Palermo, Nestorovski: “Il gol è come il sesso”
È l'uomo in più del Palermo. Ilija Nestorovski ha realizzato 9 reti in 23 gare e sta cercando di aiutare la squadra rosanero ad uscire dai bassifondi della classifica. L'attaccante macedone è stato intervistato dal Corriere dello Sport ha parlato del suo rapporto con il gol, degli inizi della sua carriera e dei suoi sogni. Nestorovksi ha raccontato di come ha iniziato a giocare sui campetti con i suoi amici e dell'importanza di divertirsi a praticare sport quando si è piccoli:
"Finita la scuola, mi fermavo con gli amici nel campetto allora di cemento: calcio, basket, pallamano. Adesso sono tutti alle prese con internet e Facebook e quei campetti restano vuoti. Gol? Pur di giocare dicevo che ero portiere. Anche mio figlio farà il calciatore mai in porta anche se l'importante a quell'età è divertirsi. Non sono cambiato. Mi chiedono: il Napoli, la Juve, il Real? Voglio essere felice, se sto in panchina non lo sono".

Nestorovski è l'uomo squadra dei rosanero che è sempre decisivo negli ultimi quindici metri. Il macedone mette in campo tanta corsa e pressing dappertutto e afferma che non ha ereditato da nessuno la passione per il calcio:
"Da chi l'ho ereditata? Potrei dire da papà ma non è così. A 19 anni gli hanno proposto un prestito in terza categoria e si è arrabbiato: finisco la scuola e smetto. È stato di parola. E i figli? Se sei maschio i genitori ti impongono il calcio. Per fortuna già a sette anni ero un fenomeno (ride, ndr). Papà Goran lavora come manutentore in un liceo. Impiegato statale. La mamma Giordana in una fabbrica di vestiti. A Prilep ci si arrangia. E poi mia sorella, Natali, più piccola di un anno, fidanzata. Soprannomi? Per mia moglie sono: ‘Mio amore' o ‘Sole', in macedone come dire ti voglio bene. Nel mondo del calcio ‘Nestor' e ora, dopo tanti gol, anche ‘maestro'".
L'attaccante del Palermo, infine, parla del suo rapporto con il gol, della sua più importante realizzazione e del suo passato nel futsal:
"Ricordo nella palestra indoor della scuola. Non avevo sei anni. Dribblai tutti, pure il portiere. Il futsal mi è servito. Guardate i gol al Crotone e all'Atalanta. E con il Sassuolo l'assisti di tacco a Quaison. Il più bello? L'avrei segnato a Buffon se non avessi preso la traversa. Mi resta quello in Zapresic-Istria: palla a giro all'incrocio dal limite. Quello che vorrei segnare? All'ultimo minuto, decisivo, su rigore e col cucchiaio. Magari domenica… Il gol per me è gioia, immaginate che prima, anche con un cinque a zero in tasca, se non segnavo era come se non avessi vinto. Ora sono cresciuto. Totti urlava da ragazzino che il gol è come un bacio? Per me è il sesso".