Napoli, mercato e rinnovo di Sarri: le ultime notizie sulle trattative
"Se ho la sensazione di poter far contento questo popolo rimarrò volentieri, altrimenti rimarrei meno volentieri". Nelle parole di Sarri dopo lo 0-0 contro il Milan c'è un universo che si svela. E si comprende se combinato con l'orgoglio per una certa sottovalutazione, dice, dei risultati. "Vuol dire che tutti hanno cambiato modo di valutarci" spiega. Eccolo, l'ordito del ragionamento. Ci considerano una grande, siamo fra le grandi, accontentarsi del bel gioco, del provarci beckettiano, non più bastare. Per la felicità servono campioni e trofei, e un cambio di prospettiva in campo e fuori.
Sarri tra l'azzurro e i Blues
Sarri ha parlato anche da una posizione di forza che dipende dal secondo posto matematico, dal record di punti in Serie A per il Napoli, dall'interesse delle big d'Europa. I lati oscuri della forza, certe deprecabili uscite in conferenza stampa, non adombrano del tutto la luce del gioco degli azzurri. Un gioco che potrebbe, secondo il "Mirror" e il "Daily Mail", scurirsi un po', passare dall'azzurro al blue. Abramovich, ai minimi con Antonio Conte, vorrebbe risolvere il contratto con ingaggio da oltre 10 milioni fino al 2019. De Laurentiis ha rivelato al Corriere dello Sport che nel contratto di Sarri c'è “una clausola rescissoria da 8 milioni di euro. Se qualcuno fosse disposto a pagarla e Sarri volesse andare via per ambire a qualcosa di diverso, io non potrei oppormi”.
Il presidente sembrerebbe intenzionato a eliminarla e continuare con l'attuale tecnico. Ma, se le cose dovessero andare diversamente, potrebbe orientarsi su Unay Emery, che darà l'addio al PSG a fine stagione con l'arrivo di Tuchel. Emery è l'unico ad aver vinto tre volte di fila uno stesso trofeo europeo, l'Europa League. Ma le ultime due eliminazioni in Champions, soprattutto la rimonta a Barcellona l'anno scorso, spingono il basco alla ricerca di una personale rivincita.
La squadra: incognita portiere
La felicità di cui parlava Sarri passa per un salto di qualità nella definizione del progetto tecnico. A valle, se dovesse rimanere il tecnico toscano, per una minore rigidità che più facilmente permetterebbe l'individuazione e la valorizzazione di alternative di rilievo. A monte, per una maggiore ambizione anche nelle scelte dei nomi da aggiungere alla rosa.
In caso di conferma di Sarri, basterebbero 4-5 innesti. Sicuramente serve un difensore per dare riposo al 33enne Albiol, almeno un terzino, ancor meglio uno per fascia, un centrocampista creativo di corsa e inserimento da affiancare a capitan Hamsik, e potrebbe essere Golovin, stellina del Cska Mosca che potrebbe anche giocare ala sinistra nel tridente. Molto dipenderà dal futuro di Mertens, che ha una clausola rescissoria, invitante per diversi club viste le sue prestazioni nelle ultime stagioni, di 28 milioni di euro.
Chiunque sia il prossimo allenatore, comunque, la principale casella da riempire rimane il portiere. Sarebbe interessante scommettere su Perin, che anche come carattere potrebbe creare un legame forte con Napoli. Di maggiore appeal europeo sarebbe la scelta di Leno, il portiere classe '92 del Bayer Leverkusen già nel giro della nazionale tedesca, che però potrebbe andare all'Arsenal nella prima stagione della rifondazione post-Wenger. Da Londra, poi, dovrebbero partire Petr Cech e David Ospina. Mentre il nome di Rui Patricio (campione d'Europa con il Portogallo) è divenuto una candidatura molto forte nelle ultime ore.
De Laurentiis può comunque contare su un fatturato salito a 308 milioni nel 2017, e soprattutto su un patrimonio netto pari a 122 milioni (rispetto ai 56 del 2016) di cui 110 milioni di liquidità. Un caso unico nel calcio italiano che potrebbe consentire un mercato ambizioso per avvicinare le big d'Europa.
Il San Paolo in vendita? Per 50 milioni, si può fare
L'identità di un brand passa anche per le manifestazioni tangibili della sua presenza. L'identità di una squadra, di conseguenza, si estrinseca anche nella qualità delle strutture. Il Napoli resterà ad allenarsi a Castel Volturno, con spazi ulteriori per prima squadra e giovanili e la prospettiva sempre meno teorica di una piscina per il recupero degli infortunati.
E lo stadio? All'inizio di aprile, in un'intervista a Mattina 9, sull'emittente locale Canale 9, il sindaco De Magistris ha aperto per la prima volta alla vendita del San Paolo. L'idea, ammette, non lo affascina ma “se arrivasse un'offerta valida la prenderemmo in considerazione e probabilmente farei un referendum consultivo in città: se la maggioranza dei napoletani dovesse essere favorevole alla cessione ad un prezzo dignitoso potrei anche pensarci”. E di fatto fissa anche la cifra: non vale meno di 50 milioni. Vista la spinta che lo stadio di proprietà ha dato alla Juventus e le possibilità che potrebbe aprire per la holding di De Laurentiis, è un investimento da non scartare.
In questo modo il Napoli, che l'anno scorso ha visto crescere del 30% i costi per la rosa, avrebbe la certezza di vedere salire i ricavi da botteghino, di poco inferiori ai 20 milioni l'anno scorso (aumentano in Europa, scendono in Serie A), e allargare il perimetro dei ricavi commerciali, stabili a 32,8 milioni.
Un Napoli sempre più internazionale
Anche per questo, il Napoli si sta già aprendo al mondo. Ha annunciato un nuovo profilo ufficiale su Facebook in arabo, per incrementare una presenza resa più solida con l'acquisto di Ghoulam, dopo quelli in polacco e portoghese per massimizzare la presenza di Milik, Zielinski, Mario Rui. E ha inaugurato la prima SSC Napoli Academy all’estero, a Gullin, nella Cina Meridionale, in uno dei paesaggi carsici più spettacolari al mondo. Solo il tempo dirà se si tratta di operazioni episodiche e isolate o di parti di un processo integrato, l'unico in grado di portare un'effettiva espansione del brand. E a ridurre l'atavica dipendenza del Napoli, come di tutti i club in Italia, dai diritti tv.