Napoli incompiuto e condannato alla mediocrità (senza un campione vero)
In questo momento, dopo il terzo 0-0 in sei delle ultime partite del Napoli, bisogna iniziare già a chiedersi come giudicare la stagione degli azzurri, oltre a pesarne il livello per poterlo migliorare davvero. Se mettiamo fra parentesi l’Europa League, che Ancelotti ha sempre detto voler giocare sul serio (e questo evidenzia come un tecnico sia grande perché trasmette l’idea che nessun trofeo può essere snobbato), in campionato l’obiettivo possibile e desiderato è già raggiunto. Il Napoli accederà alla prossima Champions League senza problemi.
Essere nello stesso campionato con questa Juventus porta evidentemente a questa situazione, i bianconeri sono troppo superiori per poter pensare di restare al loro passo, cercando anche di giocarsi l’Europa, piccola o grande che sia. Questa condizione però porta anche ad una conseguenza psicologica e ambientale molto strana. Un effetto che spiega subito tutto questo è la poca partecipazione di pubblico nella partita contro il Torino al San Paolo, uno stadio in cui soprattutto nelle partite serali si è sempre sfiorato il tutto esaurito (al netto dei posti non agibili).
Il fatto di non poter giocare per l’obiettivo massimo possibile quando ci sei solo ad un passo, sviluppa una condizione negativa difficile da decifrare. Ci si muove fra la terra di mezzo (ovvero una condizione in cui sai che tutto quello che farai non servirà comunque per arrivare al massimo) e la mediocrità, che è lo step successivo, ovvero quando questa sensazione di impossibilità ti fa fare le cose meno bene e ad una velocità più lenta rispetto a quello che potresti fare.
Capire in quale territorio terminerà la stagione il Napoli, decidendo quindi dove si è fra medietà e mediocrità, sarà necessario per capire dove si vuole andare nel prossimo futuro. Il Napoli di oggi si ritrova in una situazione molto simile a quello di Sarri, ovvero con gli uomini contati se si vuole puntare ad un trofeo. Ancelotti, rispetto all’allenatore del Chelsea, ad inizio anno ha fatto giocare molti più calciatori, ma nelle ultime partite, quelle in cui serviva non staccarsi troppo dalla Juve per giocarsela fino alla fine e restare sul pezzo in Europa League, i titolari sono sempre gli stessi, anche per colpa dell’infortunio di Albiol e dell’addio di Hamsik.
Partendo da questo punto, che si ripete ormai da anni, il Napoli del futuro deve prima di tutto avere almeno 15-17 titolari di cui fidarsi sempre, in ogni situazione, e non riserve a cui non ci si può rivolgere nemmeno contro lo Zurigo o il Torino. Oltre a ciò, è arrivato il momento di ravvivare l’ambiente con un acquisto che faccia sognare. Il primo effetto deve essere proprio questo, riaccendere un entusiasmo che non si riesce più ad auto-ravvivare, e in secondo luogo sceglierlo in base al fit che può avere con gli altri giocatori della squadra. Se il grande campione vuole un adattamento, deve essere fatto, costi quel che costi. Lo ha fatto la Juve, vincitrice degli ultimi sette scudetti con l’arrivo di Cristiano Ronaldo, perché al Napoli dovrebbe essere così difficile e portare a conseguenze così potenzialmente pericolose?