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Nayim e quel gol da centrocampo che ha fatto la storia

La rete di Florenzi al Barcellona richiama la gemma di Nayim che ha deciso la finale di Coppa delle Coppe 1995. Un gol speciale, per un ex giocatore del Tottenham, che condanna alla sconfitta l’Arsenal.
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Nella sua storia, nessuna squadra ha mai difeso il titolo in Coppa delle Coppe. La Fiorentina, l’Atletico Madrid, il Milan, l’Anderlecht, l’Ajax, il Parma e il PSG hanno tutte perso in finale da detentori del titolo. Il sogno emiliano si ferma a Copenhagen nel 1994 contro l’Arsenal, privo di Ian Wright. Dodici mesi dopo, i Gunners tornano in finale. E la storia è destinata a ripetersi, nella forma più spettacolare. È il gol da centrocampo di Nayim, che ha passato cinque stagioni al Tottenham, a dare al Saragozza il secondo titolo europeo dopo la Coppa delle Fiere del 1964. Un gol che a molti è tornato alla mente dopo la perla di Florenzi al Barcellona.

Le semifinali – C’è ancora una squadra italiana sulla strada dell’Arsenal verso la finale, la Sampdoria, che ha cullato a lungo il sogno della sua quarta finale europea. Sul 3-1 al ritorno, dopo la doppietta di Bellucci, sembrava fatta. Ma la punizione di Schwartz vale il 3-2 che pareggia esattamente il risultato dell’andata e rimanda tutto ai supplementari, poi ai rigori. Seaman è miracoloso, ne para tre: respinge soprattutto l’ultimo, di Lombardo, che aveva firmato a Oporto la qualificazione alla semifinale. Si giocano il titolo al Parco dei Principi contro il Saragozza, che ha eliminato negli ultimi due turni Feyenoord e Chelsea, tornato in Europa per la prima volta dal 1971-72, dall’eliminazione al secondo turno della Coppa delle Coppe per la peggior differenza reti contro gli svedesi dell’Atvidabergs.

La vigilia – Per l’Arsenal, la finale è l’occasione di riscattare una stagione triste. Il 21 febbraio 1995 l’era del tecnico Graham finisce nel segno dello scandalo: avrebbe intascato 400 mila sterline in nero per l’acquisto di John Jensen e Pal Lydersen. Stewart Houston, il suo vice, resta come traghettatore. E i Gunners sacrificano il campionato in nome dell’Europa. Chiudono dodicesimi, a pari punti con lo Sheffield Wednedsday, solo sei sopra la zona retrocessione, a 38 dai campioni del Blackburn Rovers. Perfino il Tottenham finisce davanti: non succederà mai più. Il Saragozza ha chiuso settimo nella Liga: è la squadra che ha pareggiato meno, solo 7 volte. L’interesse è tutto per la sfida tra bomber: Juan Esnaider, 16 gol in campionato, contro Ian Wright, che insegue un record, vuole segnare in tutte le partite della Coppa delle Coppe.

La finale – Per oltre un’ora, la finale è tutt’altro che memorabile. Ian Wright porta gli unici pericoli del primo tempo, ma l’Arsenal fatica a creare occasioni: a parità di possesso palla, finirà con solo 7 tiri all’attivo contro i 22 degli spagnoli. La partita si accende al 67’. Da 25 metri, Esnaider pesca il jolly dell’1-0. Il vantaggio dura 8 minuti: Parlour e Merson combinano e servono a Hartson la palla del pareggio. E otto ne mancano alla fine quando Dixon stende Pardeza in areal caso I. L’arbitro Ceccarini di Livorno, proprio lo stesso di Iuliano-Ronaldo, lascia proseguire. Si vai ai supplementari. Il Saragozza spinge. La parata più difficile è di Seaman, che devia sul palo il colpo di testa di Xavier Aguado. I rigori sembrano inevitabili.

Quella scommessa con Gazza – Ma Nayim ha altre idee. “Avevo giocato cinque anni col Tottenham e mi ricordavo che l’Arsenal aveva sempre tenuto la difesa alta col portiere fuori dai pali, come un libero” spiega. L’ha portato a Londra Terry Venables dal Barcellona, che l’ha appena licenziato licenziato l’anno prima, una delle più travagliate nella storia recente blaugrana: dopo l’inglese, viene chiamato Luis Aragones che in preda a crisi di depressione, lascia la guida della squadra a Charles Rexach. Il 28 aprile dell’88 la crisi tecnico-societaria sfocia nell’“ammutinamento dell’Hesperia”: i giocatori convocano i giornalisti all’Hotel Hesperia di Barcellona e chiedono le dimissioni del presidente Nunez (che arriveranno l’anno dopo). Inizia l’era Crujyff e Nayim, sbarcato a 13 anni in Catalogna da Ceuta, enclave spagnola in territorio marocchino, fa le valigie per l’Inghilterra. La permanenza inglese non è particolarmente brillante, ma a tenerlo su di morale ci pensa Paul Gascoigbe, che lo sfida a mandare la palla dritta in un bidone da 50 metri. Leggenda vuole che Gazza perdesse piuttosto spesso.

Nayim from the halfway line – C’è molto più di una scommessa con un compagno di squadra in palio quando Nayim prende palla vicino la linea di centrocampo. Prima pensa di servire in profondità Esnaider, che però è in fuorigioco. E allora ci prova. Colpisce un po’ d’esterno, e la palla si impenna nella notte parigina. Seaman all’inizio la osserva senza timore, poi capisce che la traiettoria è letale, e prova a rinculare, ma si tuffa troppo presto e non la tocca. “Ero nella posizione giusta per evitare quel gol” ammette Seaman. “E’ stato il momento peggiore della mia carriera”. I tifosi del Tottenham creano quasi subito una fanzine che a quel momento si ispira, “One Flew Over Seaman’s head”, Qualcuno volò sulla testa di Seaman (gioco di parole con il titolo originale di Qualcuno volò sul nido del cuculo, One flew over cuckoo’s nest). E il coro “Nayim from the halfway line” diventa l’accompagnamento di parecchi North London Derby negli anni a venire. Col suo primo gol all’Arsenal, Nayim ha fatto la storia. “Ma non è stato un caso” dirà al Guardian. “Chiunque mi conosca sa che volevo tirare. Capisco che qualcuno possa pensare si sia trattato solo di fortuna, ma non è così: pensare di tirare da 40 metri, spostato vicino la linea laterale, all’ultimo secondo di una finale, non è normale”

Un segno indelebile – “Quel gol ha lasciato il segno” ha commentato anni dopo Nayim. Gli hanno perfino intitolato una strada, la Gol de Nayim, a Trasmoz, nella provincia di Aragona, la stessa di Saragozza. Per festeggiarlo, corre nella metà campo avversaria anche il portiere spagnolo Cedrun, che all’improvviso ha un ripensamento pieno di paura. “Mi ricordai di un gol preso proprio così da Chilavert, con gli avversari che alla ripresa del gioco tirarono da lontanissimo mentre lui stava ancora esultando”. Nessun giocatore dell’Arsenal, però, ha il suo stesso ricordo in quegli ultimi istanti di partita. Alla fine c’è spazio solo per la festa. Mentre i compagni di squadra sono già al ristorante, però, Nayim è ancora nello stadio per i controlli anti-doping. Esce solo, nella notte di Parigi. Nel silenzio di una sera dai mille colori, passa un pullman di tifosi del Saragozza, che quasi non credono ai loro occhi. “Ma è Nayim, che ci fa qui?” si chiedono. Sta aspettando nella notte un taxi che non arriva. Finirà scortato in centro dal pullman dei suoi tifosi. “Il senso del calcio” dirà anni dopo, “è tutto qui”.

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