Napoli, che succede? La crisi azzurra fotografata dalle statistiche
È un Napoli sbiadito, appannato, spento quello apparso ieri al San Paolo col Besiktas nel durissimo ko interno contro i turchi. Un collettivo allo sbando, disorientato, nettamente in crisi di gioco ed identità, lontano parente da quello ammirato e osannato, per larghi tratti, all'inizio di questa stagione. La crisi però, arriva da lontano con un Napoli non più in grado di vincere dal 28 settembre (4-2 al Benfica) scorso. E non bastano, o almeno non dipendono esclusivamente da questo, le attenuanti degli infortuni a due colonne portanti della squadra come Albiol e Milik, a giustificare il "marcio" all'ombra del Vesuvio.
Preparazione atletica e calciomercato
Gli azzurri di Sarri hanno svolto la consueta preparazione atletica a Dimaro con gli stessi metodi applicati nella passata stagione, ciò che è cambiato invece è stata la gestione partenopea del mercato. Con acquisti ritardati, cessioni last minute e indecisioni su più fronti, il Napoli ha offerto al proprio tecnico calciatori nuovi ma cadenzati male, con Castelvolturno che, in un dato momento, sembrava più un aeroporto che un campo di allenamento. Ragioni per le quali Sarri, con la sua ‘lucida cocciutaggine', ha preferito non schierare, se non costretto dalle circostanze (vedi Maksimovic), i nuovi arrivati.
Sarri e la gestione della rosa, un feeling mai nato
A Sarri quest'anno viene chiesta una conferma in termini di gioco e risultati accompagnata da una maggiore propensione all'utilizzo dell'intera rosa. Al netto dei tantissimi impegni però, il tecnico toscano sta rispondendo con la solita formazione utilizzata (5 volte su 11 appuntamenti) che, alla lunga, sta garantendo prevedibilità e grande spossatezza. Su una rosa di 30 calciatori (andati a referto fra convocazioni e presenze) il tecnico ne ha utilizzati solo 21.
Con una media di impiego di 70.7 minuti a partita per i titolari ed i restanti 19.3 appannaggio delle “riserve”. I nuovi acquisti poi, costati, secondo bilancio azzurro 78.5 milioni di euro, giacciono in panchina con un utilizzo davvero irrisorio. Maksimovic, Tonelli, Zielinski, Rog, Diawara, Giaccherini e Milik, infatti, hanno giocato solo 1.406 minuti (con più di un terzo per Milik con 593’) rispetto ai 10.890 dei titolari, un 10% sul totale che rende l’idea dell’allergia o della desuetudine di Sarri ad affidarsi al salvifico turnover.
Media chilometri percorsi
Un’altra componente fondamentale del gioco azzurro è di sicuro il dinamismo in campo, i partenopei con il loro stile di gioco, infatti, hanno bisogno di pressare alto e correre molto nel corso della varie partite. Questa caratteristica, peraltro sempre presente nel gioco di Sarri già lo scorso anno, si sta verificando anche in questa stagione (in A il Napoli è secondo, dietro al Chievo, per media Km percorsi 108.036) ma, con una conseguenza differente.
Le fatiche della Champions
Se l’Europa League nel 2015/16 rappresentava la vetrina per i calciatori meno utilizzati, facendo tirare il fiato ai soliti undici, quest’anno la Champions sottrae energie vitali ai titolarissimi con la conseguenza di una differente lucidità nell’impostazione di gioco. Una difficoltà che, non si evince molto dai dati (il Napoli è ancora una delle squadre con maggior possesso palla in Italia col 57%) ma che emerge prepotentemente nelle ultime scialbe prestazioni. Insomma, oltre a tentare di risolvere la difficile situazione attuale con un possibile cambio di modulo, Sarri deve convincersi ad utilizzare gli interpreti a propria disposizione.