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Napoli d’Europa, gioco e cooperativa del gol esaltano ma quei cali di tensione…

È un Napoli che piace e diverte, quello europeo. Una prestazione che offre nuove sicurezze, ma anche spunti di riflessione per proseguire nella crescita per restare ad alti livelli in Europa.
A cura di Mirko Cafaro
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È un Napoli che piace, diverte ed emoziona quello visto ieri in Champions League. Il 4-2 al Benfica, seconda forza del girone, spalanca la strada degli ottavi (anche in virtù del pari tra Dinamo Kiev e Besiktas) e offre nuove sicurezze alla squadra di Sarri ("Che impatto, bella vittoria ma la Champions è dura", ha detto ieri nel post-partita), ma anche spunti di riflessione per proseguire nel percorso di crescita che deve condurre i partenopei a mantenersi stabilmente a certi livelli. Pure in una notte di gloria, come quella del San Paolo, infatti, non tutto è filato liscio e qualche grattacapo, dopo tanto arrapamento – per dirla con le sue parole -, non sarà mancato al tecnico campano. Proviamo a guardare insieme a cosa ha funzionato e cosa no.

Il rapporto statistico della gara Napoli-Benfica di Champions
Il rapporto statistico della gara Napoli-Benfica di Champions

Gioco, gol e nuovi: 3 cose che hanno funzionato

1. Sistema di gioco e verticalizzazioni. Il vero top player del Napoli indossa la tuta ed è seduto in panchina. Dopo la partenza di Higuain, erano stati in molti a sollevare il dubbio che sarebbe stato difficile per gli azzurri "switchare" rapidamente verso un altro sistema di gioco, meno dipendente da un unico elemento, e invece l'ennesima risposta è arrivata ieri. I partenopei hanno idee chiare e interpretano con precisione spazi e tempi. La palla si muove molto, in continuazione e alla prima occasione utile parte l'imbucata per uno dei quattro esterni, o spesso anche per vie centrali. Solo un caso che i gol siano arrivati quasi tutti da calcio piazzato.

2. Cooperativa del gol. Se un altro bomber da 36 gol in campionato era impossibile da individuare, tanto vale dividere quella quota tra quelli che fino allo scorso anno si sacrificavano per lui. Cinque gol in stagione per Callejon, quattro per Mertens, tre per Hamsik (ieri ha battuto un altro record di gol con la maglia azzurra), uno per Gabbiadini, ai quali si aggiungono i sette di Milik. In tutto 20 in 8 partite, solo dal reparto d'attacco. Pipita chi?

3. Inserimento di Maksimovic, conferma per gli esterni di difesa. L'infortunio di Albiol ha reso necessario l'ingresso a freddo dell'ex torinese, subito mostratosi a suo agio e ben integrato con il compagno di reparto Koulibaly. Una buona prima da titolare per lui che è stato in assoluto il difensore più pagato nella storia del Napoli, etichetta non facile da portare in giro. Quanto a Ghoulam e Hysaj, anche ieri hanno mostrato la loro rilevanza nel sistema di gioco di Sarri. A stupire è soprattutto la capacità di coniugare bene copertura difensiva, partecipazione alla manovra è spinta offensiva. Talvolta risultano più decisivi degli esterni d'attacco.

Lo sviluppo del gioco di Napoli e Benfica a confronto
Lo sviluppo del gioco di Napoli e Benfica a confronto

Cosa non è andato: cali di tensione, stanchezza e infortuni

1. Calo di tensione e disattenzioni. I due gol presi nel finale non hanno rovinato la festa del San Paolo ma devono comunque far riflettere. Il Napoli per stare, e bene, a certi livelli ha bisogno di tenere sempre alta l'asticella dell'attenzione, della concentrazione e non accontentarsi di controllare il match, semplicemente perché addormentare il gioco e fare sterile possesso palla non è nelle sue corde.

2. Jorginho stanco. L'italo-brasiliano ha perso il pallone che ha originato il primo gol portoghese; lungi da noi volergli buttare la croce addosso ma è forse un segnale della necessità di un po' di respiro anche per lui. A differenza dello scorso anno, ora Sarri dispone di alternative all'altezza: Zielinski ha già trovato spazio alternandosi ad Allan e talvolta anche ad Hamsik; Giaccherini, visto ieri, potrebbe presto far riposare Callejon, fin qui sempre presente; l'ultimo a cui dare via libera quindi è Diawara (ci sarebbe anche Rog, ma pare più indietro nell'assimilazione del sistema di Sarri), segnalato ultimamente in crescita.

3. Alert infortuni. Lo stop improvviso di Albiol è l'ultimo di una serie che ha sin qui coinvolto anche Tonelli, Giaccherini e Chiriches. Non ancora un allarme rosso ma una situazione da monitorare con attenzione.

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