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Non si può arrivare alla partita più importante della stagione in quel modo

Napoli fuori dalla Champions dopo la sciagurata partita di Bilbao con l’Athletic. Società, allenatore e squadra sono arrivati impreparati a una gara che valeva 30 milioni di euro.
A cura di Maurizio De Santis
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No, non si può arrivare alla partita più importante della stagione in quel modo. Conciato com'era, il Napoli ha dimostrato di non meritare la ribalta prestigiosa della Champions League, d'essere una provinciale. Male in arnese. Pessima figura, da dilettante allo sbaraglio. Scarico prima di cominciare. Mentalmente distratto. Con gli occhi da micetto spaurito. Incredibilmente fragile. Senza difesa. Per metà brocco e per l'altra… boh? Che vuoi dire d'una squadra che prende gol in maniera sciagurata? Che ricicla in mediana un cavallo di ritorno (Gargano) nella speranza che faccia bella figura così che abbia buon mercato? Che prende Koulibaly (promettente ma ancora acerbo) e gli chiede di fare il Mascherano? Che lascia andare Pepe Reina a fare la riserva del Bayern Monaco? Che piazza tra i pali Rafael, un bravo ragazzo timorato di Dio ma con poca ‘cazzimma' e ancor meno esperienza? Che pensa a Michu come vice Higuain poi lo spedisce in tribuna al San Mamés e fa giocare Zapata? Che ancora non sa cosa fare d'Insigne ma lascia che il tempo e il malessere che cova logorino lui e il suo valore di mercato? Che permette a Callejon (lui non ha fatto il Mondiale) di presentarsi in uno stato di forma indecente? Come l'ombra del calciatore esploso nella scorsa stagione. E Hamsik? Sì, d'accordo ha segnato il gol del momentaneo vantaggio ma ha stufato pure lui. Da Marekiaro ci si aspetta di più.

E Zuniga? Fermo un anno per infortunio, pagato a peso d'oro, tirato a lucido per la Colombia di Brasile 2014 e poi indisponibile perché non al top della forma. E Maggio che a 32 anni si lascia infinocchiare da un semplice blocco in area? Ma fate sul serio? E pensare che l'Athletic, spauracchio alla vigilia, ha perfino vacillato davanti al suo pubblico contro un avversario mediocre. L'orgoglio, almeno quello, dov'era? Sul piatto c'erano 30 milioni di euro (e di buoni motivi) da andare a prendere e reinvestire (non da nascondere sotto la mattonella) per alimentare il ‘progetto di crescita'. Lo si sapeva da mesi, da maggio scorso. E bisognava arrivare preparati. Potenziati sul mercato, migliorati dal punto di vista tattico. Senza fare follie ma con idee chiare, una strategia possibile, un'identità di gioco e rinforzi giusti. Invece società, allenatore (che ha il contratto in scadenza nel 2015) e squadra si sono lasciati trascinare dalla risacca. De Laurentiis ha iniziato a parlare di scudetto ma sperato e atteso che arrivasse il tesoretto della qualificazione prima di muoversi con maggiore decisione sul mercato. E adesso gli restano un po' di fichi secchi per fare le nozze.

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