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Napoli-Milan, perché Ancelotti e Higuain non sono core ‘ngrato (e pensano a vincere)

La partita Napoli-Milan ha sempre avuto un fascino particolare. Sarà così anche sabato sera per due protagonisti in particolare: Carlo Ancelotti e Gonzalo Higuain guarderanno dall’altra parte del campo, ricordando e immaginandosi (forse) ancora con i vecchi colori addosso. Ma sarà l’emozione di un attimo, perché per entrambi è il futuro il posto più interessante verso cui andare.
A cura di Jvan Sica
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Napoli-Milan, soprattutto negli ultimi 30 anni, è una storia prima di tutto di grandi personaggi, di uomini che hanno creato il mito di una partita che ha sempre avuto dentro di sé molti significati. Il 1° maggio 1988 è ancora nella mente di tanti tifosi milanisti, per la vittoria che diede agli uomini di Sacchi lo scudetto e l’applauso di tutto il San Paolo ad una squadra che proponeva un calcio del tutto nuovo. Così come i tifosi napoletani non possono dimenticare il colpo di testa da trenta metri del loro re, Diego Armando Maradona, a superare Giovanni Galli e la palla che rimbalzava verso la rete. E più vicino a noi come dimenticare la quaterna prodigiosa di Van Basten nel 1992, che ha anticipato di diciasette giorni un’altra quaterna del Cigno di Utrecht contro il Goteborg in Champions League, o la grande partita di Hamsik nel 2008, che ha negato la Champions League al Milan di Ancelotti? Ecco, uno dei nomi e dei motivi che rende il prossimo Napoli-Milan ancora più speciale. Fra i tanti personaggi e grandi del calcio che hanno giocato questa partita, mai c’era stato un doppio incrocio come quello che vivranno Carlo Ancelotti da una parte e Gonzalo Higuain dall’altra.

Sintetizzare cosa è stato Carlo Ancelotti per il Milan è impossibile. Da calciatore è stato l’anima del centrocampo sacchiano, il quale affidava a lui le regole e a Donadoni la libertà. Ha saputo prima di altri monumenti, come Baresi, comprendere la portata rivoluzionaria del calcio di Arrigo Sacchi e lo ha appoggiato fin dall’inizio, risultando fondamentale in un momento critico della prima stagione, quando sembrava più che probabile un esonero dell’allenatore di Fusignano. Questa fedeltà, o potremmo chiamare fede perché ancora non era evidente quello che il sacchismo poteva essere, di Ancelotti è stata poi premiata da Sacchi che lo ha voluto come vice allenatore in Nazionale, vivendo con lui Usa ’94, e poi dal Milan, che lo chiamato ad allenare la squadra nel 2001, dopo una controversa esperienza alla Juventus. In una squadra che sembrava stesse perdendo colpi, a favore proprio dei bianconeri, Ancelotti è riuscito a vincere di nuovo tutto, perdendo una finale di Champions League che sembrava vinta contro il Liverpool, per poi rivincerla contro la stessa squadra due ani dopo.

  • Da avversario Ancelotti ha affrontato il Milan tante volte, ma questa sembra essere molto speciale. Non allenava in Italia dall’addio proprio al Milan, nel 2009, e Napoli per lui sembra essere proprio quello che al Milan gli era già riuscito, ovvero prendere una squadra che per molti non poteva dare di più, portandola invece un passo più in là.

Gonzalo Higuain tre anni fa era letteralmente il re di Napoli. Anzi, se vogliamo essere più corretti ne era l’imperatore. Con 36 gol in una sola stagione di serie A aveva battuto il record assoluto di reti in un singolo campionato italiano di Nordahl ed eguagliato il record di Rossetti che resisteva dal 1928-'29, quando il campionato si disputava in più gironi. Era per tutti l’uomo su cui poter davvero attaccare la Juventus per la vittoria dello scudetto. Nell’estate 2016 invece accade l’imponderabile. Higuain va alla Juve per circa 90 milioni, Sarri non può che accettare la decisione e il Napoli perde altri due scudetti consecutivi.

  • I ritorni di Higuain al San Paolo sono stati molto fastidiosi. I tifosi fischiavano il loro ex beniamino e lui ha cercato in tutti i modi di scaricare la colpa su De Laurentiis, puntando l'indice verso la tribuna. Adesso il pubblico napoletano ha meglio digerito il suo abbandono e il fatto di aver lasciato anche la Juve per il Milan colora questo nuovo ritorno di maggiore indifferenza (forse).

Resta il fatto che come Ancelotti per il Milan, Higuain per il Napoli sono pezzi di storia e non possono essere dimenticati con una scrollata di spalle. Per questo motivo, per entrambi la partita di sabato sarà speciale, così come sarà speciale ammirare un Napoli che cerca di lasciare la sponda ormai conosciuta del gioco di Sarri per lanciarsi nel mare aperto che il nuovo allenatore gli sta proponendo, mentre dall’altro lato deve essere proprio Higuain il campione sulle cui spalle un Milan finalmente con capo e coda vuole tornare nelle posizioni che gli competono. I due guarderanno dall’altra parte del campo, ricordando e immaginandosi magari ancora con i vecchi colori addosso. Ma sarà l’emozione di un attimo, perché per entrambi è il futuro il posto più interessante verso cui andare.

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