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Napoli, Ancelotti ha fatto peggio di Ancelotti: i numeri della crisi in una infografica

Ecco i numeri della crisi del Napoli che, pur replicando un simile approccio agli spazi e quasi con le stesse cifre statistiche messe insieme nell’avvio della scorsa stagione in fase di possesso, non riesce a trovare la porta (con 5 reti in meno all’attivo) e il risultato. I limiti però, emergono in fase difensiva con quasi tutti i riferimenti che ci raccontano del crollo dell’attenzione collettiva in fase di non possesso.
A cura di Salvatore Parente
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Da Ancelotti ad Ancelotti passando per un valzer di etichette: nuovo monarca dopo il passato col comandante Sarri, top manager, speranza azzurra e poi aziendalista, bollito, superato. Per un’avventura partita sotto i migliori auspici ma che, 15 mesi dopo, appare ad un punto di non ritorno. Motivazionale, ambientale e tecnico. Con i numeri – al solito freddi – impietosi da questo punto di vista. La crisi c’è ed è importante e Ancelotti rischia di veder andare in frantumi il suo progetto tecnico.

 

I numeri della classifica, e del mercato: rosa migliore, risultati peggiori

Un anno dopo, e dunque dopo un’intera stagione trascorsa a mettere sotto esame i calciatori futuribili e potenzialmente in grado di restare nell’orbita Napoli, l’attuale situazione campana è ai limiti della praticabilità. La transizione, targata 2018/19, doveva condurre ad una svolta differente supportata poi da un discreto mercato, dagli specifici arrivi richiesti dall’attuale tecnico (come Manolas, Elmas o Lozano) e da proclami in sede di ritiro vista scudetto. Con queste premesse, poi,  confortate dalla crescita generale degli uomini chiave della squadra e da un conseguente aumento del valore di mercato stesso della rosa passata dai 520 ai 653 milioni di euro attuali. Insomma, un bel passo in avanti. Eppure, i numeri dell’avvio di campionato, ci raccontano un’altra storia. Una storia distante anche dal rendimento europeo di Champions che, ad oggi, nonostante il pari casalingo col Lipsia, resta un’isola felice. Peggior partenza degli ultimi anni, nove punti in meno rispetto allo stesso periodo della scorsa annata, meno 0.7 in termini di media punti, da 2.3 per partita a 1.6, cinque reti all’attivo in meno (21 a 26) e 2 gol subiti in più: 15 a 13. Con Manolas, sia pure a mezzo servizio, e la conferma di Koulibaly. Vittima, di un inspiegabile crollo nel rendimento.

Il gioco azzurro in fase di possesso: non cambia l’occupazione degli spazi ma il gol non arriva

Ciò che appare chiaro analizzando i numeri raccolti, è che il Napoli non sembra aver risolto i suoi problemi offensivi. I ragazzi di Ancelotti, difatti, continuano a creare tanto senza trovare la rete. E quindi, sciupando troppo sotto porta. Una tendenza già vista nel corso della scorsa esperienza azzurra e che si ripete, puntuale, pure in questo avvio di annata. Tanto che le cifre numeriche ci parlano di un incremento di tiri tentati, 19.3 conclusioni a 18.6, cross, 22 a 21, e dribbling riusciti, 9.1 a 8.8, con gli avanti partenopei che però non sfondando. O, almeno, lo fanno con minore frequenza. Le cifre però, provano a spiegarci la cosa. Oltre alla malasorte che continua a bersagliare il Napoli con 9 legni già colpiti o agli episodi aribtrali, c’è dell’altro. C’è una manovra identica per occupazione degli spazi, si attacca l’avversario come lo scorso anno, col 31% di presenza nel terzo offensivo, ci si sposta un po’ più a destra in fase attiva, 38% rispetto al 32 del 2018/19, e si sciorina un calcio meno veloce, agile, stretto. La precisione dei passaggi, dell’86.5%, è pressoché la stessa della scorsa edizione del Napoli, 87.3, ma gli assist per partita e lo stesso numero di passaggi per match sono diminuiti passando da 1.9 a 1.5 e da 605 a 551. Insomma, si gioca più in verticale, con meno ricami ma si costringe spesso, senza costruire le premesse per il vantaggio, l’attaccante a fare la differenza in maniera individuale contro la retroguardia avversaria. Tanto che i gol da azione manovrata sono 14 a fronte dei 24 dello stesso periodo del 2018.

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I limiti della difesa: più gol subiti e meno intensità

Si difende in undici e, al di là delle tante prestazioni incolore dei titolarissimi o dei molteplici infortuni che hanno falcidiato il pacchetto arretrato azzurro, ci sono diversi aspetti da migliorare. Uno su tutti, l’intensità in fase passiva. Non a caso i due gol subiti in più sono figli anche dei maggiori tiri concessi, 13.3 a 11.4, di un filtro meno efficace, con 0.6 passaggi respinti in meno, con 0.3 contrasti prodotti in meno e quasi 4 spazzate in meno nella cornice della propria area di rigore. E così, ci sono più tiri respinti, 3.3 a 2.8, meno fuorigioco prodotti, 2.1 per match, più falli commessi, 12.1 a 10.8 e, anche per via dei recuperi in extremis, 0.5 cartellini gialli in più rispetto al 2018.

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