Napoli, Benitez: “Nel calcio la differenza la fanno i soldi”
Chiusura di 2014 da incorniciare per Rafa Benitez. Dopo la Coppa Italia, il tecnico del Napoli ha conquistato anche la Supercoppa battendo in finale ai calci di rigore la Juventus. Un risultato prestigioso che potrebbe rappresentare un'iniezione di fiducia per la formazione partenopea che spera di regalarsi un 2015 di soddisfazioni e successi. Nel frattempo l'allenatore ai microfoni di "So foot" ha fatto il punto sul momento del calcio e in particolare di quello italiano evidenziando l'importanza di un budget notevole per una società: "L’unica statistica che fa la differenza nel calcio è il denaro. Più soldi hai più tu hai giocatori forti. Un giocatore è forte quando coniuga parametri alti di velocità e intensità. È questa combinazione che consente ad alcuni giocatori di decidere le partite e far vincere la propria squadra. Giocatori così sono pochi e quindi costano. Tutti vogliono vincere lo scudetto, ma in Italia se vinci una serie di partite sei il favorito, non appena commetti un passo falso ti eliminano dalla corsa al titolo. Se miglioriamo la fase difensiva e manteniamo la nostra capacità di fare goal, ne guadagneremo in equilibrio. È l’equilibrio che ti fa vincere titoli".
La parola d'ordine di Benitez è equilibrio
Benitez con l'ultimo successo si è confermato un tecnico da "gara secca". Il lavoro del tecnico però da sempre è impostato all'equilibrio tra i reparti: "In partite a eliminazione diretta c’è molta tensione e dunque i calciatori sono concentrati e motivati. È in questi momenti che i giocatori chiedono consigli e quindi è in queste occasioni che io posso fare la differenza. La ricetta per vincere un campionato, invece, è la regolarità ma dipende anche dalla rosa che hai a disposizione. E dalle motivazioni: il talento fa la differenza ma la motivazione fa il lavoro. Lo stile Benitez è equilibrio. Non mi accontento di segnare un gol in più dell’avversario così come non sono contento se ci difendiamo bene e segniamo sulla nostra unica azione dell’incontro. Quel che mi interessa è il gioco. Bisogna essere capaci di fare pressing, di contrattaccare e di avere il possesso palla. Sento spesso dire che le mie squadre hanno una vocazione difensiva. Non è vero, sono equilibrate, è diverso".
Il Napoli del passato e quello del futuro
Il tecnico ha accettato la sfida di allenare il Napoli per portare il club nell'Olimpo del calcio italiano e internazionale, da tutti i punti di vista con la testa proiettata al futuro: "Sono qui affinché renda la vita difficile e si faccia rispettare dai club più forti d’Italia e noi stiamo sulla strada per raggiungere quest’obiettivo. Abbiamo cambiato il metodo di lavoro del Napoli: fisicamente, tatticamente, tecnicamente. Siamo riusciti a rendere i calciatori meno tesi, meno nervosi, in modo da metterli in grado di offrire il meglio di loro stessi. La squadra ha un profilo più internazionale, i giocatori sono più giovani e il loro valore di mercato è ben più alto rispetto a quando siamo arrivati. Abbiamo modificato anche le infrastrutture della società: gli uffici, le palestre, le sale riunioni, da pranzo, del riposo dove ora ci sono Playstation e televisione. Stiamo allestendo un’area specifica per l’allenamento dei portieri. Il giorno in cui andrò via da Napoli sarò soddisfatto di lasciare al mio successore un centro sportivo migliore rispetto a quello che ho trovato al mio arrivo. Maradona è andato via da più di vent‘anni eppure è ovunque nella città e nella testa dei tifosi. A Napoli trasmettono la passione per Maradona di padre in figlio. Ne sono fieri e hanno ragione di esserlo. È giusto avere bei ricordi ma bisogna anche pensare al futuro. Oggi i beniamini dei giovani devono essere Higuain, Hamsik, Inler o Insigne perché sono loro che rappresentano il presente e il futuro del club".