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Napoli, quando diventerai grande?

Ha vinto lo scudetto dei conti, ma il tricolore l’ha solo accarezzato. La prima stagione di Sarri rimane un miracolo su cui costruire un futuro più ambizioso. Anche nelle scelte di De Laurentiis, poco amato in Lega, che passano per un nuovo stadio di proprietà.
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All'inizio della stagione, il terzo posto sembrava il miglior traguardo possibile. Ora, con lo scudetto accarezzato per metà campionato e col destino nelle mani, a 90 minuti dalla fine della stagione suonerebbe quasi come un fallimento. In questa stagione double-face c'è tutto il Napoli di De Laurentiis, con i conti in ordine e l'insostenibile leggerezza di diventare grandi. Con una stagione oltre le attese su cui costruire un futuro diverso.

Gioia o rimpianto – Il presidente nemmeno credeva a Maurizio Sarri, tanto da provare anche in extremis a prendere Montella. Gli ha fatto firmare un contratto capestro, ma il tecnico ha vinto tutte le sue battaglie in campo. Comunicazione a parte, ha costruito con Higuain la loro miglior stagione di sempre, un campionato quasi irripetibile. Ma che sapore ha un campionato così? Ha il sapore di un fiore non colto, con Milan e Inter fuori dalla lotta e una Roma un crisi nera fino a febbraio. Dopo il girone di andata il calo c'è stato, che sia fisico o mentale o entrambi poco importa. Importa soprattutto capirne le origini per evitare che la scena si ripresenti l'anno prossimo.

Quanto vale la Champions – “Conta solo il presente” diceva Sarri prima della sfida di Torino. “Arrivare terzi non cambierebbe la cifra del nostro incredibile campionato, anche se ovviamente ci piacerebbe molto che diventasse straordinario”. La sicurezza della Champions, però, rispetto all'incertezza dei preliminari e del rischio di declassamento in Europa League, la differenza la fa eccome. Il secondo posto, senza contare i premi legati ai risultati, garantisce almeno 38,8 milioni. Il terzo, sempre che passi il preliminare, ne frutta 28,8. E De Laurentiis dovrebbe saperlo meglio tutti. Il rosso di 13 milioni del bilancio 2015, il primo in passivo dopo otto anni, dipende in gran parte proprio dalla sconfitta contro l’Atletico Bilbao e dalla sostanziale assenza di plusvalenze di rilievo: la società infatti è passata dai 69,3 milioni del 2014 grazie alla cessione di Cavani al PSG agli 11 del 2015, dovuti quasi esclusivamente al passaggio del difensore Federico Fernadez allo Swansea. Il tesoretto di 59 milioni consente comunque una notevole tranquillità finanziaria. Ma il piano di auto-sostentamento, il diktat di reinvestire solo gli eventuali guadagni che il presidente ha dato fin dall'arrivo nel 2004, non permette troppi strappi alla regola.

Nessun top player a gennaio – E l'ultimo mercato di gennaio è lì a dimostrarlo. Era il momento del Napoli migliore, che davvero sognava la festa scudetto e la vendetta finale sugli arci-nemici della Juventus. Certo, gli azzurri hanno comunque speso più di tutti, 9,65 milioni nel mercato invernale. Ma il top player che avrebbe alimentato, trasmesso, giustificato i sogni di gloria non è arrivato. E la spesa più “folle”, l'investimento più alto restano gli 8 milioni per l'atalantino Alberto Grassi non può certo bastare da solo per attirare una fantasia da troppo parcheggiata.

Fatturato da migliorare – Il fatturato del Napoli, però, è rimasto di fatto lo stesso di cinque anni fa: crescono solo gli introiti da diritti tv, che però non dipendono evidentemente dalle politiche societarie. Il club, che gestisce al 100% i diritti dei propri giocatori, come fa solo il Bayern Monaco, per la prima volta ha superato il 55% nel rapporto fra costi del personale e fatturato. Una percentuale ben lontana dal valore di allarme. Un segno, però, di una politica che nell'ultimo lustro si è cullata nella stabilità sportiva e nella sicurezza economica. L'epifania di una società che non è proprietaria delle strutture, nemmeno degli impianti di allenamento per le giovanili, che paga un affitto anche per il centro di Castelvolturno come per il San Paolo.

Lo stadio – Lo stadio è rimasto di proprietà del comune, nonostante i proclami del presidente sulla possibilità di realizzarne uno nuovo, fuori città, a Frattamaggiore o addirittura a Caserta, che però sono apparsi più come tentativi di mettere in allarme i vertici di Palazzo San Giacomo. Il comune ha bocciato la prima proposta del presidente, una convenzione di 99 anni a 100 mila euro l'anno, una cifra dieci volte inferiore, per i vertici comunali, al valore potenziale dell'impianto. La strada, dalla prossima estate, passerà per un finanziamento da 25 milioni di euro, attraverso il Credito sportivo del CONI, per interventi di ammodernamento. “Stiamo predisponendo il piano” diceva De Magistris a fine aprile. “È un risultato importante per nulla scontato, che consente di realizzare gli interventi urgenti per cercare di rendere lo stadio più sicuro». Il piano “permetterà alla società di definire il progetto con cui , a come ci dicono, si avvierà la riqualificazione dell’impianto non solo per le partite, ma che renderà il San Paolo un luogo di ritrovo e di attività per tutta la settimana. Poi con la società lavoreremo per questo progetto di intera riqualificazione dello stadio”.

Il futuro – Ma una squadra che ormai rimane stabilmente in Europa da sette anni, ha ormai raggiunto la fase di maturità necessaria e sufficiente per un cambio di passo. Confrontarsi nell'elite del calcio europeo, anche per un pubblico appassionato come quello azzurro, richiede una cornice adeguata. Certo, non è una strada facile. A Roma lo stadio che dovrebbe ispirarsi al Colosseo, sempre che il nuovo sindaco della capitale garantisca l'inizio dei lavori, sembra destinato a essere più di proprietà di Pallotta. Per non parlare dell'idea approvata e presto naufragata del nuovo impianto del Milan in area Fiera, che avrebbe richiesto un investimento pesante per una società in rosso per oltre 90 milioni solo nell'ultimo anno. Tuttavia, l'esempio del Sassuolo e soprattutto della Juventus dimostra che il successo passa soprattutto dalla diversificazione dei ricavi. E lo stadio di proprietà è il primo passo per aprirsi la strada verso un futuro ancora più azzurro.

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