video suggerito
video suggerito

Non abituiamoci alla mediocrità. Il bilancio della Nazionale di Mancini dopo 3 gare

La decrescita felice dell’Italia nel calcio: la classe ’90-’95 ormai ha il marchio d’infamia dell’eliminazione mondiale che l’ha segnata per sempre, quelli più giovani non sono ancora all’altezza delle ambizioni per il futuro. Quando Chiesa ai microfoni della Rai dice che Mbappé visto da vicino fa paura per tecnica e velocità e che in un futuro arriveremo anche noi a quel livello, il grande problema di questo discorso è che Mbappé è di un anno più giovane di Chiesa.
A cura di Jvan Sica
13 CONDIVISIONI

Ripartire, ripartire, ripartire. Ormai è un mantra e lo ripetiamo tutti, con un misto di nostalgia per i Mondiali che non giocheremo e di speranza in una Nazionale che abbandoni l'idea di decrescita felice. Ma ripartire non è automatico e non è un percorso già definito, bisogna metterci del nostro, per raggiungere chi è già a 100 km/h per noi che partiamo da 20 km/h non è facile. Tutti dicono sia una questione di tempo. Niente di più falso: serve avere idee e uomini subito, il tempo non ha mai fatto correre un'automobile più veloce.

Immagine

Le tre gare di Mancini sono state una sorta di prima prova di preselezione per capire su chi poter fare affidamento in futuro. I giovani ci sono, ma sono più scarsi degli altri. Quando Chiesa, il migliore per carità, ai microfoni della Rai dice che Mbappé visto da vicino fa paura per tecnica e velocità e che in un futuro arriveremo anche noi a quel livello, il grande problema di questo discorso è che Mbappé è un anno più giovane di Chiesa. E mi fermo qui altrimenti c'è da angosciarsi.

Le cose che ci mancano sono tante ma la prima, più impellente di tutte, forse non ce l'aspettavamo. Noi, terra di Facchetti, Maldini (e mettiamoci pure di Benarrivo) non abbiamo terzini all'altezza del calcio contemporaneo. Non dico che ci manca un Kimmich, ma non abbiamo nemmeno un Pavard che in Francia è il settimo terzino destro schierabile da Deschamps. Il laterale basso oggi ha acquisito competenze che i laterali provati da Mancini non hanno minimamente: la capacità di entrare in mezzo al campo e fare regia, quella di farsi trovare tra le linee di passaggio dei centrali difensivi e aprire gli spazi poi alle mezzali giocando di prima, avere piedi dolci per cambiare ritmo ai limiti dell'area di rigore avversaria. I nostri laterali sono rimasti allo ‘spingi e allargati' classico di un 4-4-2 schematico che ormai è completamente sorpassato.

Poi ci manca clamorosamente la fisicità. Chiesa aveva ragione, vedere uno di 70 chili di muscoli correre i 100 metri in 11 secondi come fa un Mbappé fa davvero paura. Noi siamo piccoli e ci stanchiamo presto. Una volta sopperivamo a tutto questo con il sacrificio ai limiti del dolore fisico, oggi non basta più, nemmeno per chiuderci tutti in area di rigore. Un esempio è il gol del pareggio preso ieri dall'Olanda.

La prima cosa realmente centrale per ripartire non riguarda però il fisico, ma è un fatto di testa: non dobbiamo in nessun modo abbandonarci alla mediocrità e accontentarci della logica dell'abbastanza. E per fortuna Mancini in tutte le interviste di questi giorni ha tenuto a sottolineare proprio questo, l'abbastanza non ci può bastare per ricominciare un percorso, serve una sgasata il prima possibile. La devono dare i ragazzi più giovani perché la classe '90-'95 ormai ha il marchio d’infamia dell’eliminazione mondiale che l’ha segnata per sempre. Un’ultima cosa serve davvero, forse anche prima di tutto il resto: studiare. I calciatori italiani dovrebbero studiare gli altri e non solo imitarli o immaginarli. Beh, dirlo adesso con un Paese che vuole chiudersi sempre di più è una bella inversione di tendenza.

13 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views