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Nainggolan sul Coronavirus: “Ci alleneremo anche per chi non può smettere di lavorare”

Radja Nainggolan, centrocampista del Cagliari, ha voluto sottolineare l’impegno morale dei calciatori nei confronti di chi deve affrontare l’emergenza legata al Coronavirus senza possibilità di fermarsi: “Giusto continuare ad allenarsi anche per chi in questo momento non può smettere di lavorare”.
A cura di Redazione Sport
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E' un momento complicato per l'Italia, alle prese con l'emergenza sanitaria relativa al Coronavirus. E' un momento delicato, di riflesso, anche per il calcio italiano, che continua ad andare avanti tra porte chiuse, provvedimenti restrittivi e polemiche su quale direzione prendere nei prossimi giorni. Una situazione che stanno subendo in qualche modo anche i calciatori, apparsi piuttosto disorientati in occasione delle partite di oggi nel rispettare le drastiche misure di sicurezza dettate dalle istituzioni mantenendo, allo stesso tempo, un comportamento naturale in campo.

Radja Nainggolan non è sceso in campo nella giornata di oggi (perché il suo Cagliari aveva già giocato settimana scorsa, perdendo 4-3 contro la Roma al termine di un incontro rocambolesco) e forse anche per questo motivo ha avuto modo di produrre una riflessione – pubblicata in una storia su Instagram -, dopo quanto visto e ascoltato nelle ultime ore.

Ci sono tante persone che pur in un momento di emergenza come questo non possono comunque smettere di lavorare, dovranno andare avanti.p.. E' anche per loro, per la nostra gente che domani riprenderemo gli allenamenti per preparare le prossime partite.

I calciatori stanno facendo sentire la propria voce attraverso l'Assocalciatori, che si è apertamente schierata a favore di una sospensione del campionato nelle ultime ore. Dopo le voci di sciopero, rientrate in seguito alla diffusione di una circolare interna, Nainggolan ha voluto spiegare il punto di vista di un calciatore, rispettoso delle difficoltà che tante persone stanno affrontando in questo momento, in particolare nelle regioni più interessate dal Coronavirus. Non tutti si possono fermare e, nel rispetto delle misure di sicurezza stabilite dal governo, è anche corretto sia così. Per tutti, anche per i calciatori.

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