Napoli, ecco come gioca il Benfica: la chiave tattica in 5 punti
Il Benfica di Rui Vitoria è una delle squadre più fastidiose da affrontare nel comunque competitivo panorama calcistico della Champions League, a maggior ragione poi, in casa loro al Da Luz. I lusitani, infatti, non hanno mai perso fra le mura amiche in questa stagione con l’ultimo stop nella Primeira Liga datato 12 febbraio 2016, mentre in competizioni europee il ko casalingo manca da giusto un anno (8 dicembre 2015 1-2 contro l’Atletico Madrid di Simeone). Statistiche a parte però, andiamo ad analizzare le caratteristiche tecniche della compagine lusitana che affronterà, nel sesto turno del gruppo B della Champions, il Napoli di Sarri.
4-4-2 classico, fasce laterali e fraseggio stretto
Il Benfica è uno di quei club in grado di mescolare più moduli all’interno non solo della stessa stagione ma anche nel corso della singola partita. Le “Aquile” di Lisbona, infatti, dall’arrivo di Rui Vitoria nella scorsa annata, hanno cominciato un percorso che ha portato la compagine biancorossa ad adottare prevalentemente tre sistemi di gioco: il 4-4-2, il 4-4-1-1 (utilizzato a Napoli) ed il 4-2-3-1.
Quest’ultimo sviluppato con tenacia proprio dal tecnico ex Vitoria Guimaraes per modificare, negli appuntamenti più importanti, l’ormai arcinoto 4-4-2 della precedente gestione Jorge Jesus. In campionato, invece, il collettivo portoghese ha preferito utilizzare il più rodato modulo 4-4-2 attuato con grande fraseggio, pressione alta, aggressività e gioco sulle fasce. Caratteristiche queste che, indipendentemente dai numeri, abbiamo visto anche nella versione europea del Benfica.
Come si sviluppa la manovra
Un gioco quindi che si sviluppa prevalentemente sulle fasce (76% degli attacchi provengono dalle corsie laterali), che predilige le sovrapposizioni dei prestanti terzini Semedo/Almeida a destra e Grimaldo/Eliseu a sinistra e che si esalta con un gioco palla a terra in pieno stile lusitano (45% delle azioni ristagnano sulla mediana).
Due volti: bello in campionato, timoroso in Champions
Con la cessione di grandi prospetti come Renato Sanches, Gaitan e Nelson Oliveira e con una media età davvero bassa per la Champions League (26.4 ma con tante partite giocate con valori ben inferiori, 23.1), il Benfica sembra trasformarsi nettamente nelle competizioni europee.
Possesso palla e tiri in porta, il dato
Certo, il livello fra Primeira Liga e Champions è quasi imparagonabile eppure i portoghesi subiscono un crollo nei loro migliori punti di forza come il possesso palla (da 560 passaggi a partita a 441), i tiri verso la porta avversaria (da 19 a match a 12.8), i gol subiti (che da 7 diventano, in 5 partite, 8) o l’attacco degli ultimi 30 metri (dal 32% della azioni totali al 24). Un “crollo” anche prevedibile ma che ha portato il club a doversi giocare, in un gruppo equilibrato ma non impossibile, la qualificazione nell’ultimo match casalingo contro il difficile ostacolo rappresentato dal Napoli di Sarri.
Calciatori da tenere d’occhio: Mitroglu e Pizzi su tutti
Per pericolosità generale dei propri interpreti il Benfica non sembra essere secondo a nessuno, non tanto per la qualità di questi giovani ragazzi peraltro ancora incostanti ma, per il fatto che, se in partita, questi giocatori ti possono mettere seriamente in difficoltà. Luisao, Pizzi e Mitroglu, forse più di altri, sono quelli da tenere sotto stretta sorveglianza.
La colonna centrale della squadra, infatti, è quella che per carisma, qualità e chilometraggio sui campi da calcio, potrà provocare più problemi con l’esperienza di Luisao (nel club dal 2003), la classe del numero 21 Pizzi e la forza del bomber greco ex Fulham Mitroglu (6 reti fra campionato e Champions).