Napoli, il poco turn-over croce e delizia: dà affidabilità a Sarri ma logora chi gioca
Croce e delizia: il turn over imposto da Maurizio Sarri ha i suoi lati positivi e non. Ha il merito di aver coeso il gruppo di aver definito perfettamente compiti e ruoli di ogni singolo giocatore, responsabilizzando tutti. Ma è anche un boomerang nel momento in cui la squadra deve rifiatare, anche i migliori hanno necessità di recuperare e gli impegni si fanno pressanti. Non è un caso se i due pareggi stagionali in campionato sono arrivati subito dopo gli incontri di Champions League contro il Manchester City. Un elemento su cui dover riflettere perché davanti ad una lunga stagione, il Napoli potrebbe pagare un prezzo salato da qui a maggio.
Napoli e turn over
Il ruolino di marcia è da applausi: 10 vittorie, due pareggi, zero sconfitte. Un primo posto sempre saldo malgrado la Juventus si sia avvicinata pericolosamente, ma pur sempre un primato in solitaria da dover gestire. E proprio qui che il Napoli potrebbe avere un problema a lungo termine: una serie di cambi non all'altezza dei titolari. Se è vero, infatti, che l'undici che scende in campo è al momento tra i migliori d'Italia e d'Europa, allorchè c'è una sostituzione chi entra non è sempre all'altezza della situazione.
Il lato positivo
Il lato positivo è che Sarri possa contare su una affidabilità che altre squadre non hanno: tutti giocano a memoria, ognuno nel suo ruolo senza dover pensare a ballottaggi o altro che non sia l'avversario di turno. Esprimendo anche ottimo calcio e risultati più che positivi. Non è un caso se oggi anche il Napoli è visto al di fuori dei confini italici come una delle realtà meglio apprezzate che giocano a calcio.
Il lato negativo
Il lato negativo è che dietro ai titolari c'è il vuoto. I sostituti ci sono, il Napoli come molte altre squadre che vogliono competere su più fronti numericamente ha due giocatori per ruolo. E' la qualità che viene meno perché dietro ad Hamsik, Ghoulam, Koulibaly, Mertens o Insigne non c'è chi possa reggere il confronto. Costringendo Sarri a cambiare il meno possibile gli interpreti con cui scendere in campo, rischiando di spremerne le potenzialità già a Natale.
Il turn over e gli avversari
Napoli sotto la media: 2,2 uomini
Il poco ricambio del Napoli è evidente soprattutto se lo si raffronta con altre due big che lottano per lo scudetto e sono impegnate anche sul fronte Europa: Roma e Juventus. Allegri dopo i turni di Champions cambia una media di 4,25 uomini , Di Francesco 4,5, Sarri si ferma a 2,25. Troppo poco: uno svantaggio piuttosto che una risorsa.
Di Francesco: ricambi scientifici
Il turnover della Roma è scientifico, con 4 o 5 elementi variati dopo ogni singolo turno di coppa e i giallorossi hanno vinto tutte e quattro le gare una volta rientrati in campionato. Il debuttante Di Francesco, si sta barcamenando al meglio tra Europa e Serie A dove è in corsa per la qualificazione (da primo del girone) e per le prime posizioni in classifica (dovendo recuperare ancora una gara).
Allegri varia nei match post Champions
Le rotazioni di Allegri nella Juventus post Champions sono più variabili: dopo il Barcellona a Sassuolo è sceso in campo con 5 uomini diversi (vittoria), poi con 6 a Bergamo dopo l'Olympiacos (pareggio), 2 a Udine dopo l'andata con lo Sporting (vittoria), 4 col Benevento dopo la trasferta di Lisbona (vittoria).
Spalletti come Sarri ma senza Coppe
Solo l'Inter di Spalletti cambia poco quanto il Napoli ma tra i nerazzurri e i partenopei c'è una differenza sostanziale. Se a Milano, il tecnico nerazzurro continua a puntare sui soliti titolari (sei volte lo stesso undici in 12 uscite) è perché non ha altri impegni infrasettimanali e giocando una volta a settimana se lo può permettere. Ciò che non deve né può il Napoli che deve rincorrere nel girone di Champions e guardarsi alle spalle dai ritorni di Lazio, Juve, Roma e Inter.