Perché Aurelio De Laurentiis continua ad attaccare Maurizio Sarri?
Dall’intervista che il presidente De Laurentiis ha rilasciato a L’Equipe emerge una sensazione ormai più che evidente. Il suo obiettivo da un punto di vista comunicativo è sgretolare l’intoccabilità del ‘totem sarriano' per tutto il mondo napoletano. Ci sono due passaggi dell’intervista molto importanti. Nel primo dice: "A Sarri abbiamo dato tutto e in tre anni non ha vinto niente". Derubricare la figura dell'ex tecnico agli occhi dei tifosi napoletani è un obiettivo che ha sicuramente senso nella strategia presidenziale.
In questi anni di Maurizio Sarri, grazie alla sua capacità di emergere anche con il semplice lavoro e il silenzio, il Napoli è diventato sempre più qualcosa che dei valori forti del De Laurentiis-pensiero aveva poco. De Laurentiis ha sempre amato presentare la sua squadra come la giusta combinazione di sagacia calcistica e furbizia imprenditoriale, dove era lui a dominare le scelte. Sarri gli ha tolto lo scettro della squadra, che è diventata un’espressione quasi meccanica di idee tattiche del tecnico. L’addio a Sarri in questo senso era ovvio.
In realtà in questi tre anni De Laurentiis ha amato Sarri per tanti motivi. Prima di tutto perché l’allenatore toscano è da una parte il miglior allenatore possibile per come vuole gestire la società il presidente, in quanto capace di far rendere molto di più un giocatore e farlo poi vendere a un prezzo altissimo. Basta vedere la plusvalenza che ha portato Jorginho, spesso in panchina e comunque male utilizzato con Benitez. Ma Sarri è anche il peggior allenatore possibile per De Laurentiis, perché i suoi automatismi hanno bisogno di troppa didattica prima di diventare piacevole consuetudine estetica di bel calcio… il che porta a un utilizzo molto ridotto della rosa e tanti giocatori si svalutano per il poco utilizzo.
Il secondo passaggio va a sottolineare proprio questo elemento, parlando del nuovo tecnico, Carlo Ancelotti: "E' una persona deliziosa, entrata per sbaglio nel mondo del calcio. Avrebbe fatto cose straordinarie in qualsiasi settore. Perché è un uomo sereno che non ha rivincite da prendere, che esprime equilibrio e l’equilibrio è una virtù rara". Sottolineare l’importanza e il valore fondamentale dell’equilibrio crea ovviamente un contrasto con il predecessore, che di equilibrato non aveva nulla, anzi era nella dimensione estrema che amava portare la squadra e l’intero ambiente.
Con l’intervista a L’Equipe, De Laurentiis continua in una guerra fredda per lui necessaria agli occhi di un popolo che ha difficoltà nell’accettare proprio l’equilibrio, così confinante con la normalità, a cui il presidente accenna. Dopo anni di estremi, i tifosi del Napoli sono poco abituati all’equilibrio, che è un concetto generale, vale per la tattica in campo e per l’ambiente nella sua totalità, dove alla fine Sarri dominava. Posta così, sembra che a Napoli ci sia una resa dei conti in atto. O l’ambiente tutto dà piena e incondizionata fiducia al presidente e ne persegue con lui gli obiettivi, oppure la distanza fra tifosi e dirigenza si dilaterà e tutto diventerà piano piano più tossico.
Con le parole di ieri rilasciate a uno dei giornali sportivi più importanti al mondo, invece di parlare in ottica europea, ha rivolto messaggi chiari al suo mondo, a chi deve seguire il Napoli da oggi in poi, per cercare di aiutarli a voltare pagina. Riuscirà a farcela? Come sempre sarà il campo e il cammino del Napoli in questa stagione a doverlo aiutare nella risalita.