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Non facciamo gol, non vinciamo da un anno: questa è l’Italia ma non è tutta da buttare

La prestazione e la sconfitta in Portogallo mettono ancora una volta in controluce l’Italia di Mancini e ne esaltano tutti i difetti: non fa pressing, non fa gioco sugli esterni, non crea occasioni da rete. La vittoria in una gara ufficiale ci manca da ottobre 2017. Serve tanto per non colare a picco, ma una speranza di vedere la riva ce l’abbiamo ancora.
A cura di Jvan Sica
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Il primo, enorme, insuperabile e devastante problema della nazionale italiana sono le punte. Il problema è, uso un termine non per sintesi giornalistica ma perché è la pura realtà dei fatti, che sono scarse. Le punte pure in rosa in queste due partite di Nations League non hanno classe, non sanno rifinire una per l’altra, non hanno tiro, non hanno spunto in velocità, non sanno muoversi, pressano male, non si smarcano sulle palle dalle fasce, non sappiamo se magari hanno fiuto del gol perché in due partite non hanno mai tirato in porta.

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Costruire e far giocare una squadra partendo da un handicap del genere è uno scoglio troppo difficile da superare, ancor di più per noi che abbiamo una manovra raffazzonata, che si basa sulla buona volontà degli esterni e sulle loro corse a perdifiato quasi sempre senza costrutto.

Prendiamo le due squadre che abbiamo affrontato in queste due partite: Lewandovski con i suoi movimenti senza palla faceva giocare bene tutti i centrocampisti polacchi, aprendo spazi enormi dove ad esempio Zielinski si è inserito per il gol di Bologna. Stasera un giocatore normale, come André Silva, è stato sempre tecnicamente bravo nel dare respiro alla manovra di contrattacco, oltre a farsi trovare pronto e freddare l’Italia nella sola occasione da gol che ha avuto. Avere attaccanti di questo tipo è vitale per ogni squadra. Al di là poi degli attaccanti troppo scarsi che abbiamo in rosa, l’Italia vista in queste due partite pecca in alcuni principi di base per una squadra che voglia fare calcio contemporaneo.

  • Ha prima di tutto un pressing incostante e asincrono, le mezzali e il metodista lo portano a sprazzi e quasi mai con lo stesso ritmo. Pressare bene ha una grande importanza, farlo male ti porta a scoprirti. Il gol contro il Portogallo nasce proprio da lì. Pressing fatto male da Caldara e l’esterno che si allarga troppo e non sostiene il difensore, palla persa, l’attaccante portoghese ha 30 metri di campo libero e va in porta.
  • Altro principio che ci manca completamente: il gioco sugli esterni che tutte le squadre sviluppano. Ma voi quanti cross vi ricordate fatti dalle squadre di Sarri, Klopp, Guardiola, Tuchel, Giampaolo, Valverde, solo per citare i primi che propongono un calcio moderno? Sia a Bologna che a Lisbona, i nostri terzini prendevano palla, avanzavano e crossavano, spesso male tecnicamente oltretutto, per un centravanti che doveva prendere palla in mezzo a tre avversari. Mai una volta che l’esterno di difesa scambiasse palla con la mezza-punta e la mezzala per costruire un triangolo di avanzamento.
  • Terzo principio di calcio contemporaneo in cui siamo completamente assenti è il movimento fra le linee. Nessuno dei nostri calciatori riesce a galleggiare in quelle zone di campo in cui gestire tecnicamente la palla ti può portare a disordinare gli avversari. Non la sappiamo servire in questi spazi, forse perché non ci sappiamo muovere per riceverla e condurla. Abbiamo esterni di gamba, mezzali di sacrificio, nessuno che pensa come rifinire nel momento in cui riceve il pallone.
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Detto questo dobbiamo andare avanti, possiamo anche andare in B in Nations League, qualificarci per forza di cose ai prossimi Europei, che in parte sono anche nostri con la partita inaugurale a Roma e non esserci sarebbe davvero qualcosa di clamoroso. Poiché dobbiamo continuare a giocare, da queste due partite alcune cose buone da tirare fuori, ci sono.

  • Abbiamo un portiere del 1999 che fra i pali è un mostro di bravura. Se cresce in alcune cose tecniche molto importanti, in autorevolezza nelle uscite e gestione della difesa, diventa un giocatore fantastico.
  • Abbiamo una coppia difensiva composta da buoni centrali, su cui possiamo puntare per il futuro, Caldara e Romagnoli, potremmo avere qualcosa da Emerson Palmieri, che sa mettere palla a terra e invece di crossare sa giocare nei mezzi spazi, e qualcosa anche da Chiesa se non lo costringono a sbattersi ovunque per toccare palla.

Qualcosa c’è, bisogna miscelarlo con qualcos’altro da trovare e testare presto (ad esempio Barella mezzala titolare) e almeno continuare nella buona volontà che davvero tutti ci mettono. Sembriamo dei disperati, in mezzo al mare della mediocrità che non conoscevamo. Serve un capitano che intuisca la rotta giusta, alcuni marinai ai posti fondamentali per condurre la barca in porto e il resto deve pregare e fare piccole cose che servono per non affondare. Serve tanto per non colare a picco, ma una speranza di vedere la riva ce l’abbiamo ancora.

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