Napoli in grigio, Juve in giallo: al San Paolo ha vinto il marketing, perso la tradizione

Il Natale è vicino ma al San Paolo hanno passato una serata dai contorni carnevaleschi, in occasione della partitissima della quindicesima giornata di serie A. La colpa di tutto questo, è da attribuire a chi ha deciso di far scendere in campo Napoli e Juventus con divise di gioco dai colori improbabili e che nulla hanno a che fare con quelli tradizionali delle bandiere delle rispettive tifoserie.
Il marketing sopra ogni cosa
L'azzurro del Napoli e il bianconero della Juventus, alla fine si sono visti solo sugli spalti. In campo, invece, è andato in scena un festival multicolore degno del miglior carnevale di Rio de Janeiro. La squadra di Sarri ha infatti utilizzato il grigio antracite (la quarta maglia già vista contro il Milan), mentre la Juventus ha optato per il giallo della seconda divisa. Più che i campioni d'Italia, a vincere è stato dunque il marketing: l'esigenza di vendere (sempre e comunque) magliette, alla faccia della storia di ogni società e dell'affetto di milioni di tifosi.

Il graffio di Sarri
Il pubblico di Fuorigrotta è però abituato e rassegnato a questo andazzo. Dopo aver visto la propria maglia violentata dalle stravaganti scelte delle passate stagioni (la versione "camouflage" grida ancora vendetta), l'azzurro spunta ormai soltanto sulle tribune dello stadio napoletano. In realtà, anche Sarri lo ha indossato nel match con la Juve. Il mister, anche perchè obbligato dal quarto uomo, è stato l'unico con un po' d'azzurro in una serata grigia. Svestita la felpa d'ordinanza, al termine della gara Sarri è stato come al solito graffiante: "Speravo di morire prima di vedere un Napoli-Juventus con le maglie gialle e nere. E' stata una cosa che mi ha fatto tristezza".

Il caso dell'Inter
Maurizio Sarri non ha ragione, di più. Il match del San Paolo è stato un pugno in un occhio per i tradizionalisti del calcio, uno schiaffo al romantico di turno che sognava una sfida tra azzurri e bianconeri. E' stato solo l'ultimo episodio di una lunghissima lista di invasioni di campo del marketing che, purtroppo, non sono ancora terminate. Tra i casi più eclatanti e recenti, come non citare la famosa terza maglia dell'Inter della stagione scorsa, denominata "Sprite" dai tifosi nerazzurri, e la prima di quest'anno già ribattezzata dal popolo interista: la maglia con "i codici a barre".