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Parma sul lastrico, a rischio la gara con l’Udinese

In cassa non ci sono più fondi ed è concreto il rischio che non siano abbastanza per garantire il regolare svolgimento della partita di campionato. Intanto, è iniziato il conto alla rovescia per evitare il fallimento: entro il 12 marzo servono 16 milioni di euro, altrimenti la società andrà all’asta.
A cura di Maurizio De Santis
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Tirare la cinghia non basta più. La situazione del Parma è tanto drammatica quanto paradossale: il club è sull'orlo del crac, passato da una mano all'altra (e l'una lava l'altra) nel giro di un mese senza che dalla Federazione si muovesse foglia. Da Ghirardi a Taçi, poi Manenti e i suoi amici investitori sloveni (ma chi sono e in quale settore fanno affari?): la pista di carta e scartoffie, conti da pagare, bonifici partiti (e perennemente in arrivo), una richiesta di fallimento che pende come una mannaia sul destino della società (udienza fissata per il 19 marzo) e 40mila euro in cassa che, a malapena, bastano per garantire il regolare svolgimento della prossima partita di campionato contro l'Udinese. Sì, succede anche questo nell'ambito di una Figc che ha risorse per comprare libri del suo presidente, Tavecchio, e poi lascia che un proprio club faccia una fine del genere. Possibile che nessuno abbia saputo nulla? possibile che nessuno si sia mai accorto di quali fossero le condizioni economiche di una gestione che aveva a bilancio oltre 200 tesserati e poi s'è persa nella pletora d'inadempimenti fiscali?

Lenta agonia, nell'attesa che qualcun altro (un magistrato) stacchi la spina e col rischio che la 24sima giornata di campionato annoti il ‘non pervenuto' dal Tardini considerato che la scorta di liquidi disponibili sembra essere sufficiente a malapena a coprire le spere per saldare steward e quant'altro è necessario all'organizzazione dell'evento. In Lega sono al corrente, il filo diretto con Parma s'è intensificato in queste ore convulse anche per evitare uno stop che sancirebbe di fatto il ‘fallimento' di una Federazione che si regge su gambe d'argilla.

L'istanza della Procura. Il conto alla rovescia è agli sgoccioli, per evitare che il 19 marzo si proceda con il fallimento servono circa 16 milioni di euro: 8 milioni e rotti da versare per redditi di lavoro dipendente, almeno altri 7 milioni per chiudere i conti con l'Irap. Somme che il Parma dovrà saldare entro il prossimo 12 marzo, altrimenti non ci sarà alternativa al fallimento e a un'ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta già prefigurata dagli inquirenti. Cosa accadrà alla società? Finirà all'asta e chi rileverà il titolo sportivo ripartirà dalla Lega Nazionale Dilettanti.

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