Napoli, quali sono le 5 mosse per dare scacco al Benfica
“Pensando al pareggio possiamo rovinarci la gara, e se oltre a questo ci faremo trascinare anche dall'ansia di conoscere il risultato dell'altra gara sarà impossibile per noi giocare un match vero. No, non siamo abituati a gestire il pareggio”. Al Da Luz, dove il Benfica ha vinto quattro volte su cinque in campionato, Sarri sa che potrebbe trovarsi a giocare una partita su un piano tattico diverso da quello abituale. Ma senza snaturare lo spirito e la natura della squadra. Dove si potrà decidere il match che vale un grosso pezzo di stagione?
Gabbiadini o Mertens, incognita Insigne
Sarri deve ripartire da quel che ha permesso il 3-0 all'Inter, fragilità dei nerazzurri a parte. Ovvero da un tridente offensivo che, grazie alla miglior partita di Gabbiadini, ha dimostrato un'alchimia che si era vista solo a Udine con Mertens “falso nove”. Il belga tendeva a svanire contro difese compatte mentre Gabbiadini, che pure aveva fallito tutte le occasioni avute a disposizione nel post-Milik, ha giocato da punta di manovra completa. I suoi tagli fuori per le sponde hanno spinto fuori posizione Miranda e Ranocchia e creato gli spazi per gli inserimenti da dietro di Zielinski e Hamsik.
Sarri tiene aperte tutte le strade. Il Benfica deve giocare una partita aggressiva, c'è da aspettarsi una difesa alta e una circolazione di palla che viaggia molto per le corsie esterne. Non è nemmeno del tutto da escludere che, per contrastare questa tendenza, Mertens possa giocare da ala sinistra per Insigne, magari con il compito di rimanere più largo, un po' come naturalmente fa Callejon a destra, e ridurre i tagli verso il centro. “Gabbiadini o Mertens? Ancora non lo so: vediamo come stanno tutti e due e poi deciderò” ha detto. “Mi serve un giocatore che possa cambiare l’inerzia della gara dalla panchina”.
Il controllo del centrocampo
"Sappiamo che è una finale e dobbiamo dare il massimo: non veniamo qui per difenderci ma per fare il nostro calcio, come all'andata ed in tutte le partite" ha detto Hamsik. Nel 4-2 del San Paolo, per tutto il primo tempo il Napoli ha fatto la differenza fra le linee di centrocampo e difesa (che pure ha retto per quasi un tempo). Decisivi i duelli individuali con Andre Almeida nella zona di Hamsik e Allan controllato dall'elemento chiave della mediana delle aquile, Fejsa, il quarto giocatore più impiegato finora da Rui Vitoria. È al serbo, peraltro naufragato nel secondo tempo all'andata, che il tecnico si affida per mantenere le distanze fra i reparti e portare il primo raddoppio quando si aprono possibilità di verticalizzazione nei corridoi interni per gli avversari.
E' lui il primo motore del gioco, 67.3 passaggi di media. Secondo solo a Pizzi (70.3), che gioca da mezzala e aiuta l'uscita del pallone mantenendosi piuttosto largo in avvio dell'azione. Nel suo 4-4-2 canonico in campionato, leggermente modificato in Champions, Vitoria sta trovando un interprete perfetto del suo calcio in Horta. Arrivato come un classico numero 10, si sta evolvendo in un centrocampista a tutto campo, che porta palla a testa alta e copre “box-to-box” nonostante una struttura fisica piuttosto mingherlina. Proprio le caratteristiche dei lusitani dovrebbero spingere il Napoli a insistere su quel che gli riesce meglio: abbandonare la circolazione a basso ritmo e azionare presto le incursioni di Hamsik e Zielinski, apparsi più liberi di preoccuparsi della fase offensiva con le spalle coperte da un mediano energico e dinamico come Diawara e non da un regista basso più tradizionale come Jorginho.
La fase difensiva
Diawara potrebbe diventare l'uomo chiave della partita, da piazzare in marcatura su Pizzi, capocannoniere di squadra in campionato e principale creatore di occasioni delle Aquile (3 assist, 3.5 passaggi chiave e 2.9 tiri a partita in campionato). Per gli azzurri sarà centrale la compattezza nella gestione della fase difensiva, anche per arginare gli interscambi con l'argentino Salvio, principale assistman di Champions del Benfica e autore del gol del 2-4 all'andata proprio con uno dei suoi tipici movimenti a tagliare il campo.
Il peso della finalizzazione. E' diviso fra i due bomber principi di squadra in Champions, Pizzi e Gonçalo Guedes che sta facendo intravedere un gran potenziale, e Mitroglou, ancora a secco però in Europa nonostante i 2.3 tiri a partita. Riferimenti offensivi che beneficiano dell'appoggio di Cervi, mezzala che ha creato 12 occasioni con un gol all'attivo in campionato, sempre pronto a salire e appoggiare il gioco a sinistra e a portare il pressing alto.
il controllo delle fasce
Con Rui Vitoria, infatti, il Benfica insiste molto sulla gestione del possesso palla (60% di media, il secondo più alto della Liga NOS dietro lo Sporting dell'ex tecnico delle Aquile Jorge Jesus). Il controllo avviene per vie orizzontali, per quasi la metà del tempo (45%) circola nella zona di centrocampo, per poi lavorare sull'ampiezza. Determinante, con un centrocampo senza ali vere, l'appoggio a tutto campo dei due terzini Semedo e Grimaldo, 3 gol e 4 assist in due in stagione. La rapidità è il valore aggiunto di Semedo sul quale secondo O Jogo ci sarebbe l'interesse di Mourinho.
Ancor più completo Grimaldo, prodotto della Masia, la cantera del Barcellona, che difende con attenzione, si sovrappone con buona continuità e ottima gamba, e diventa un jolly sui calci piazzati: vedere per credere la spettacolare rete su punizione contro la Feirense. Nel complesso, però, le Aquile tendono ad avanzare prevalentemente dalla fascia destra, in cui si sviluppano il 41% delle azioni d'attacco e da cui arrivano il 18% delle conclusioni: Ghoulam è avvisato.
La fase offensiva
Da tutto questo è facile ipotizzare che il Napoli si troverà a dover aspettare un po' di più, che potrebbe dover giocare più un match di contenimento e verticalizzazioni immediate, con meno occasioni di dettare i tempi del gioco. Ma le formule, le geometrie di costruzione dell'azione offensiva di Sarri si vanno a intagliare perfettamente nei punti deboli del Benfica. Coinvolgere il più possibile Diawara e soprattutto Hamsik, non a caso il secondo giocatore che tocca più palloni di media in campionato fra gli azzurri (75.7, dietro Jorginho), facilita il controllo degli ormai noti semi-spazi, dei corridoi interni.
E qui, si è visto anche all'andata, il Benfica può soffrire. Ovvero, quando gli avversari saltano la prima linea di pressing (Pizzi e Salvio più Horta in seconda battuta a supporto), vista la posizione piuttosto alta dei terzini per coprire le corsie in fase di possesso. In assenza di un effettivo centromediano, poi, i portoghesi si possono trovare piuttosto esposti fra le linee a un ribaltamento veloce del gioco.
Non solo. Con Vitoria, in fase di copertura di frequente le Aquile tendono spesso a occupare con elevata densità la zona del pallone con un'ampiezza però relativamente stretta. E una squadra che, come il Napoli, riesca a cambiare gioco in velocità con uno o due tocchi può trovare corridoi scoperti da sfruttare. A patto, naturalmente, di non farsi schiacciare. Sarà questa la vera sfida del Napoli. Gli ottavi di finale di Champions, e un tesoretto non da poco, passano da qui.