Parma da favola: in un anno dal fallimento alla Lega Pro
Un anno è la fotografia di te stesso che vai via. Un anno è la fotografia di un viaggio all'inferno e ritorno, di una società che ha smesso di esistere e di una nuova che ha ricominciato, nel segno del passato, per guardare al futuro. Oggi è tempo di far festa: 85 punti in 35 partite, a 3 giornate dalla fine del campionato di Serie D la promozione in Lega Pro è cosa fatta. Un traguardo raggiunto grazie a 25 vittorie conquistate, 10 pareggi e nessuna sconfitta.
Calcio "biologico" – Il 19 marzo di un anno fa il Parma veniva dichiarato fallito. Un anno e un mese dopo, il Parma 1913 torna nel calcio professionistico. Il passaggio obbligato in Serie D è durato lo spazio minimo di una stagione, ma è diventato chiaro da subito che chi ha visto Wembley non appartiene alla dimensione del duello per il titolo con l'Altovicentino. C'era bisogno di ventilazione, di aria nuova dopo le bugie di Leonardi e Manenti. Parma è tornata alle radici in un torrido pomeriggio d'estate nella saletta di un bar. Nevio Scala, presidente e motore ha raccolto il meglio dell'imprenditoria del territorio (ci sono anche Guido Barilla, Paolo Pizzarotti e Giampaolo Dallara, la mano dietro la Haas, una delle vetture che hanno fatto meglio al debutto nella storia della Formula 1).
E' un progetto a basso costo (due milioni di euro), a “chilometro zero”, per produrre, spiegava, “un calcio biologico, senza veleni”. Per il ritorno in Lega Pro e magari guardare alla B ha voluto Lorenzo Minotti, che la B la guarda da commentatore Sky, come direttore tecnico. Ha chiamato come allenatore il suo compagno di reparto, Luigi Apolloni, che ha riannodato un filo mai del tutto spezzato iniziato nell'ormai lontano 1987. è una famiglia, il nuovo Parma, con Andrea Galassi direttore sportivo e Fausto Pizzi responsabile del settore giovanile. Una famiglia che non indulge nella nostalgia, ma non dimentica quel che è stato. “Degli ex compagni” ha detto Apolloni in un'intervista per Avvenire, “Tino Asprilla è quello che sento di più. Mi chiede sempre i risultati del Parma e viene a trovarmi una volta all’anno. Poi Melli, Osio e Benarrivo. Taffarel e Lele Pin sono venuti in visita a Collecchio”.
Esempio Lucarelli – Tutti, in tempi diversi, artefici di quel miracolo che con Scala incantava l'Italia e l'Europa. Nel nuovo ruolo, confessa Apolloni, il presidente non gli ha mai chiesto la formazione. Anzi, è stato il tecnico a chiedere consigli a chi ha scritto le più grandi pagine di storia della squadra. Dello Scala-pensiero ha ripreso una filosofia, invero già sintetizzata in una delle massime più usate e forse abusate del mago Herrera: la domenica si va in campo per come ci si allena in settimana. Nessuno spazio all'amarcord, ai ricordi dei giorni di gloria ormai svaniti, nemmeno con i giovani che hanno nelle mani la storia di domani. Giovani guidati da un capitano faro, guida, esempio come Alessandro Lucarelli. Da quel 19 marzo, da quel pomeriggio triste e insieme liberatorio, le ha provate tutte anche per convincere i compagni a decurtarsi lo stipendio anche del 75%, ha provato a coinvolgere soggetti interessati al salvataggio della società, fino al giorno triste che non ha sorpreso nessuno, quando l'inevitabile è diventato realtà.
Bomber Baraye – Lucarelli è voluto rimanere anche in Serie D, il pubblico ha apprezzato il gesto e lo spirito di un progetto dal messaggio chiaro, anche se lontano dalle eccellenze della Serie A. I tifosi hanno capito e hanno risposto alla grande. Il Parma è la 23ma squadra italiana per numero di abbonati, 10.500, anche più del Palermo, del Torino, dell'Udinese, del Chievo. E proprio dal Chievo arriva il fenomeno del girone, quel Baraye che la scorsa settimana si è fatto espellere, per la seconda volta, perché ha esultato non solo mostrando una maglietta Scarrozzati (un un gruppo di disabili di una Onlus milanese) ma soprattutto con un passamontagna gialloblù sulla testa.
Ha segnato 20 gol Baraye, suggerito da Galassi che l'aveva visto giocare a Lumezzane, dove era andato in prestito dal Chievo. È servita una lunga mediazione fra i direttori sportivi, tanto che il bomber ha dovuto saltare la prima giornata, per trovare la giusta formula di contratto. Ha impiegato 180 secondi per farsi amare, contro la Fortis Juventus. Una girata di prima intenzione e una fuga con pallonetto d'autore aprono la stagione di un diamante grezzo che idolatrava Zidane eha colpito Costanzi e Sartori quando giocava nelle giovanili dell'Olympique Marsiglia. Dal Lumezzane, Sartori lo rileva ma Baraye non è pronto dalla Serie A. Così riparte, e torna da dove era partito dopo un passaggio a singhiozzo alla Juve Stabia. Serviva un progetto di calcio biologico perché il diamante cominciasse a brillare davvero.
Sogno Gilardino – La dirigenza non si ferma qui, guarda lontano, sogna il ritorno in Serie A. Ma un passo alla volta, bisogna prima passare la strettoia della Lega Pro e magari evitare i play-off che dall'anno prossimo cambieranno formato e dureranno oltre un mese. Con un sogno proibito, Alberto Gilardino, che vorrebbe ritornare nel club che lo ha reso grande per chiudere la carriera con un ultimo, memorabile, commovente, giro di giostra.