Numeri impietosi, Milan a -16 dal Napoli. Il ko del San Paolo in 5 punti
Affonda il Milan, festeggia il Napoli. I 16 punti di vantaggio degli azzurri marcano la crisi dei rossoneri. Una crisi tecnica, che rispecchia i recenti dubbi societari. Dubbi che si trasmettono in un atteggiamento volenteroso e sterile, in una squadra che si impegna e non produce, che nel primo tempo non arriva mai in area e dopo il gol subito si spegne. Il controcanto è un Napoli meno bello ma capace di sfruttare le occasioni con il cinismo impietoso delle grandi. Con Insigne che illumina solo con questo azzurro addosso, e non per colpa sua, con Mertens che offre combinazioni geniali e tagli fuori linea. Sarri pesca dalla panchina il jolly Zielinski, Montella non cambia la partita con Andre Silva per l'infortunato Suso. Il gol tardivo di Romagnoli è una consolazione amara: il Milan non batte mai le avversarie più in alto in classifica. La storia è tutta qui.
Primo tempo record: il Milan non tocca palla in area
Montella sceglie Locatelli, chiamato a giocare non da trequartista ma da mezzala di contenimento e possesso con l'obiettivo anche di occupare la linea di passaggio e impedire la ricezione a Allan. Nella sfida fra le due squadre che tirano di più, due delle tre dal possesso palla più alto della serie A, i dettagli e la copertura del campo in fase di non possesso diventano le variabili dirimenti fra la vittoria e la sconfitta. E i dettagli premiano il Napoli. Il Milan infatti è la seconda squadra quest'anno a chiudere un primo tempo senza aver toccato nemmeno un pallone in area avversaria dopo il Benevento, contro gli azzurri e la Juventus.
Ma Jorginho gode di troppo spazio sia quando imposta dopo la ricezione dalla difesa, sia quando si inserisce senza palla e riceve l'appoggio indietro dalle fasce. Il Milan, infatti, fa meglio densità rispetto alle ultime uscite, con Kessie vigoroso su Hamsik, ma fra le linee alle spalle del centrocampo lascia ancora troppo spazio per gli avversari che possono puntare i difensori che tendono ad abbassarsi per contenere i tagli di Mertens e Callejon. Curioso, comunque, che sia Borini a ripiegare praticamente da interno destro nel 4-4-1-1 che si disegna in fase di attesa.
Montella chiede molto a Bonaventura, che detta la profondità nella zona di Hysaj, e a Suso che va a creare spazi a sinistra, e così costringe Mario Rui a rimanere più basso e spezza così l'inerzia degli azzurri che tanto poggiano sulle fasce nell'uscita bassa e nella costruzione della manovra offensiva. E soprattutto per sfruttare la sua giocata, la ricezione sulla destra per poi rientrare e calciare: uno schema che l'anno scorso, nel 4-2 azzurro al San Paolo, portò l'ex Liverpool al gol. Meno coinvolto, invece, nella prima mezz'ora Mertens quando non viene incontro proprio perché la difesa del Milan non gli concede spazio per andare in profondità. Sarri gli chiede un maggiore movimento ad elastico, a completare quello status di finalizzatore che ha saputo conquistare e affermare nella reincarnazione da centravanti di movimento.
Rui disciplinato, Callejon meno brillante
Il Napoli gestisce con qualche aggiustamento il possesso palla, passa più per vie centrali, con le combinazioni fra Hamsik e Allan che si inseriscono nei corridoi, cercano anche prima del solito i tagli di Callejon quasi a compensare la disciplina di Mario Rui, che porta in campo caratteristiche diverse rispetto a Ghoulam e spinge la squadra di Sarri a cercare diverse geometrie nella circolazione del pallone.
Montella porta praticamente tre uomini a pressare alti quando il Napoli costruisce l'azione dalla difesa, un accorgimento che comunque aiuta i rossoneri a concedere meno occasioni agli azzurri e a rendere il possesso dei padroni di casa meno fluido, più pensato. Almeno fino al gol. Ci vuole un'illuminazione di Mertens, che riduce un tempo di gioco e sorprende la difesa ancora a tre, per accendere il primo tempo. Insigne rientra e smarca Hamsik ma il tiro centrale è un segnale d'allarme.
Insigne show: chissà come la prenderà Ventura
Sono le prove generali del gol, il quarto in campionato per Lorenzo il Magnifico, sette con le coppe europee. E' la rivincita di Insigne con un altro azzurro addosso. Appena il Napoli va veloce, in verticali, con i filtranti alti dal centrocampo, l'atteggiamento dei rossoneri mostra anche i suoi lati oscuri. Romagnoli lo tiene in gioco, come Var conferma, il tocco morbido sull'uscita di Donnarumma fa il resto. Un penny, a questo punto, per i pensieri di Ventura.
Trascina Insigne, leader di una squadra che ha capito forse tardi come punire il Milan. Il segreto è nei suoi tagli da sinistra verso il centro e nei movimenti incontro di Mertens, nelle verticalizzazioni più rapide per coprire più campo e ribaltare l'azione. I due si esaltano anche nel secondo tempo, sulla verticalizzazione di Jorginho
I rossoneri si lasciano ancora colpire nelle transizioni, prima con Insigne che vola direttamente sul rilancio di Reina, prende il palo vanificato dalla chiamata di un fuorigioco non proprio solare, poi chiama Donnarumma all'ultima grande parata di un primo tempo in cui il Milan si è allentato troppo presto dopo il gol subito.
Andre Silva per Suso, ma cambia poco
L'uscita di Suso a un minuto dalla fine del primo tempo, e l'ingresso di Andre Silva mantiene la formale continuità del modulo rossonero ma ne altera lo stile di interpretazione. Il Milan ancora non legge bene le situazioni, e Montella insiste a mettere l'ex Liverpool in un ruolo che non sente come suo, e infatti continua ad agire in sostanza da esterno aggiunto. Andre Silva, però, non ha la stessa disponibilità dello spagnolo alla copertura in fase difensiva.
La difficoltà del Milan sta nel riuscire a gestire la transizione da difensiva in offensiva e nel mantenere una efficace occupazione degli spazi soprattutto sugli esterni anche se i rossoneri continuano a cercare di occupare prevalentemente il corridoio centrale.
Sarri pesca il jolly Zielinski
Sarri richiama Mario Rui e Hamsik, il giocatore più sostituito della Serie A, per Maggio e Zielinski che al primo pallone toccato raddoppia nel momento migliore del Milan. I rossoneri confermano un evidente difetto di carattere. Quando va sotto, non riesce a cambiare passo, a imprimere l'accelerazione per raddrizzare le situazioni, per invertire la storia. Nella prestazione del San Paolo c'è un'eco dell'Italia di Ventura, che si impegna ma si arrabatta senza troppo costrutto e soprattutto senza alcun tangibile risultato, fino al sinistro di Romagnoli che vale solo una breve illusione. Il Napoli fa ancora festa. Al San Paolo non si passa.