliamento sportivo.