Panama Papers, Messi: “Non leggo i documenti, firmo quello che mi dice papà”
Lo scandalo internazionale che oramai è conosciuto con il nome di "Panama Papers" sta assumendo contorni sempre più grandi e indefiniti, coinvolgendo tutto e tutti in un tornado di inchieste sui malaffari finanziari in un turbinio di operazioni illecite tra aziende offshore e paradisi fiscali per frodare fisco e apparati istituzionali. Tra le varie sfere coinvolte non poteva mancare il mondo dello sport e del calcio con nomi anche di primo grido, come l'attuale Pallone d'Oro, Lionel Messi. La Pulga azulgrana sarebbe uno dei giocatori coinvolti direttamente, citato in alcuni documenti (oltre 11 milioni di pagine in totale) insieme al padre Jorge che ne cura da sempre gli interessi. E per l'argentino non sarebbe la prima volta: questo scandalo si aggiungerebbe al'accusa da parte dei Fisco spagnolo di aver frodato oltre 4 milioni di contributi.
A raccontare indiscrezioni e gossip attorno al fenomeno del Barcellona è il Süddeutsche Zeitung, il giornale tedesco autore dello scoop che rivela anche alcuni dettagli attorno alla vicenda come la scelta difensiva attuata dal campione argentino davanti alle accuse. Anche ai giornalisti del quotidiano tedesco, che gli chiedevano spiegazioni della sua firma autografa e di quella del padre sotto alcuni documenti controversi, oramai resi pubblici, Lionel Messi avrebbe risposto che lui firmai documenti che gli vengono proposti dal padre e dai suoi uomini di fiducia, senza leggere ogni volta le carte. Dunque, si dovrebbe trattare di una leggerezza da parte della ‘Pulce' che non avrebbe motivo di verificare i contenuti prima di firmare.
Una tesi sostenuta in tribunale durante le udienze sulle presunte evasioni al fisco spagnolo (per un totale di oltre 4 milioni) in cui si sottolinea come Messi non possa essere erudito di questioni finanziarie. Ma che non scagionerebbe del tutto il calciatore che "non può non sapere" di avvalersi di società di comodo in paradisi fiscali. E adesso la situazione si complicherebbe ancor più: nei "Panama Papers" oltre alle società offshore, emerge una nuova società di comodo, la Megastar Enterprises. Questa società sarebbe stata gestita dalla compagnia di intermediazione Mossack Fonseca da Panama, agenzia finita sotto inchiesta.