Ottavi di Champions, cinque cose da sapere sul Porto di Nuno Espirito Santo
Per la Juventus di Allegri l’appuntamento con la storia o quantomeno, con l’obiettivo dichiarato di questa stagione agonistica sta finalmente per arrivare. Mercoledì sera, infatti, i bianconeri saggeranno il loro attuale stato di salute al cospetto di un ostico club europeo proprio per testare la reale portata delle smisurate ambizioni di tutti, società e tifosi compresi. E se i precedenti confortano Dybala & co. con nessuna sconfitta nelle 3 partite (2 vittorie ed 1 pari) disputate coi lusitani in competizioni Uefa, e lo stesso Porto non sembra essere quello vincente di Mourinho o di Villas Boas, vediamo i motivi per i quali la Juventus non dovrà abbassare la guardia al Do Dragao con le cinque cose da sapere sul secondo club portoghese più titolato (67 trofei nazionali) della storia.
Nuno Espirito Santo e il suo Porto
Nuno Espirito Santo ex portiere portoghese con una buona carriera alle spalle costellata da 10 titoli (1 Coppa del Re, 4 campionati portoghesi, 1 Coppa di Portogallo, 2 Supercoppe lusitane, 1 Coppa Uefa, 1 Champions League ed 1 Intercontinentale) sta cercando, alla guida dei club, di ripercorrere le stesse importanti tappe della sua parabola da calciatore. Pur con un’esperienza limitata, capo allenatore dal 2012/13 col Rio Ave, il nativo di Sao Tomé in questa stagione agonistica, la sua prima al Porto, sembra essere sulla buona strada con risultati abbastanza positivi ed una squadra giovane che, al momento, è in corsa, dopo le eliminazioni in Taça Ctt (una sorta di competizione fra club di Serie A e B) e Coppa di Portogallo, in campionato (titolo che manca dalla stagione 2012/13) a -1 dal Benfica di Rui Vitoria ed in Champions League.
Dragoes imbattuti in campionato dal 28 agosto scorso
In più, la compagine lusitana sembra essere in grande spolvero nelle ultime settimane con, al di là del rotondo successo di venerdì scorso per 4-0 sul Tondela, i Dragoes che non perdono nella Primeira Liga dal lontano 28 agosto scorso (2-1 contro lo Sporting Lisbona). Un rendimento importante fatto di 7 risultati utili consecutivi con 1 pareggio, 6 vittorie, 17 gol fatti, 4 subiti ed un attacco composto dal tandem Andrè Silva–Francisco Soares al top, Juve avvisata, della condizione (7 gol provengono proprio da uno dei due finalizzatori).
Moduli di gioco, un Porto camaleontico
Un altro degli aspetti a cui i bianconeri dovranno far maggiormente attenzione è, al di là della buona qualità media della squadra, la capacità dei portoghesi di cambiare pelle all’interno della stessa partita. La compagine di Nuno Espirito Santo, infatti, nel corso di questa stagione, ha messo in mostra diversi sistemi di gioco variati, a seconda della circostanza e dell’avversario. Pur preferendo il 4-4-2 a rombo o a diamante (usato 22 volte su 35 gare complessive), con un regista/mediano basso (Danilo Pereira) due mezzeali (a destra Hector Herrera e a sinistra Otavio) ed un estroso trequartista (Oliver Torres), i Dragoni hanno utilizzato anche il 4-3-3 con davanti Andrè Silva e sugli esterni Diego Jota ed Jesus Corona il 4-2-3-1, specie in avvio di annata, ed il 4-1-4-1 alla Guardiola con Pereira ad interdire ed i vari Otavio, André André, Herrera e Corona a costruire e creare per l’attaccante centrale.
La Juve di Trap e la finale vinta sui portoghesi
Juventus-Porto, specie per i tifosi più adulti riporta alla memoria un dolce ricordo legato agli anni ’80 e, precisamente, alla vincente Vecchia Signora di Trapattoni, Boniek, Platini, Gentile e Scirea. Un ricordo chiamato Coppa delle Coppe. E sì perché il primo precedente assoluto fra questi due ambiziosi club risale ormai a quasi 33 anni fa, quando, nella vecchia competizione riservata alle squadre vincitrici delle rispettive coppe nazionali, Juve e Porto si affrontarono, al St. Jakob Stadium di Basilea, nella finale di quella rassegna calcistica.
La Coppa delle Coppe in bacheca
Dopo aver eliminato i polacchi del Legia Dansk, i francesi del Paris Saint Germain, i finlandesi dell’FC Haka e il Manchester United in semifinale, gli uomini del Trap riuscirono a battere i rivali del Porto per 2-1 (Vignola, Sousa e poi Boniek) conquistando la prima e unica Coppa delle Coppe della loro gloriosa storia proprio contro questa importante società.
Bilancio con le italiane: Porto in lieve vantaggio
Il Porto, club storico fondato nel 1893 e con una conseguente grande tradizione internazionale (7 titoli continentali, peraltro la prima squadra, dopo il Liverpool, a vincere la Coppa Campioni nella stagione successiva alla stagione della vittoria della Coppa Uefa), ha più volte incontrato sul proprio cammino compagini del nostro paese. Juventus a parte, del quale abbiamo già parlato, il bilancio complessivo, in scontri a eliminazione diretta fra Coppa Uefa, Europa League, Coppa dei Campioni, Champions League e Coppa delle Coppe, vede i portoghesi leggermente in vantaggio con 5 occasioni su 9 nelle quali i lusitani sono passati al turno successivo eliminando, nell’ordine: Milan (Coppa dei Campioni 1979), Roma (Coppa delle Coppe 1981), Lazio (Coppa Uefa 2003), Napoli (Europa League 2014) e Roma (Playoff Champions 2016).
Da Mou a Villas Boas, gli ultimi anni europei del Porto
Gli ultimi anni europei del Porto dopo l’affermazione in Champions dell’icona Mourinho nel 2004 con quella squadra che si avvaleva delle prestazioni di Deco, Maniche, Costinha, Ricardo Carvalho, Vitor Baia e tanti altri, sono stati abbastanza positivi con, nel 2010/11 la vittoria della Europa League in finale coi connazionali dello Sporting Braga sotto la sapiente guida di Villas Boas e calciatori come Moutinho, Guarin, Falcao e Hulk. Di lì, dal 2006/07 in poi tanti piazzamenti fra Champions ed Europa League con risultati sportivi che si sono allineati su di una buona media totale priva però di grandi sussulti. Nelle ultime 12 annate europee, infatti, i Dragoes hanno raccolto, vittoria del 2011 a parte, 4 qualificazioni agli Ottavi, 3 volte fra le migliori 8 d’Europa in Champions, 3 Sedicesimi di finale ed un Quarto in Europa League, dimostrando la grande tradizione di un club dal grande blasone che va rispettato e, soprattutto, non sottovalutato.