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Minacciato con una pistola e rapinato: la brutta serata di Insigne a Napoli

Il calciatore avvicinato e ‘ripulito’ da malviventi nella serata di sabato, il fatto è accaduto intorno alle 22.30 mentre era con la moglie e alcuni amici. “Alla partita di Firenze dedicami un gol”, ha detto uno degli aggressori prima di fuggire.
A cura di Maurizio De Santis
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Una brutta serata per Lorenzo Insigne ma per fortuna sta bene. Sabato sera, verso le 22.30, l'attaccante del Napoli è stato assalito da malviventi e ha subito una rapina a mano armata mentre era in compagnia della moglie e di alcuni amici. Due uomini a bordo di uno scooter lo hanno pedinato e all'altezza di un semaforo lungo viale Gramsci, a Mergellina, hanno abbordato l'auto, aperto lo sportello dal lato guida e, mentre gli puntavano una pistola in faccia, hanno fatto razzia dell'orologio Rolex oltre a un braccialetto di valore della consorte. "Alla partita di Firenze dedicami un gol", gli ha poi detto uno degli aggressori prima di fuggire.

Il calciatore – che sirene di mercato dall'Inghilterra lo vorrebbero nel mirino del Tottenham – ha sporto denuncia prima di essere presente regolarmente all'allenamento odierno a Castel Volturno (quartier generale dei partenopei) per sostenere la seduta di rifinitura in vista della partita di domani sera (ore 21) a Firenze. "Lorenzo s'è preso un brutto spavento – ha ammesso il suo procuratore, Antonio Ottaiano, a ‘Kiss Kiss Napoli' – per fortuna assieme alla coppia non c'erano i figli. Ha avuto una brutta esperienza, ma con l'aiuto dei compagni supererà tutto".

Non è la prima volta che i giocatori azzurri vengono presi di mira da malintenzionati: la rapina subita da Insigne va ad aggiungersi ad altre annoverate anche nel recente passato. L'ultimo episodio risaliva al 2014: ad essere avvicinato e ‘ripulito' fu Juan Camilo Zuniga, l'esterno colombiano adesso in prestito al Bologna. In passato episodi del genere accaddero anche alla compagna di Lavezzi, Yanina Screpante, a Marek Hamsik (in seguito anche alla consorte), alla moglie di Edinson Cavani e all'ex centrocampista, Valon Behrami.

Due anni fa, proprio in seguito al processo per rapina scaturito dalla rapina perpetrata nei confronti dell'ex svizzero dei partenopei emerse un retroscena inquietante: il rifiuto o la semplice reticenza dei calciatori del Napoli che non partecipano a eventi, manifestazioni organizzate dai tifosi sarebbe stata la causa di forme di ritorsione. Uno ‘sgarro', quel rifiuto, che andava pagato. Fu questo il senso delle dichiarazioni di Salvatore Russomagno, il collaboratore di giustizia che, interrogato dal pm Anna Frasca, raccontò quel particolare in aula, davanti alla IX sezione del Tribunale presieduta da Nicola Miraglia del Giudice. "C'è un complotto ordito dai Mastiffs per punire i calciatori del Napoli che non presenziano agli eventi organizzati dai tifosi", disse allora.

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