Mourinho: “Chi mi vuole fischiare, faccia pure. Non mi gioco nulla”
Il rumore dei nemici che tramano all'orizzonte gli fa un baffo. Dei fischi e delle contestazione gliene importa anche meno. Lui, lo Special One, l'uomo che non deve chiedere mai, può anche permettersi il lusso (e la faccia tosta) per affrontare a petto in fuori la folla del Bernabeu. Anche adesso che le "merengues" sono lontani dal primo posto, appannaggio del "solito" Barcellona, e il gioco fa storcere il naso. E allora José affronta la delusione del popolo "blanco" alla sua maniera e dice: "Chi mi vuole fischiare, faccia pure. Io non mi gioco nulla".
Alla prova derby. Il Real ospita l'Atletico Madrid, con i "colchoneros" favoriti. Lo dicono le cifre: sono secondi a 3 punti dalla vetta, mentre i "cugini" sono terzi con un distacco di 11 punti dai blaugrana. "Mi applaudono, mi fischiano… è il calcio – aggiunge Mourinho -. Ho tanta esperienza, sono nel calcio da molti anni. Una partita non può turbarmi, spero solo che la gente sostenga la squadra". Poi azzarda anche una battuta e risponde così a chi gli ricorda che è in corsa per il riconoscimento con Guardiola, ex allenatore del Barcellona, e Del Bosque, ct della Spagna campione del mondo e d'Europa: "Guardiola è in vacanza e ha tanto tempo per pensarci. Anche Del Bosque ha la possibilità di farlo. Io, invece, non posso concentrarmi sul Pallone d'Oro…". Il derby con l'Atletico, per chi ha vissuto le stracittadine di Londra e Milano, non è nulla di speciale. "E' una partita come le altre, magari con un po' più di pepe". E se arrivasse una sconfitta? "Non mi gioco niente, poi chiunque può fare le considerazioni che ritiene opportune. Se si vince, bene. Se si perde, male. Ma visto che si gioca ogni 3 giorni, non ci sarà molto tempo per gioire o per essere tristi".
Stoccata agli arbitri. Nel mirino dello Speciale One c'è la classe arbitrale. "Nella gara con il Betis, una squadra ha giocato bene e due sono andate male. Domani vorrei che due andassero bene e una male", dice auspicando il flop dell'Atletico. "I conti si fanno alla fine, ma non bisogna essere professori di matematica per capire che 8 punti sono una cosa e 14 sono un'altra. Giocheremo sempre per vincere: in ogni partita e in ogni competizione".